La seconda guerra mondiale è stata uno dei momenti più drammatici della Storia, non solo in termini di perdite di vite umane ma anche dal punto di vista economico.
Morirono oltre 55 milioni di persone, di cui oltre la metà erano civili. A causa dei bombardamenti intere cittadine europee, russe e giapponesi scomparvero dalla cartina geografica. L’asprezza dello scontro costrinse tutti i paesi che vi presero parte ad utilizzare gran parte del loro apparato produttivo per scopi bellici. Una ricostruzione rapida ed il ritorno alla normalità sembravano nel 1945 impensabili per gli stati più colpiti.
Il nuovo assetto mondiale
Nel febbraio del 1945 si incontrarono a Yalta i tre grandi rappresentanti dei paesi vincitori: Winston Churchill, Franklin Delano Roosvelt e Joseph Stalin. Fu l’occasione per decidere come si sarebbe dovuto suddividere il controllo geopolitico dell’Europa e delle sue aree di influenza. L’equilibrio che venne fuori a seguito della Conferenza di Yalta fu una netta divisione del globo in due grandi fazioni.
Il blocco sovietico
Sotto la guida dell’Unione Sovietica rimase l’Europa dell’Est. L’URSS riuscì anche ad allargare la sua sfera d’influenza in Oriente, ad eccezione che in Giappone, grazie alla collaborazione del regime Comunista Cinese, che veniva instaurato nel 1949.
Il blocco occidentale
In Europa Occidentale Stati Uniti ed Oceania, si assistette gradualmente all’instaurazione di democrazie liberali e sistemi economici capitalistici.
La nascita dell’ONU
Il 24 Ottobre 1945, 51 paesi sia filo-Americani che filo-Russi, diedero vita all’ONU per garantire una pace duratura.
L’Occidente capitalista
Non appena terminata la guerra, i paesi occidentali dovettero impegnarsi a creare in poco tempo un sistema di collaborazione politica ed economica tale da garantire una pace duratura ed una ripresa economica stabile.
Gli accordi di Bretton Woods
A Bretton Woods, nel Luglio del 1944, 44 paesi iniziarono a collaborare per creare un nuovo sistema monetario internazionale. Vennero istituiti il Fondo Monetario Internazionale e la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo (oggi Banca Mondiale). Il nuovo sistema monetario internazionale si fondava su due principi: stabilità dei tassi di cambio e libera convertibilità delle monete.
Nacque un sistema dollaro-centrico. Tutte le valute dei paesi aderenti al sistema monetario di Bretton Woods erano convertibili in dollaro USA, mentre la valuta statunitense era l’unica convertibile in oro. Gli stati occidentali si impegnarono a mantenere un margine di fluttuazione del valore della valuta rispetto al dollaro americano non superiore all’1%.
Nel caso di difficoltà momentanee per adempiere ai pagamenti esteri, i singoli paesi potevano esercitare il diritto di prelievo. Questo consisteva nella possibilità di chiedere un credito automatico all’FMI attraverso un prelievo che dava la possibilità di ottenere le necessarie quantità di valuta estera in cambio della moneta nazionale.
Il Gatt
Nel 1948 venne ratificato il Gatt, l’accordo internazionale firmato da 23 paesi occidentali per la cooperazione in ambito commerciale. Il Gatt assunse una straordinaria importanza nella lotta al protezionismo, che venne interpretato dagli alleati NATO come uno dei principali fattori scatenanti che portarono alla Seconda Guerra Mondiale.
Con la ratifica del Gatt vennero proibite restrizioni quantitative e dazi considerati selettivi. Soprattutto venne promossa la realizzazione di patti commerciali regionali, come quello firmato dai paesi europei nel 1955 che diede vita alla CECA, il primo passo del processo di unificazione europea.
Il Piano Marshall
L’approccio adottato dagli Stati Uniti in politica estera dopo la fine della seconda guerra mondiale fu opposto rispetto a quello utilizzato a seguito della Grande Guerra. L’isolazionismo e l’atteggiamento intransigente e punitivo nei confronti dei paesi sconfitti vennero interpretati come un’errore storico fatale che contribuì ad aumentare le tensioni, portando inevitabilmente al nuovo scontro.
Gli Stati Uniti decisero di contribuire in maniera determinante alla ricostruzione europea attraverso il Piano Marshall, al quale aderirono ben 16 paesi dell’Europa Occidentale. Si trattò di un immenso piano di aiuti che permetteva ai paesi europei di accedere gratis o a prezzi molto bassi a prodotti agricoli ed industriali. Inoltre furono garantite le risorse finanziarie necessarie per la ricostruzione.
L’Est comunista
A seguito degli accordi di Yalta, l’URSS ottenne il controllo su Germania Orientale, Romania, Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia. Tutti questi paesi necessitavano di ricostruire gran parte delle infrastrutture andate distrutte durante la guerra.
Il governo sovietico mise in atto la nazionalizzazione dei sistemi produttivi e la pianificazione centralizzata. Ebbe inizio la collettivizzazione dell’agricoltura e fu implementata una riforma agraria che prevedeva l’abolizione della proprietà terriera.
Il Comecon
Nel 1949 nacque il Comecon, organizzazione che sanciva la collaborazione economica tra l’URSS ed i suoi paesi satelliti. Vennero istituite numerose società miste tra paesi, le cosiddette SovRom, con il fine di generare profitti da utilizzare per la ricostruzione delle città bombardate.
Il patto di Varsavia
Nel 1955 l’URSS e gli altri paesi dell’Europa orientale siglarono il Patto di Varsavia, che sanciva l’alleanza militare, così da formare un blocco di pari peso rispetto a quello della NATO. Sia i trattati militari che quelli economici posero la Russia sovietica in una condizione di assoluto dominio nel blocco orientale. Le SovRom vennero infatti di fatto controllate quasi solo dai russi. Questi riuscirono ad ottenere accordi commerciali che permettevano all’URSS di utilizzare l’Europa Orientale come principale fonte per l’estrazione delle materie prime ed in particolare delle risorse minerarie.
Il decollo dell’economia sovietica
Malgrado numerose difficoltà, il quarto piano quinquennale (1946/50) diede un’enorme slancio all’economia sovietica. Il reddito nazionale e gli investimenti tornarono rapidamente ai livelli pre-guerra.