Per il solo fatto di possedere due cromosomi X, le donne, oltre a soffrire del gap stipendiale, per molti prodotti pagano prezzi più alti: rasoi, biciclette, assorbenti, deodoranti, scarpe e molto altro. Benvenuti nel magico mondo della cosiddetta “pink tax”, una tassa esistente, ma ben occultata.
Stesso rasoio, prezzo diverso: la pink tax
Basta posizionare un prodotto sul target femminile per renderlo più costoso. Prendiamo un rasoio monouso: stessa funzionalità, stesso numero di lame, stesso design, stesso brand, stessa distribuzione e stessa qualità. Ma il modello rosa, con un packaging che lascia intendere sia rivolto ad un pubblico femminile, costa di più. La differenza è sotto gli occhi di tutti. L’allora ministro per le pari opportunità francese Pascale Boistard fu la prima a smascherare il paradosso, facendo notare come una confezione di rasoi Monoprix da 5 pezzi, destinato alle donne, costasse 1,80€, mentre una confezione da 10 pezzi per uomini appena 1,72€. L’unica differenza è, appunto, il colore: blu per gli uomini, rosa per le donne. La differenza emerge chiaramente da uno studio condotto nel 2015 nella città di New York da Anna Bessendorf e Shira Gans, le quali analizzarono un’ampia gamma di prodotti per tutte le fasce di età. Dallo studio (disponibile qui) emerge una differenza netta tra i prodotti maschili e femminili. Ma la differenza, dal 2015 ad oggi, si è nettamente assottigliata. Molti dei prodotti citati dallo studio (scooter per bambini, jeans Levi’s, pannoloni per adulti) non presentano più differenze di prezzo. Ma per altri non solo permangono, ma sono addirittura aumentate. Basta cercare su Amazon per rendersi conto che i rasoi Shick per uomo con 5 lame hanno un prezzo unitario di 7,37€, contro gli 8,75€ degli stessi identici rasoi per donna. Le stime previste dallo studio del 2015, dunque, vanno riviste al ribasso alla luce degli ultimi cambiamenti; ma il fenomeno esiste e, ad un’attenta indagine, se ne svelano numerose manifestazioni.
Tampon tax, la specialità nostrana
Nel nostro Paese gli assorbenti, indispensabili per ogni donna, sono considerati un bene di lusso, e per questo tassati con IVA al 22%. Per intenderci, i rasoi da uomo citati poc’anzi sono tassati al 4%. Dunque un rasoio è un bene di prima necessità, un assorbente è un bene di lusso. Andiamo più a fondo: l’esigenza che si soddisfa comprando un assorbente è considerata alla stregua del bisogno che si soddisfa comprando un tablet o una tappeto persiano. Un vero e proprio lusso. Per rendere l’idea, in Canada e in Irlanda l’IVA sugli assorbenti è azzerata. Regno Unito, Francia e Paesi bassi prevedono un’aliquota del 5%. E in Italia? La proposta di Pippo Civati, nel 2016, è stata seguita da una serie di tweet demenziali che ironizzavano la proposta sulla cosiddetta “tampon tax”. In Italia la questione è diventata una barzelletta, non diversamente da quello che sarebbe successo sollevando l’argomento in una classe di terza media.
Le donne nel mondo del lavoro
In ogni caso, la situazione, secondo quanto emerge dallo studio precedentemente citato e dagli ultimi dati del world economic forum, sta cambiando. Grazie alla legge Golfo-Mosca del 2011, che impone una rappresentanza bilanciata di ambo i generi nei CdA delle società quotate, la differenza pare essersi assottigliata. Ma se guardiamo ai ruoli apicali, la situazione pare essere immutata.
Il reddito medio delle donne rimane fermo intorno al 57% dell’equivalente maschile, mentre la partecipazione femminile al mercato del lavoro si attesta al 74%, se paragonato al livello degli uomini. Se guardiamo ai dati assoluti, la situazione appare critica. Solo il 48,9% delle donne italiane è occupato, relegando l’Italia al penultimo posto in Europa, meglio della sola Grecia. Questo è certamente uno dei fattori frenanti della nostra economia, e senza dubbio l’effetto spillover dovuto ad un eventuale aumento dell’occupazione femminile avrebbe ripercussioni positive sull’intero tessuto economico.
Fonti: Sole 24 Ore (Alley Oop), La Stampa, Repubblica, http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2018/data-explorer/?doing_wp_cron=1548341037.6713960170745849609375#economy=ITA per le differenze stipendiali, The Local, Amazon e Levi’s (sito ufficiale) per i confronti di prezzo L’ultima Ribattuta per la copertina.