Con il termine riciclare si indica il poter riutilizzare un materiale di scarto o di rifiuto, dopo una sua eventuale lavorazione, con il fine di ridurre gli sprechi e l’inquinamento sia ambientale che atmosferico. Sono migliaia i programmi di riciclo che sono stati attivati in tutto il mondo nell’ultimo decennio, avendo come obiettivo non solo il riciclaggio in sé per sé, ma anche la sensibilizzazione della popolazione verso il tema stesso.
Tuttavia, nel 1996, il famoso ambientalista e giornalista americano John Tierney aveva scritto sul New York Times, testata giornalistica per la quale lavorava, un articolo intitolato “Recycling is garbage” (“Il riciclaggio è spazzatura”). Secondo la sua teoria, i programmi di riciclaggio hanno esclusivamente obiettivi di breve termine per un gruppo ristretto della popolazione – politici, persone del mondo delle pubbliche relazioni, organizzazioni ambientali – e sottraggono denaro da attività di pubblica utilità.
A dimostrazione di ciò nel 2002 scoprì che a New York, una delle città pioniere del riciclo, i due programmi di riciclaggio di vetro e plastica stavano perdendo denaro. I vantaggi economici del riciclaggio erano quasi azzerati da un aumento del prezzo dei materiali stessi, rendendo il normale smaltimento dei rifiuti meno oneroso degli altri programmi. Inoltre, la bassa domanda di materiali significava che comunque una gran parte di questi finiva in discarica.
Da allora altre città americane hanno controllato i propri conti e molte di queste hanno momentaneamente sospeso il riciclaggio di alcuni materiali. Ma qual è effettivamente il costo del riciclaggio rispetto allo smaltimento in discarica?
Riciclo o discarica?
Comparando le due metodologie di smaltimento occorre prima di tutto analizzare le modalità con le quali esse avvengono: lo smaltimento in discarica è meno costoso in quanto comporta un minore impiego di persone in termini di lavoro, non dovendo trasportare i diversi materiali in appositi siti – come avviene invece per riciclare i rifiuti – ed anche in termini di energia impiegata, in quanto il trasporto risulta univoco e non diviso per tipo di materiale.
Nel 2002, in un periodo di 18 mesi nei quali è stato sospeso il riciclaggio di alcuni materiali, è stato valutato in 57 milioni di dollari l’ammontare risparmiato in termini di risorse ed energie.
Il costo relativo alla presa in carico dei diversi rifiuti si aggira tra i 20 ed i 70 dollari per tonnellata e dipende dalla lunghezza e dalla difficoltà del trasporto dalle città ai vari siti di lavorazione. I ricavi medi provenienti dai diversi materiali riciclati si aggirano attorno ai 125 $ per tonnellata quando questi sono venduti alle società manifatturiere che ne fanno richiesta (ci deve essere infatti una effettiva richiesta da parte delle aziende). Ecco che il guadagno netto si ha nel caso in cui il costo per il trasporto ed il capitale umano impiegato sia minore rispetto al prezzo di vendita di ciascun materiale.
Come detto in precedenza, risulterebbe necessario tener conto anche dell’energia impiegata nei due diversi processi. È stata creata a tal proposito un’unità di misura che considera sia l’energia risparmiata che gli eventuali posti di lavoro creati dal business del riciclaggio dei materiali: si tratta del Genuine Progress Index (GPI). Questo indice riesce a dare numeri più accurati per quanto riguarda la convenienza tra smaltimento in discarica e riciclaggio per ogni materiale.
L’alluminio è il materiale che offre il massimo risparmio in assoluto, in quanto il riciclaggio richiede il solo 4% dei costi rispetto alla produzione ex-novo dalla bauxite; il polistirene riciclato, dal quale derivano posate e piatti di plastica, contenitori per lo yogurt, lettori CD e molto altro, costa l’88% in meno; il polietilene, dal quale si ottengono le bottiglie di plastica, costa il 76% in meno se deriva da materiale riciclato.
La carta ed il vetro sono materiali che hanno invece un risparmio più basso, del 45% e del 21% rispettivamente. Addirittura in alcune parti del mondo sarebbe ancora conveniente non riciclare il vetro, essendo la sabbia (materiale grezzo da cui proviene) una risorsa non destinata ad esaurimento.