La manovra varata dalla BCE nel marzo del 2015, nota come Quantitative Easing (QE) (clicca qui per approfondire sul QE), si sta avvicinando alla sua fine. Già dal mese di ottobre sono stati dimezzati a 15 miliardi di euro gli acquisti della Banca Centrale che termineranno del tutto nel mese di dicembre. Pertanto è in corso il dibattito riguardo le modalità con cui la BCE intende porre fine a tale manovra.
Cos’è il Quantitative Easing
Per capire gli scenari futuri riguardo le cosiette “exit-strategies” è necessario richiamare il concetto del Quantitative Easing. Quest’ultimo è uno strumento finanziario non convenzionale che si è affiancato alla politica ordinaria. Di solito la Banca Centrale raggiunge un livello di inflazione target del 2% manipolando i tassi di interesse. Il più delle volte si tratta di tassi interbancari a brevissimo termine, con una maturity che va dall’overnight ad una settimana. Il tasso di interesse principale per queste operazioni è l’EONIA. A marzo del 2015, però, i tassi di interesse toccavano lo 0% e la BCE, che non può stabilire tassi di interesse negativi, era impossibilitata ad utilizzare la politica moneteria convenzionale.
Attraverso il Quantitative Easing la BCE si impegnava ad acquistare bond e altri strumenti finanziari sul mercato secondario, per soddisfare i requisiti d’indipendenza. In questo modo, attraverso la domanda di titoli, il prezzo di questi sale. Un aumento del prezzo provoca una diminuzione dello yield to maturity, quindi, dei tassi di interesse. Una diminuzione dei tassi provoca un aumento dei prestiti con effetti positivi sull’economia reale. La differenza principale con la politica convenzionale riguarda le maturity. Mentre di solito le maturity sono di brevissimo termine, la politica non convenzionale utilizza tassi di medio-lungo termine.
Applicazioni del QE
Il Quantitative Easing riesce a stimolare l’economia reale attraverso diversi canali. Uno dei principali è il cosidetto “Portfolio Rebalancing”. La BCE, comprando titoli da altre imprese fornisce loro liquidità, poichè però asset e liquidità non sono perfetti sostituti, le imprese tenderanno a riinvestire questi soldi in nuovi asset, aumentandone il prezzo e stimolando l’economia.
Limiti del QE
Una chiave del successo del QE è legata all’efficienza del sistema bancario del paese in cui si applica. Siccome le banche sono le principali detentrici di bond, acquistati tramite il Quantitative Easing, la loro stabilità è un punto critico nel successo della manovra. Le banche in situazioni finanziarie critiche utilizzeranno i proventi del Quantitative Easing per aggiustare ed irrobustire i rispettivi bilanci. In questo caso la manovra non risulterebbe efficace in termini di benefici sull’economia reale.
Exit Strategy
Oggi la BCE si trova a dover fronteggiare una nuova sfida. Negli anni precedenti ha investito nel Quantitative Easing e, dunque, immesso nel proprio stato patrimoniale diversi bond e asset che devono essere ri-immessi sul mercato. Con il termine “Exit Strategy” si intende il meccanismo di uscita dalla manovra e del conseguente riinnalzamento dei tassi di interesse. Ciò che si innesca è dunque il “ciclo” opposto. La banca centrale vende titoli, il prezzo di questi ultimi scende provocando un aumento dei tassi. Alzare i tassi permette alla BCE di riportare l’economia in una situaione di equilibrio, nonchè riutilizzare la politica monetaria convenzionale in caso di altri shock negativi.
Definire una strategia di uscita ottimale è tutt’altro che semplice. Se da un lato vendere tutto insieme è rischioso, aspettare troppo potrebbe non giovare all’economia e, inoltre, non ci sarebbero strumenti per contrastare eventuali shock negativi. Un altro rischio è legato alle bolle finanziarie che possono presentarsi in questo frangente, l’aumento del prezzo di alcuni asset acquistati col QE potrebbe portare ad una loro sopravalutazione e quindi ad un possibile “bubble burst”.
Secondo quanto emerso dall’ultima riunione, la BCE mira a chiudere l’acquisto di titoli dicembre. Dopo, fino all’estate 2019, sarà messa in atto una politica attendista, tenendo fermi i tassi di interesse. In questo modo si guadagna tempo per studiare le reazioni dei mercati ed intanto inizia a ritirare il valore nominale di quei bond detenuti in portafoglio che giungono a scadenza. La BCE tuttavia rimmarrà attiva, reinvestendo le somme ottenute finchè sarà ritenuto opportuno, in modo da rispettare determinati livelli di liquidità e di accomodamento monetario.