In Italia sta diventando sempre più presente nella vita delle persone: parliamo della sharing economy, un fenomeno in forte espansione negli ultimi anni e che sembra destinato a crescere ancora. Che cosa si intende però per “sharing economy”?
Cos’è la sharing economy?
La “sharing economy”, dall’inglese “economia della condivisione”, è un fenomeno che permette alle persone di poter condividere o riutilizzare beni, risorse e competenze con la finalità di creare legami virtuosi. La sharing economy è caratterizzata da vari aspetti:
- Piattaforma: le persone si incontrano per condividere beni, servizi e tempo, per cui i beni non sono più in possesso di un’azienda ma delle persone;
- Community: lo scopo principale è quello di creare una propria community, ovvero una rete di persone unite da un legame improntato sulla socialità e sul vantaggio economico;
- Convenienza: i servizi vengono erogati per ricevere un vantaggio economico ed un beneficio legato alla comodità e all’efficienza;
- Tecnologia: è uno dei punti fondamentali della sharing economy, in quanto rende più veloce e immediato l’incontro tra le persone.
I numeri della sharing economy
Nel 2015 la sharing economy ha creato un giro di affari pari a 3,5 miliardi di euro e secondo alcune stime dovrebbe superare i 10 miliardi nei prossimi dieci anni. Un primo studio su questo fenomeno è stato effettuato dall’Università di Pavia, utilizzando tre scenari specifici:
- Gli utenti “forti” di internet: lo studio parte da una base di 6,4 milioni di utenti, composti da maggiorenni che navigano spesso in rete e che utilizzano la sharing economy, i quali spendono l’1% del totale speso dal resto degli italiani.
- Il giro di affari: se viene considerato lo scenario precedente, considerando un incremento medio del PIL pari all’1%, nel 2020 la sharing economy, con 9,7 milioni di utenti, raggiungerebbe gli 8,8 miliardi e nel 2025, con 12 milioni di utenti, arriverebbe a 14 miliardi circa. Se nell’ipotesi più remota, gli utenti crescessero ancor di più rispetto alle stime, si potrebbe raggiungere un valore di 19 miliardi circa nel 2025.
- Gli utenti attivi: nell’ultimo scenario è ipotizzato un aumento dell’utenza “forte” di internet, cioè una crescita sostenuta del numero di utenti attivi online. In questo senso si parla anche di “digital disruption”, una situazione che porterebbe gli utenti a salire fino a 21 milioni nel 2025, con un corrispettivo valore economico della sharing economy di 25 miliardi di euro, pari a circa l’1,3% del PIL.
Nel 2016 le piattaforme di sharing economy sono diventate 138 e quelle di crowdfunding 68, per un totale di 206. Numeri che, se confrontati con le 187 piattaforme del 2015, mostrano un incremento dell’11%. Questo aumento è anche testimonianza di come la sharing economy sia estesa a più settori, da quello della casa a quello dei trasporti, fino ad arrivare alla finanza. La crescita più importante si è registrata nel settore dei trasporti, in cui opera la maggior parte delle piattaforme esistenti, mentre al secondo e terzo posto troviamo i servizi alle persone e i servizi alle imprese. Nonostante l’offerta continui ad aumentare, la domanda è ferma al palo: mentre l’11% delle piattaforme di sharing economy ha una platea di 100mila persone, il 51% di esse non raggiunge neppure 5mila utenti. Le piattaforme di crowdfunding hanno lo stesso andamento: il 49% ha meno di 500 donatori, mentre il 9% di esse raggiunge più di 50mila donazioni. Sulla base di questi dati e di queste stime, dove potrà arrivare il fenomeno della sharing economy?