Giorno dopo giorno, sempre più rifiuti e materiali di plastica vengono gettati nel mare e negli oceani, finendo poi per distruggere la flora e la fauna marina. Il fragile equilibrio della vita marina animale e vegetale è scosso dalla concentrazione sempre più elevata di plastiche di ogni tipo e la catena alimentare sta subendo danni forse irreparabili.
Dal 1950 al 2015, la produzione di resine e fibre plastiche è aumentata di circa due milioni di tonnellate e solo il 20% della plastica prodotta è stata riciclata o bruciata, mentre il restante 80% si è accumulato sulla terra e negli oceani. Questi prodotti, all’apparenza innocui, sono tra le principali cause di morte per soffocamento di animali sia marini che di terra, mettendo così a rischio 115 specie marine, tra cui le tartarughe, le quali ingeriscono buste di plastica credendole meduse e finendo per soffocare.
Ormai è difficile pensare ad una quotidianità priva di prodotti in plastica, ma sembra si sia trovata una parziale soluzione per evitare che altri animali continuino a soffrire. Giorno dopo giorno, infatti, sempre più immondizia viene pescata dal mare grazie ad un gruppo di persone che hanno deciso di arruolarsi come volontari, e contribuire così a risolvere uno dei problemi più ingestibili del nostro tempo.
La società che ha dato il via alla cosiddetta “pesca della plastica” prende il nome di 4Ocean. Essa è stata fondata nel 2016 da due giovani americani che, durante un viaggio in Indonesia, notarono che i pescatori tiravano dalle loro reti più plastica che pesce, uno scenario drammatico che però ha dato vita ad una brillante soluzione: sette giorni su sette, le barche della 4Ocean si muovono lungo la costa alla ricerca di rifiuti da raccogliere e da trasformare in braccialetti completamente ecologici, la cui vendita serve per sostenere i costi economici della società. Ogni braccialetto venduto, infatti, equivale al finanziamento per la raccolta di mezzo chilo di rifiuti.
La mission di 4Ocean
In questo modo la 4Ocean si sta rendendo nota in tutto il mondo per la sua missione blu, ispirando sempre più turisti e volontari ad unirsi alle loro spedizioni. La società può dirsi pienamente soddisfatta poiché, a due anni dalla fondazione, grazie alla sua campagna contro la plastica ha liberato l’oceano di circa 3 mila chili di immondizia, con il contributo dei finanziamenti derivati dalla vendita dei braccialetti e tramite il coinvolgimento di molti volontari. Secondo i fondatori, «Se più persone fossero coinvolte in progetti simili, la salute della nostra vita marina e oceanica migliorerebbe drasticamente».
La 4Ocean ha intenzione di trasformarsi in un movimento globale per la pulizia dei mari, ispirando milioni di persone a fare lo stesso e a prendere coscienza di ciò che sta accadendo intorno a noi. La società ha deciso di fare del profitto la sua seconda priorità e di affiancarsi ad organizzazioni e progetti come Greenpeace e The Ocean Cleanup, con lo scopo ultimo di rimediare agli errori commessi in passato nei confronti del mare e di garantire, alle generazioni future, un pianeta vivibile.
L’impresa risulta dunque perfettamente in linea con il concetto di Corporate Social Responsibility, cioè quel contratto sociale che un’impresa stipula con l’ambiente esterno affinché non si limiti solo a vendere beni, ma porti un miglioramento della qualità della vita delle persone e, in questo caso, anche un miglioramento della vita marina. Ma il compito di ripulire il mondo dalla plastica non deve essere esclusivamente delle imprese, bensì anche di tutti i cittadini, i quali dovrebbero sentirsi moralmente obbligati a contribuire attraverso, per esempio, l’applicazione dei principi delle “Quattro R”: Ridurre, Riusare, Riciclare e Recuperare. Il mondo cambia grazie all’esempio e al contributo di tutti”.