Raymond Dalio nasce a New York nel 1949, da padre musicista Jazz e madre casalinga.
Si avvicina al mondo della finanza già da giovanissimo, a 12 anni acquista azioni della Northeast Airlines per 300 dollari, triplicando il proprio investimento in seguito alla fusione della stessa con la Delta Airlines. Si laurea in Finanza presso la Long Island University ed in seguito riceve un MBA presso la Harvard Business School.
Dopo gli studi, lavorerà presso la New York Stock Exchange cominciando ad investire in commodities, riuscendo a divenire successivamente direttore del reparto commodities presso la Dominick & Dominick LLC. Nel 1974 si sposterà presso la Shearson Hayden Stone in qualità di trader di futures e broker. Proprio lì fonda la Bridgewater Associates (1975), che riuscirà a raggiungere, nel 2012, un primato che ancora detiene, ovvero quello di essere il più grande fondo d’investimento del mondo.
La Bridgewater Associates
Nel 1981, Dalio decide di spostare il fondo ad 80 km da New York. La nuova sede è immersa nella natura, in uno stile quasi eremitico ma che si unisce perfettamente con la particolare cultura aziendale della Bridgewater.
Scorcio della Bridgewater Associates
Iniziata come società di consulenza finanziaria, diverrà un fondo d’investimento a tutti gli effetti solo nel 1996. La Bridgewater non ha un organo direttivo unico, come voluto da mr. Dalio, con l’obbiettivo di ridurre la capacità decisionale del singolo, tanto che nel consiglio di amministrazione non vi è un CEO unico, ma molteplici co-CEO. Vi è, inoltre, l’obbligo di una totale trasparenza in tutte le operazioni svolte all’interno dell’azienda. Nel 2005, con il vertiginoso aumento dei dipendenti, si decide di redigere un piccolo manuale da distribuire a tutti, chiamato “Principles”. Esso è diviso in alcune parti dedicate al self-help, al management aziendale ed ai meccanismi della teoria darwiniana applicata al business. Ciò gli è valso il titolo di “Fondo d’investimento più strano d’America”.
La Bridgewater offre servizi molto diversificati, da fondi pensione fino ad aiuti per governi stranieri e banche centrali. La società lavora sulla base di uno stile “macro” d’investimenti, basato su fattori come l’inflazione, il PIL, i tassi di cambio delle valute ed i trend dell’economia odierna.
L’azienda divide i propri investimenti in due macro-gruppi, Beta ed Alpha. A Beta appartengono tutti quegli investimenti che generano ritorni passivi a rischio di mercato. Ad Alpha invece tutti quelli più rischiosi, con potenziali di profitto maggiori, questi vengono gestiti attivamente. Dalio decise di attuare tale metodologia solo nel 1990, da quel momento essa fu applicata da moltissimi gestori di fondi ed è ancora apprezzata da tutta la comunità finanziaria.
La compagnia crebbe da 100 dipendenti, nel 2003, a più di 1200, nel 2011, famosa soprattutto la correlazione con le università della Ivy League. La Bridgewater assume a cadenza annuale molti analisti e dipendenti direttamente da queste Università. Vi è un bus aziendale che da Manhattan, trasporta i lavoratori direttamente nei propri uffici. Secondo un articolo di Bloomberg, però, più di un quarto di tutti i nuovi dipendenti lascia il posto prima di aver compiuto il secondo anno in azienda. Coloro che rimangono ricevono un buono stipendio oltre alla possibilità di creare dei legami importanti, la Bridgewater, secondo Ray Dalio, deve essere una “seconda famiglia”.
Curiosità:
– Convinto sostenitore della meditazione trascendetale, Ray Dalio, ne fa largo uso insieme ai propri dipendenti.
– Dopo essere riuscito a prevedere la crisi del 2008, Dalio decise di scrivere un lavoro denominato “How the Economic Machine Works”, accompagnato da un video di 30 minuti, facilmente reperibile su YouTube. In esso spiega i meccanismi intrinsechi all’economia e come questi lo abbiano aiutato a prevedere la seconda maggiore crisi di sempre. Il video è stato tradotto in molteplici lingue, fra cui l’italiano.
– Nell’aprile del 2011, si unisce alla “the Giving Pledge” un’associazione creata da Bill Gates e Warren Buffett, al fine di spingere i miliardari del mondo a destinare il proprio patrimonio in beneficenza. Al 2017 l’associazione ha raccolto più di 365 miliardi di dollari.