L’italia non è solo il FTSE Mib, composto perlopiù da banche ed ex aziende pubbliche privatizzate. Infatti, c’è un indice che negli ultimi tre anni sta avendo un ottimo andamento, il suo nome è FTSE Star. Ci sono circa 300 aziende quotate nella Borsa italiana S.p.A e quelle più importanti in termini di capitalizzazione, per il momento, si trovano nell’indice principale, il FTSE MIB (acronimo di Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa). Un indice che nasce per essere un mezzo rapido, ma affidabile, che deve fotografare, tramite il monitoraggio solo di poche aziende, l’andamento del mercato.
Nel FTSE MIB sono comprese le 40 società italiane a capitalizzazione più elevata, le dieci aziende con il peso maggiore sono:
ENI 12.68%
ENEL 10.51%
INTESA SANPAOLO 8.86%
LUXOTTICA GROUP 5.76%
ATLANTIA 4.84%
GENERALI 4.82%
SNAM 4.44%
TENARIS 4.02%
UNICREDIT 3.71%
TELECOM ITALIA 2.81%
In questo quadro, la variazione giornaliera di un solo titolo arriva a pesare più di un decimo sull’intero listino e la somma del valore delle prime dieci aziende rappresenta il 62,45% dell’intero indice, lasciando alle altre 30 aziende un peso del restante 27,65%.
Eni, Enel, Telecom: Tre delle dieci aziende a maggiore capitalizzazione sono accomunate da una storia simile, nascono infatti come pubbliche e vengono privatizzate nel tempo. La prima si occupa di produzione e distribuzione di energia e venne privatizzata l’11 luglio 1992 dal Governo Amato, in quella occasione l’Eni fu trasformata in una SPA controllata dal Ministero del Tesoro. L’Enel produce e distribuisce energia elettrica e gas, istituita come ente pubblico a fine 1962, viene trasformata nel 1992 in società per azioni e nel 1999, in seguito alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Italia, viene privatizzata. Infine, il 20 ottobre del 1997, per mano del Governo Prodi, avviene la privatizzazione della società Telecom, che si occupa di comunicazione fissa e mobile. Dalla vendita del 35,26% del capitale si ricavano circa 26.000 miliardi di lire.
Intesa San Paolo, Generali, Unicredit: Altre tre società delle prime dieci del listino, possono essere considerate lontane dalla vera economia italiana, quella costituita da piccole e medie imprese che sono il numero più ampio del nostro paese. La prima e la terza società rappresentano due istituti bancari, mentre la seconda, Generali, è la compagnia di assicurazioni italiana a maggior capitalizzazione.
Dall’analisi di queste sei aziende tra le prime dieci, possiamo individuare subito il problema: è davvero opportuno giudicare l’andamento del mercato italiano soltanto monitorando la variazione giornaliera del FTSE Mib, come fanno le televisioni? La vera economia italiana si muove su altri binari, quelli delle piccole e medie imprese. Come si osserva dai dati, nel nostro paese abbiamo 6 milioni di imprese, di cui il 60% sono individuali ed il 40% società; di queste, il 60% sono società di persone e il restante 40% società di capitali. Il 93,6% sono SRL (Società a Responsabilità Limitata) e solo il restante 6,4% sono vere e proprie SPA (Società Per Azioni). Non tutte le SPA sono però quotate in borsa, sono solo 300 quelle che fanno utilizzo del capitale di rischio.
Da questi numeri emerge a colpo d’occhio quanto sia riduttivo prendere in considerazione solo il FTSE Mib, trascurando la maggior parte delle imprese quotate e non, che muovono realmente l’economia italiana. Nella nuova rubrica di Starting Finance “Rising Stars” andremo a trattare le PMI (Piccole Medie Imprese) emergenti. All’interno del FTSE Star troviamo società come Brembo, Centrale del latte, Amplifon e per ultima Mondadori, delle quali si tende a trascurare l’andamento.
Questa rubrica nasce dall’esigenza di uscire dal mondo ristretto delle “top ten”, alla scoperta di un mercato, quello italiano, ricco di opportunità di investimento.