Sergio Marchionne nasce il 17 giugno 1952 a Chieti. All’età di 13 anni emigra insieme ai suoi genitori a Toronto, in Canada: il padre, appena pensionato con una carriera da Carabiniere alle spalle, decide di trasferirsi lì per aiutare un familiare nell’apertura di una nuova attività commerciale. Ad oggi è dunque possessore della doppia cittadinanza italo-canadese ed è in grado di parlare fluentemente italiano, inglese e francese. È attualmente residente in Svizzera, nel cantone di Zug, dove abitano anche la sua prima moglie Orlandina e i figli Jonathan Tyler e Alessio Giacomo. Nonostante sia una persona estremamente riservata, sembra che dopo il divorzio abbia cominciato una nuova relazione con una dipendente FIAT, Manuela Battezzato.
Sergio Marchionne è sempre stato una persona estremamente curiosa, ed è questa sua qualità che lo porta ad ottenere:
- Una laurea in Filosofia pressò l’Università di Toronto,
- Una laurea in Discipline commerciali, conseguendo un bachelor nell’Università di Windsor,
- Un MBA degree sempre presso la stessa Università,
- E anche una laurea in Legge nella Osgoode Hall Law School of York University nel 1983.
È nel 1983 che comincia a lavorare come accountant e tax specialist nella sede canadese di Deloitte & Touche. Nel periodo 1985-1988 lavora per Lawson in qualità di controller e direttore dello sviluppo aziendale.
La svolta
La vera svolta professionale arriva con l’incarico di amministratore delegato per il Gruppo SGS, con sede a Ginevra. La società è leader mondiale nella certificazione aziendale e nel controllo di movimentazione di merci, conta più di 50 mila dipendenti e presenta una situazione di chiaro dissesto finanziario. È grazie alle sue capacità che, in circa due anni, Marchionne riesce a recuperare una situazione critica e ad attirare l’attenzione di diversi board delle maggiori aziende mondiali.
Così, il 1 giugno 2004 diventa amministratore delegato del gruppo FIAT, a seguito delle dimissioni di Giuseppe Morchio (probabilmente dovute alla sua richiesta della carica di Presidente). In quel periodo la società italiana perdeva circa 2 milioni di euro al giorno e riusciva a sopravvivere solo grazie alla fiducia delle banche e ai loro prestiti.
È ben risaputo che una delle operazioni che più ha segnato il destino del gruppo FIAT è la fusione con Chrysler, avvenuta nel 2014. Anche questa era una società sull’orlo del disastro e, al contrario di General Motors, non avrebbe ricevuto nessun rifinanziamento dal governo statunitense. Tuttavia la fusione ed il piano successivamente messo in atto da Marchionne riuscirono a far ottenere dall’amministrazione Obama un piano di rifinanziamento e a tenere a galla entrambe le società. La FIAT acquisisce prima il 35% del colosso di Detroit, per poi arrivare all’acquisizione totale delle azioni tramite la controllata FIAT North America.
Marchionne, l’uomo
Queste importanti scelte spesso sono state effettuate in totale solitudine. Come lui stesso ha affermato in un’intervista, «Leadership non è anarchia. Chi comanda è solo». Parliamo di un uomo dotato di grande personalità e temperamento, un vero visionario. Forse anche per queste sue caratteristiche non sono stati molti i collaboratori in grado di lavorare con lui a lungo; basti ricordare anche solo le tensioni con Luca Cordero di Montezemolo.
A detta dei suoi collaboratori, il manager italo-canadese è molto diverso dai tradizionali CEO delle grandi aziende: sobrio ed informale, è una persona a cui interessano ben poco le telecamere e decisamente di più il duro lavoro La parola chiave della sua attività manageriale è flessibilità, l’essere in grado di agire e rispondere velocemente al cambiamento e circondarsi solamente di persone dinamiche, che abbiano voglia di assumersi responsabilità rispetto alle sfide di un mercato così competitivo. Preferisce un organigramma manageriale snello, poco stratificato, che gli permetta di entrare nel merito delle singole questioni, anche quelle che sarebbero meno pertinenti a colui che ha il ruolo di direttore generale.
La sua sobrietà è dimostrata ampiamente anche dal classico look che lo contraddistingue, maglione blu scuro e jeans, ordinati in stock e online in modo da tenerne circa trenta paia presso ogni sua dimora.
Nel 2014 prende il posto di Luca Cordero di Montezemolo alla presidenza del Cavallino rosso di Maranello. I problemi principali che si trova ad affrontare sono quelli legati alla Scuderia Ferrari, la quale, secondo le sue parole, soffriva delle scelte fatte dalla precedente amministrazione.
Nel suo patrimonio di circa mezzo miliardo di dollari vi sono 14,6 milioni di shares FIAT, le quali, grazie all’incremento di valore avuto sotto la guida Marchionne, valgono 180 milioni di euro. Tali azioni ad oggi rimangono saldamente nel suo portafoglio, in attesa di vedere quello che succederà al termine del suo incarico, nel 2019. Detiene pacchetti azionari di non poco conto anche in Ferrari, con una valutazione di circa 139 milioni di euro, e in CNH, di circa 108 milioni di euro.
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