I Simpson, la famosissima sitcom animata di casa Fox, va in onda ininterrottamente dal 1989 e conta ad oggi 28 stagioni e 618 episodi, ciascuno dei quali racconta un’avventura diversa della famiglia gialla più famosa al mondo. Spesso la trama dell’episodio è legata alle “incursioni” del capofamiglia Homer in ambiti lavorativi ben lontani dalla sua routine di impiegato come responsabile della sicurezza presso la centrale nucleare di Springfield, la città immaginaria americana in cui la serie è ambientata.
I fan hanno visto Homer intraprendere quasi 200 lavori diversi: dai ruoli più umili, come quello di lavapiatti, a quelli più bizzarri (wrestler, mascotte della birra Duffman), prestigiosi (astronauta NASA) e pagati (CEO della centrale nucleare).
Ma cosa rappresenta la famiglia Simpson nel contesto economico statunitense?
Lo status di Homer è chiaro: non è laureato, lavora come impiegato, abita in una casa in un quartiere residenziale, ha a carico la moglie e tre figli, possiede due macchine; incarna così a pieno titolo lo stereotipo della classe media americana.
In un episodio della settima stagione (andata in onda nel 1995/96) si intravede il suo assegno settimanale, dal quale si ricava che la sua paga oraria ammonta ad 11,99 dollari, per un salario annuo di 24.395 dollari, che – tenendo conto dell’inflazione – equivalgono attualmente a 37.416 dollari l’anno.
Questa cifra è inferiore rispetto ai 48320 dollari della media nazionale USA, ma in linea con quella di una cittadina-tipo come Springfield, in Oregon, una delle tante città chiamate Springfield seminate negli Stati Uniti alle quali gli autori si ispirerebbero (la “vera” Springfiled non è mai stata rivelata).
In questo video semi-serio e nell’articolo ad esso relativo, Zachary Crockett di Vox si è divertito a stilare una lista dei salari di 100 tra i lavori intrapresi da Homer.
Si osserva che nel 49% dei casi il capofamiglia Simpson si piazza nella classe media e nel 38% nel ceto più basso; solo nel restante 13% il suo reddito supera i 100.000 dollari l’anno, con una manciata di casi in cui è riuscito ad entrare nella cerchia del ricco 1%.
In 41 casi i lavori sono sottopagati rispetto al suo impiego ordinario alla centrale.
L’autore dell’articolo a cui si ispira il video ha realizzato un grafico del salario di Homer ordinandolo in base al numero progressivo degli episodi, a cui possiamo associare come riferimento temporale vero la data di trasmissione di ciascuno: emerge che Homer, eccetto qualche fortunato momento di successo, non ha scalato nel tempo la “classifica economica”. Negli ultimi 28 anni non è andato da nessuna parte, proprio come la vera classe media americana: fino agli anni ’70 infatti i salari seguivano di pari passo la crescita economica del Paese, ma da allora sono rimasti bloccati nonostante l’inflazione, in quella che gli esperti definiscono middle-class squeeze. Inoltre la mediana dei redditi di Homer nel tempo non ha mai superato la mediana relativa ai dati della popolazione statunitense.
A quasi trent’anni dal debutto della serie, Homer è esattamente al punto di partenza, economicamente parlando. D’oh!