La questione meridionale consiste nel problema del sottosviluppo del sud-Italia rispetto al resto del Paese. Il PIL pro capite nel Mezzogiorno è di circa 19 mila euro, poco più della metà di quello del nord, di 35,5 mila euro, e del centro, di 31,6 mila euro (dati ISTAT 2018). Oltre che per quanto riguarda la produzione economica, il sud si mostra poco attrezzato anche in termini di servizi pubblici. Tuttavia, il divario del Mezzogiorno con il resto della Penisola iniziò proprio con l’unità nazionale. Dopo il 1861, per alcuni decenni, il neonato Regno d’Italia, prima Regno di Sardegna, trattò il sud in tutto e per tutto come un territorio conquistato. Gli interessi e lo sviluppo del meridione furono del tutto subordinati a quelli del nord.
L’Italia del 1861
Nel 1861 il sud ed il nord Italia non avevano grosse differenze in termini di ricchezza e sviluppo. Il meridione, addirittura, aveva un primo apparato industriale più avanzato di quello del nord, soprattutto nel settore siderurgico. Le Reali ferriere ed Officine di Mongiana in Calabria, ad esempio, erano uno degli impianti per la lavorazione dell’acciaio più grandi ed avanzati d’Europa.
La fine dell’800
Alla fine dell’800 l’Italia iniziò una rivoluzione industriale, che però interessò solo il nord. A pesare ci fu soprattutto il fatto che il governo favorì gli imprenditori settentrionali, talvolta finendo per ostacolare le realtà meridionali più competitive. Nell’anno dell’unità nella Penisola erano già comparsi i primi impianti.
Alla fine dell’800 il nord visse il processo d’industrializzazione che interessò quasi tutta l’Europa del tempo, mentre il sud andava sempre peggio. La scarsa presenza dello Stato e la crescente miseria fecero fiorire la delinquenza. Le mafie, in principio, nacquero proprio per compensare la quasi totale assenza delle istituzioni in alcuni territori. In questo periodo si creò un divario che il meridione non è mai riuscito a recuperare.
Il sud in Italia
Il divario economico fra nord e sud, nella storia d’Italia, è stato sempre o costante o crescente. L’unica eccezione è stato il periodo successivo alla II guerra mondiale, fino a fine anni ’60, quando il gap ha vissuto una lunga, anche se contenuta, fase discendente.