Il risparmio gestito
Si parla di risparmio gestito per fare riferimento alle attività di gestione e produzione di enormi portafogli, o fondi di investimento. Questo lavoro gestionale necessita l’utilizzo di differenti tipologie di strumenti finanziari. Questi, a seconda di quali siano utilizzati, definiscono la categoria al quale il fondo appartiene:
- Bilanciati: componente azionaria ridotta, equipartizione della ricchezza sugli altri assets.
- Azionari: almeno il 70% della ricchezza è investita in azioni.
- Obbligazionari: la ricchezza è investita prevalentemente nel comparto obbligazionario sia governativo che corporate.
- Flessibili: non presentano alcun vincolo in merito alle quote da investire in ciascun strumento.
Le molteplici caratteristiche e strutture del risparmio gestito permettono all’investitore di operare su una gamma molto maggiore di settori. L’ingegneria finanziaria negli ultimi anni ha registrato uno sviluppo notevole, assicurando un’elevata diversificazione e copertura degli stessi fondi rendendoli sempre più appetibili agli occhi degli investitori.
Attiva vs Passiva
I fondi possono essere suddivisi ulteriormente in due differenti classi a seconda dell’approccio utilizzato:
- Passivi: combinazione di strumenti finanziari ai fini di replicare fedelmente indici già esistenti sul mercato.
Performance e rischio sono contenuti così come i costi di gestione.
- Attivi: strutturati e caratterizzati da una specifica strategia d’investimento da parte del gestore. Rischio e performance talvolta notevoli. I costi di gestione sono superiori rispetto a quelli di una gestione passiva.
Performance dichiarata vs performance realizzata
A fronte di un’attenta selezione del fondo che si sposa meglio con le esigenze dell’investitore, si procede alla sottoscrizione e all’allocazione del capitale. Per questioni di carattere normativo, concernenti la trasparenze, il gestore è chiamato ad inviare con una certa periodicità un documento contenente il rendiconto della performance realizzata dal fondo e di quella realizzata dal benchmark di riferimento. È auspicabile che, nella performance, il fondo superi il benchmark di riferimento. In questo contesto, l’investitore è in grado di comprendere con facilità se rispetto al benchmark dichiarato il gestore ha sovraperformato o sottoperformato. Nell’ipotesi che il fondo abbia battuto il benchmark di riferimento, performando, ad esempio, 3,5% contro 2,5%, l’investitore ha realizzato effettivamente 3,5%? La risposta alla domanda sta nella logica di calcolo della performance del fondo, essa è ipotizzata come time weighted rate of return (TWRR), si immagina dunque che non sia stato modificato il capitale allocato con apporti o prelievi.
Spesso l’investitore tende a modificare la quota allocata di solito ritirando somme di capitale in momenti di recessione o investendo ulteriormente in momenti di uptrend, la modifica delle quote incide in modo quasi sempre significativo sulla performance finale. La logica di calcolo della performance al netto dei flussi prodotti dell’investitore viene chiamata money weighted rate of return (MWRR). Il rendimento dichiarato e realizzato coincidono solo in assenza di decisioni relative al capitale allocato da parte dell’investitore. Nella maggior parte dei casi, si tende a ridurre la quota allocata nel fondo, prelevando capitale, e si realizza meno di quanto si avrebbe potuto. Non è dunque strano trovarsi in situazioni in cui, pur avendo il fondo realizzato una performance superiore al benchmark, l’investitore realizza un rendimento inferiore a quello dello stesso benchmark.