Negli ultimi mesi del 2019 alcuni hedge fund hanno avuto problemi di liquidità e si sono visti costretti a sospendere il rimborso dei capitali. Queste criticità, in aggiunta alla performance media registrata dai fondi sempre nel 2019, hanno portato molti osservatori a concludere che la “belle époque” degli hedge fund, caratterizzata da rendimenti alle stelle, fosse ormai al tramonto. I loro gestori, mitizzati per anni, sono tornati ad essere visti come pecore – citando Gordon Gekko – incapaci di sopravvivere e battere il mercato.
Tuttavia esistono alcune eccezioni a questo trend negativo. Tra queste non si può non citare Renaissance Technologies, il famoso hedge fund che fin dagli anni ’80 ha registrato performance da record. Renaissance è considerato da molti «la più grande macchina da soldi nella storia della finanza», dal momento che il suo fondo principale, Medallion, dalla nascita ha guadagnato in media il 40% l’anno, già al netto delle spese: si tratta di un rendimento incredibile anche per un hedge fund. Per fare un confronto basti pensare che, nello stesso periodo, l’indice Standard & Poor 500 (S&P500) ha guadagnato il 10% e la holding Berkshire Hathaway di Warren Buffett solamente il 16%.
James Simons e la fondazione di Renaissance
Sorge spontaneo chiedersi cosa differenzia questo fondo da tutti gli altri e cosa lo rende così performante. La risposta è che il successo di questo fondo si deve essenzialmente alla mente brillante del suo fondatore, James Simons, un matematico di fama mondiale.
Simons mostrò fin da giovane doti eccezionali, laureandosi a soli vent’anni al MIT in Matematica e Letteratura e conseguendo nel 1962 un Dottorato di ricerca a Berkeley. Ancor prima di terminare il dottorato fu nominato professore di Matematica all’Università di Lancaster e diventò uno dei principali crittografi e codificatori presso l’Istituto di Analisi della Difesa, dove lavorò tra il 1964 e il 1968, quando si dimise per contrasti e opinioni divergenti sulla Guerra del Vietnam.
Per questo motivo tornò nel mondo accademico, venendo nominato, a soli trent’anni, preside del Dipartimento di Matematica alla Stony Brook University. A testimonianza delle sue capacità, nel 1976 vinse il Premio Oswald Veblen per un lavoro nel campo della geometria che permetteva di dimostrare la validità della congettura di Bernstein fino all’ottava dimensione. Tuttavia nel 1978, nel pieno dell’attività accademica, Simons decise di lasciare il mondo universitario per dedicarsi alla creazione di un fondo di investimento che si basasse essenzialmente sull’utilizzo della matematica finanziaria. Fu così che nel 1982 nacque Renaissance Technologies.
La strategia di Renaissance
Il fondo utilizza il systematic trading (trading sistematico) basandosi su complessi modelli matematici. I modelli utilizzati sono ancora oggi un mistero e sono oggetto di numerose speculazioni. Dalle dichiarazioni di Simons risulta che il fondo si basi su sistemi computerizzati che analizzano tutti i dati che possono essere raccolti, anche di natura non finanziaria, alla ricerca di movimenti non casuali e di possibili schemi.
Per questo motivo, una delle peculiarità del fondo risiede nel fatto che la maggior parte dei dipendenti ha un background non finanziario: infatti, più del 90% dei dipendenti vanta qualifiche scientifiche, avendo PhD in informatica, matematica, fisica, astrofisica e statistica. Il CEO, Peter Brown, è un matematico con un PhD in computer science, come quasi tutte le figure chiave del fondo.
I primi collaboratori di Simons erano degli informatici che stavano lavorando al programma di intelligenza artificiale di IBM e contribuirono allo sviluppo del primo algoritmo di successo. Grazie al machine learning, Renaissance ha elaborato algoritmi capaci di prevedere le variazioni di prezzo e di fare previsioni accurate mediante le serie storiche.
Il successo del fondo dipende anche dal turnover pressoché nullo: grazie ai bonus e agli incentivi elargiti ai dipendenti, pochissimi di loro lasciano il posto di lavoro ed è anche per questo che i segreti del suo algoritmo non sono stati ancora rivelati. Le scarse dichiarazioni degli executive e la sede isolata e altamente protetta da elevati sistemi di sicurezza contribuiscono a loro volta al mantenimento del fortunato segreto, alimentando la leggenda e le speculazioni sul fondo.
Sono in molti, infatti, a credere che il fondo abbia sviluppato un modello con numerose componenti deterministiche, nel quale le componenti stocastiche e aleatorie compaiono solo in via residuale: se fosse vero, questo modello sarebbe la “pietra filosofale” dei fondi speculativi.