Il territorio ghiacciato noto come Polo Nord è composto dal Mar Glaciale Artico e dalla parte di terra che lo circonda, detta Artide. L’Artide è composta dall’estremo nord di Asia, Europa ed America e non è, a differenza dell’Antartide, un continente. Quest’area è inclusa in alcuni dei più potenti paesi del Mondo (Russia, Canada e Stati Uniti con l’Alaska) e dall’isola più vasta del pianeta, la Groenlandia, sotto il governo danese.
Il Polo Nord è oggetto di pretese da parte di diversi Stati, soprattutto per ottenere quelle che vengono definite Zone Economiche Esclusive, ovvero porzioni di mare proprie di un paese ma che non fanno parte delle sue acque territoriali. Il riscaldamento globale sta rendendo la regione sempre più appetibile per gli Stati limitrofi. Lo scioglimento dei ghiacci, infatti, significa più mare e quindi più aree sfruttabili. Nel Polo Nord, secondo alcune stime (fonte: ISPI), sono presenti il 40% delle riserve petrolifere globali ed il 30% dei giacimenti minerali (uranio, oro, zinco, rubini, diamanti).
Il ruolo di Mosca
Il Presidente russo Vladimir Putin ha fatto dell’Artico un caposaldo della politica commerciale ed estera del suo paese. Lo scioglimento dei ghiacci ha fatto emergere quasi 300 mila km quadrati di isole. Per mezzo di esse Mosca rivendica il diritto su più di un milione di km quadrati di fondale. La Russia tutela i propri interessi nella regione anche mostrando la sua forza militare. Nell’Artide sono presenti migliaia di bombe atomiche, centinaia di navi militari e decine di sommergibili nucleari.
Molti economisti sono d’accordo nel sostenere che il riscaldamento globale porterà ad una progressiva diminuzione del PIL mondiale. Tuttavia, secondo uno studio di Burke, Hsiang e Miguel dal titolo Global Non-linear Effect of Temperature on Economic Production, la Russia sarebbe uno dei pochi paesi a trarre vantaggio dai cambiamenti climatici.
La Russia è anche il paese che sta sviluppando per primo una rompighiaccio a propulsione nucleare. Secondo le previsioni nel 2022 dovrebbe essere ultimato il primo esemplare funzionante. Il Presidente russo ha dichiarato che entro il 2035, Mosca ne avrà 9 modelli.
Gli Stati Uniti
Gli Stati Uniti si affacciarono sull’Artico quando acquistarono l’Alaska dallo Zar Alessandro II nel 1867. L’affare comportò l’espansione territoriale americana, l’allontanamento della presenza russa dal Nord America e, quindi, l’incremento della sfera d’influenza di Washington nell’area. Nel 1946 il presidente Truman tentò la fortuna offrendo 100 milioni di dollari per l’acquisto della Groenlandia, offerta rifiutata dalla Danimarca.
Nell’agosto 2019 il Presidente Donald Trump ha ripetuto il tentativo di Truman di acquistare la Groenlandia. La Danimarca, tramite il Primo Ministro Mette Frederiksen, ha risposto di non prendere neanche in considerazione l’idea di accettare.
La volontà di Trump di ottenere la Groelandia non stupisce. Russia e Cina, infatti, stanno già tracciando nuove rotte commerciali, investendo in infrastrutture e rompighiaccio, mentre gli Stati Uniti sono ancora indietro. Washington a fine 2019 ancora utilizza l’Artico quasi solo per basi militari e di intelligence.
La strategia di Pechino
Gli Stati limitrofi al Polo Nord non sono gli unici ad essere interessati ad ottenere il controllo dell’area. Di recente, infatti, anche Pechino ha fatto il suo ingresso in Groelandia. I cinesi, tramite la Shenghe Resources Holding, nel dicembre 2016, sono entrati nella compagine azionaria della Greenland Minerals and Energy, società mineraria australiana operante in Groenlandia, acquisendone il 12.5% delle quote (fonte Shenghe Resources). Inoltre Pechino ha aperto un ufficio di rappresentanza nell’isola e, già nel 2013, ha ottenuto una poltrona da Paese osservatore nel Consiglio Artico.
La Cina vede l’Artico come parte integrante del progetto noto come Nuova Via della Seta. Passando per il Mar Glaciale Artico infatti, la Cina potrebbe accorciare di anche 2/3 il tragitto di diverse rotte commerciali che oggi passano per il Canale di Suez.
L’approccio italiano
L’Italia è riuscita ad essere ammessa al tavolo del Consiglio Artico come Paese osservatore nel 2013. Questo è stato possibile <<grazie a un dossier presentato nel 2011 dall’allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha fatto valere la consuetudine polare del nostro paese, con esploratori, scienziati e un’industria petrolifera d’avanguardia>> (Fonte: ISPI).
È interesse dell’Italia, paese in cui l’export pesa molto sull’economia, investire in una rotta alternativa a quella del Canale di Suez, martoriata da conflitti e crisi politiche. La protezione degli interessi italiani nella regione è garantita dalla presenza dell’Eni e da scienziati ed ingegneri inseriti in contesti di ricerca accademica. Fra questi c’è il centro Amundsen-Nobile Climate Change Tower, finanziato tra gli altri dal CNR.