La trasformazione delle aziende passa anche per il rinnovamento di uffici e sedi: la corsa all’open space da parte delle big companies è innegabile ed evidente a tutti. Fatto coincidere con il segreto del successo per alcuni giganti della tecnologia, quali Google (che di recente ha rinnovato la sede centrale a Mountain View) e Facebook (con il suo Menlo Park), l’open space rappresenta da un lato il simbolo dell’innovazione a più alto valore e dall’altro una scelta puramente economica a cui le aziende difficilmente nei prossimi decenni rinunceranno.
Tuttavia, non tutto ciò che luccica sembrerebbe essere oro: diverse e dure sono infatti le critiche giunte a questo modello applicato al facility management. La celebre rivista Harvard Business Review, tramite uno studio condotto sui dipendenti di un centinaio di aziende, ha evidenziato come gli open space, inizialmente ideati con lo scopo di incentivare la comunicazione diretta e dunque la produttività dei dipendenti, in realtà abbiano portato i collaboratori ad operare in modo esattamente opposto: le conversazioni calano del 73% a beneficio della messaggistica istantanea e anche della vecchia e cara e-mail (+67%).
Inoltre, come riportato nell’infografica che segue (Fonte: insidemarketing.it), secondo i dipendenti:
- Lavorare privatamente rappresenta ancora oggi un parametro fondamentale per il proprio lavoro;
- La produttività viene garantita lavorando in autonomia anziché in un ambiente open space;
- L’open space rappresenta spesso quasi un limite anziché un’opportunità;
- Risultano un problema i colleghi che parlano troppo e, per di più, molto spesso della propria vita privata.
Ma non solo: Rachel Morrison, specializzata in Psicologia Sociale ad Auckland, afferma come il disporre i dipendenti l’uno accanto all’altro o semplicemente di fronte non incoraggi la collaborazione, ma anzi provochi in loro un aumento della distrazione, oltre che un netto calo della fiducia. Dopo aver studiato un campione di circa 1000 dipendenti australiani, la ricercatrice ha affermato che «gli impiegati hanno la tendenza ad essere più irritati, sospettosi. Manca la privacy, mentre i dipendenti hanno bisogno dei loro momenti di raccoglimento ed ispirazione, ed essere inondati da sguardi e stimoli esterni contribuisce ancora maggiormente alla loro distrazione».
Altre problematiche
Infine, dure critiche hanno toccato tematiche molto delicate quali la salute ed in alcuni casi anche il sessismo. Sempre secondo lo studio della Harvard Business Review, negli open space sembrerebbero essere del 66% in più i congedi per malattia rispetto ai classici uffici. In altri casi, invece, dipendenti di sesso femminile hanno dichiarato in maniera convinta la consapevolezza di essere iper-osservate e di sentirsi sotto costante valutazione del loro aspetto fisico da parte dei colleghi di sesso maschile.
Com’è possibile dunque che questo modello non sia, alla luce di tali critiche, messo quasi minimamente in discussione? Del resto, secondo la Facility Management Association, nel 2010 ben il 68% delle persone nel mondo lavorava in un ambiente senza muri e senza divisori. Mettendo da parte la retorica, le ragioni potrebbero essere in primis di natura economica: la realizzazione di un open space costa alle aziende molto meno rispetto ai classici uffici di rappresentanza. Addirittura negli USA il governo, a partire in particolare dal 2012, ha ridotto gli spazi minimi da assegnare per legge ad ogni dipendente inizialmente da 20 mq a 17, per poi scendere ulteriormente a 10 mq nel 2017.
Sopravvivere agli open space
Come sopravvivere allora in un ambiente di lavoro open space? Alcuni consigli provenienti da psicologi ed esperti del settore sono i seguenti:
- Isolarsi ascoltando con le cuffie la musica (alcuni consigliano il genere classico). Talvolta viene proposto addirittura come rimedio l’uso dei tappi per le orecchie (al lettore il giudizio in merito);
- Prenotare una sala per ritagliarsi spazio e privacy. Trovare e riservarsi una piccola “oasi felice” potrebbe migliorare notevolmente la propria produttività oltre che il proprio benessere sul posto di lavoro;
- Sfruttare il lavoro da remoto, laddove possibile (smart working, sia nei posti di co-working che nella propria casa);
- Fare più pause durante la giornata lavorativa: 5 minuti ogni 30 di lavoro senza sosta o interruzioni sembrerebbe essere il mix ottimale secondo gli esperti. L’importante è non invertire le due tempistiche!
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