INTRODUZIONE
Dopo il NO ufficiale della candidatura di Roma per le olimpiadi del 2024 si è creato un dibattito tra due schieramenti trasversali e contrapposti. Da una parte si hanno coloro che ritengono le olimpiadi uno spreco di denaro senza alcun riscontro positivo, dall’altra gli ottimisti per natura che ritengono l’organizzazione dei giochi una grande occasione per rilanciare le sorti di una città in difficoltà come la nostra capitale. Non esiste una verità assoluta: l’obiettivo dell’articolo è quello di presentare i numeri fondamentali delle precedenti edizioni e non solo, dando così uno strumento per avere un’idea completa della situazione attuale.
DEBITO DI ROMA
Per dare una prospettiva più chiara presentiamo i dati riguardanti il debito di Roma subito dopo le “Olimpiadi di Roma 60”. Qui il debito di Roma per la prima volta spiccò il volo, arrivando alla cifra di 400 miliardi di lire. Infatti il sindaco del tempo, Glauco Della Porta, dichiarò che era «Necessaria la comprensione dello Stato e mezzi di finanza straordinaria». Un caso emblematico delle olimpiadi del ’60 fu la costruzione della via Olimpica: il costo della strada ammontò a 4 miliardi e 156 milioni di lire – per la modica cifra di 520 milioni a km. Nel 1970 il debito della Capitale, in mano al sindaco Clelio Darida, appartenente al partito della Democrazia Cristiana, arrivò a contare 1200 miliardi a due anni dal suo insediamento. Nel 1976 Darida diede addio al posto di sindaco lasciando sulle spalle dei contribuenti un debito cittadino che ammontava a 2600 miliardi. Dal 1976 fino al 1985 la gestione di Roma passò in mano al Partito Comunista che portò il debito capitolino sopra i 5000 miliardi. Le varie gestioni che seguirono fecero lievitare il debito romano fino a 9000 miliardi. Con l’arrivo di Francesco Rutelli e il cambio in euro il debito si attestò a ben 5.93 miliardi di euro. Nel 2001 si affaccia sulla scena politica romana come sindaco Walter Veltroni. Con lui il debito arrivò a contare 6.95 miliardi di euro. Nel 2008 avviene l’ insediamento di Gianni Alemanno. Con lui il debito nel 2010 toccò quota 10 miliardi e 65 milioni. Ad oggi la mostruosa cifra alla quale ammonta il debito della Capitale è di ben 13.6 miliardi di euro.
Detto cio, andiamo ad analizzare precedenti storici delle olimpiadi, in modo da avere un quadro più ampio del tutto.
L’ASSEGNAZIONE
L’incarico dell’assegnazione dei giochi olimpici ai Paesi spetta al CIO (Comitato Olimpico Internazionale) in condizione di monopolio. Questa situazione crea uno svantaggio per i candidati, che per vedersi assegnate le olimpiadi mettono in moto un meccanismo di rilancio che fa lievitare i costi. I candidati infatti aumentano la posta per incrementare la possibilità di essere scelti, senza garanzie che il rapporto costi-beneficio resti positivo.
CARATTERISTICHE GENERALI
A causa della difficoltà di valutazione degli aspetti positivi che una città può effettivamente ricevere dall’organizzazione dei giochi, ci affidiamo soltanto a dei numeri oggettivi, iniziando a citare delle cifre pubblicate da Bale e Madeson nel saggio “Going for the Gold – the Economics of the Olympics”: il costo per un’olimpiade “chiavi in mano” mediamente è di 12 miliardi, dei quali il 40% investiti in impianti sportivi; i ricavi si aggirano intorno ai 4 miliardi, derivanti per il 50% dalla vendita dei diritti TV, il 25% dalla vendita dei biglietti e la restante fetta dai ricavi da sponsor.
CASI POSITIVI
Nel caso dei ricavi vanno poi valutati altri aspetti: la città di Barcellona, ad esempio, ha avuto una grande spinta nel turismo riscontrata in seguito all’organizzazione dei giochi del 1992, che si sono rivelati un successo anche grazie alla chiusura del bilancio in attivo di 3 milioni. Il caso più eclatante di successo dei giochi olimpici è quello di Los Angeles 1984: in questa occasione infatti i giochi sono stati organizzati senza un dollaro speso dal pubblico, i costi sono stati ridotti al massimo e la gestione da parte di Peter Ueberroth, nominato General manager dell’organizzazione, è stata da tutti classificata come un capolavoro. L’organizzazione ha portato ricavi pari a 215 milioni di dollari (devoluti poi in beneficienza) con guadagni derivanti in gran parte da uno storico accordo con il network televisivo ABC, ma anche da contratti con sponsor e ricavi per il costo dei biglietti.
CASI NEGATIVI
Non è oro però tutto ciò che luccica. Dopo aver portato esempi di gestione positiva e organizzazione vantaggiosa per la città, esponiamo i numeri di due olimpiadi che hanno riportato cifre altamente negative per la città organizzatrice. I due casi presi in considerazione sono Pechino 2008 e Londra 2012. L’organizzazione delle olimpiadi di Pechino ha riportato cifre spropositate dal punto di vista dei costi, non corrisposte dai ricavi che si assestano secondo gli esperti intorno ai 9 miliardi. Le spese per l’organizzazione hanno infatti sforato il muro dei 36 miliardi, di cui 12 in impianti sportivi (4 miliardi solo per la cerimonia di apertura), 15 in trasporti, 4 e 5 miliardi rispettivamente per protezione ambientale e infrastrutture tecnologiche. Numeri inferiori ma non di certo positivi anche per la City: l’organizzazione dei giochi nel 2012 ha infatti riportato costi pari a 11 miliardi (rispetto ai 2.4 preventivati nelle stime), di cui il 70% per la bonifica di terreni e corsi d’acqua nell’area di East London; i costi per la mobilità si sono assestati intorno ai 6 miliardi, mentre i ricavi secondo economisti ed analisti sono stati pari a 5 miliardi, numeri completamente diversi rispetto al bilancio positivo riportato da Cameron che parla di un rientro di 12 miliardi.
ROMA 2024
Le stime presentate dal Coni e dal Comitato organizzatore per le olimpiadi di Roma 2024 parlano di crescita del Pil regionale dello 0.4% annuo. E’ molto importante però segnalare il fatto che la crescita del Pil sarà collegata ad un aumento del debito pubblico se l’evento non riuscirà a rientrare nei costi. Le olimpiadi andranno a creare 177.000 posti di lavoro, dei quali 48.000 direttamente collegati ai lavori preparatori dell’evento. Ovviamente questi posti di lavoro sarebbero solamente collegati all’evento, quindi contratti a tempo determinato fino al 2024. I costi ammonterebbero a 5.3 miliardi con un ritorno d’investimento di 3.9 dovuto all’incasso di biglietti, sponsor, ecc. Il documento ufficiale spiega come il 70% degli impianti sportivi per i Giochi sia già disponibile e che il piano si concentra su strutture temporanee che verranno costruite all’interno o nei pressi dei complessi già esistenti. Un dato finale molto importante è che i costi per le olimpiadi, nella storia, durante l’organizzazione hanno avuto un aumento medio della spesa sul budget iniziale del 257%. Questo porterebbe le spese, se seguissero questa proiezione, a raggiungere un costo di più di 17 miliardi.