Quadriga CX era considerata fra le maggiori realtà del settore criptovalute in Canada. La società dichiarò bancarotta ad aprile 2019, a seguito della morte del CEO, Gerald Cotten, a dicembre dell’anno precedente. Cotten, infatti, risultò essere l’unico a conoscere le password per accedere al conto dove erano conservate le criptovalute gestite da Quadriga CX. I capitali, quindi, divennero irraggiungibili e l’azienda fu costretta a dichiarare fallimento, non avendo modo di risarcire i clienti. La vicenda era curiosa e sembrava frutto di una sprovvedutezza quasi ridicola ma, in realtà, il CEO seguiva una precisa strategia al fine di appropriarsi del denaro controllato dalla società.
I crimini di Cotten
Gerald Cotten sfruttava i vuoti legali e l’anonimato permesso dalla tecnologia blockchain per aggirare i controlli. I dati mostrati ai clienti riguardo i loro capitali erano falsi. Il CEO di Quadriga CX faceva in modo di essere l’unico ad avere accesso diretto alle criptovalute proprio al fine di poter agire indisturbato, all’insaputa anche dei suoi dipendenti, secondo le autorità canadesi. Cotten, quindi, spendeva il denaro investito in criptovalute dai suoi clienti per spese personali e, in misura minore, per investimenti ad alto rischio.
La truffa
Secondo gli investigatori della Ontario Securities Commission il meccanismo messo in piedi da Cotten rappresenta un classico schema Ponzi, parlando di una <<truffa vecchio stile con tecnologie moderne>>. Le dinamiche di Quadriga CX erano basate su una tipica struttura piramidale. I clienti investivano un capitale, che secondo i dati forniti dalla società aumentava o diminuiva in base al valore delle diverse criptovalute. In realtà, invece, i soldi erano in costante diminuzione, in quanto il CEO della società attingeva con regolarità dai conti, senza farlo risultare nei documenti. Chi chiedeva di ritirare il proprio denaro veniva soddisfatto grazie ai fondi immessi dai nuovi clienti. Questo sistema, infatti, funziona solo finché si mantiene l’equilibrio fra nuovi clienti, che portano altri soldi, e clienti che vogliono uscire, che devono essere pagati.
Lo schema piramidale (Schema Ponzi)
In uno schema piramidale, come nel caso di Quadriga CX, i soldi vengono affidati da un gruppo nelle mani di una o più persone. I primi che hanno investito dovranno essere convinti di star ottenendo dei buoni guadagni, in modo da favorire con il passaparola l’ingresso di nuovi partecipanti. I soldi, in realtà, vengono in buona parte intascati dagli artefici della truffa, che li hanno in gestione. Il capitale di ogni investitore diminuisce sempre, mentre è convinto sia in crescita. Se qualcuno vuole incassare, viene pagato tramite il denaro degli altri partecipanti, che devono essere in costante aumento. Quando la situazione diventa insostenibile i truffatori cercano di far perdere le proprie tracce, sparendo con i soldi.
Si chiama schema piramidale in quanto la base, la maggior parte degli investitori coinvolti, perde tutto il denaro mentre il vertice prende la maggior parte da tutti. Ci sono poi gli intermedi, di solito inconsapevoli, che hanno ottenuto un guadagno incassando in tempo. Anche in questo caso il plusvalore dell’investimento è di fatto composto dai capitali sottratti alla base tramite la truffa.
Il risarcimento ai clienti di Quadriga CX
Dopo che Quadriga CX ha dichiarato bancarotta, le proprietà della società sono state affidate alla società Ernst & Young. Secondo la Ontario Securities Commission, l’azienda di Cotten gestiva circa 200 milioni di dollari in criptovalute e le richieste di risarcimento degli ex clienti dell’exchange ammontano a circa 171 milioni di dollari. Le cifre sono state calcolate in base al valore che avevano quando Quadriga CX è fallita, ad aprile 2019, le criptovalute possedute da ogni utente. Ernst & Young, tuttavia, vendendo tutte le proprietà disponibili dell’exchange e dello stesso Cotten è riuscita a raccogliere solo 29,8 milioni di dollari e non sembra esserci alcun modo per accedere ai soldi rimasti bloccati sul conto Crypto Capital dell’ex CEO.