Il dibattito riguardo le pensioni è sempre molto acceso, essendo questo un argomento spesso centrale nelle campagne elettorali, ed essendo la popolazione italiana composta da così tante persone anziane.
Il primo istante temporale da cui possiamo partire per iniziare a parlare di sistema previdenziale è il 1865, anno in cui il Regno d’Italia adottò la legislazione piemontese circa le pensioni a dipendenti pubblici e militari. Successivamente, nel 1898, nacque la “Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai”
Dal sistema a capitalizzazione a quello a ripartizione
Il secondo dopoguerra è stato un periodo fondamentale per il sistema pensionistico italiano; fino a quel momento, infatti, era presente il sistema a capitalizzazione, sostituito, negli anni immediatamente successivi alla guerra, dal sistema a ripartizione. Il primo prevedeva che i contributi versati dal lavoratore venissero capitalizzati per finanziare la sua pensione di domani. In tal modo chi percepisce le pensioni domani è lo stesso soggetto che oggi versa i contributi. Con il sistema a ripartizione, invece, si fa leva su un patto intergenerazionale in quanto i contributi versati oggi dal lavoratore vengono utilizzati per finanziare le pensioni di oggi, e quindi dei lavoratori di ieri. Tale sistema quindi prevede che i contributi ricevuti in un determinato anno siano utilizzati interamente per erogare i trattamenti pensionistici dello stesso anno.
Motivazioni storiche
L’adozione di tale sistema risultò fondamentale a seguito della seconda guerra mondiale; infatti l’inflazione portò a zero il valore dei contributi già versati dai lavoratori fino a quel momento, rappresentando poco o nulla per i pensionati di quel tempo. Con tale modifica i pensionati poterono far leva su contributi dal diverso valore aggiornati alle conseguenze della guerra.
Conseguenze
Tale scenario chiarisce tutte le problematiche legate al sistema pensionistico. In un Paese caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione e dalla disoccupazione giovanile, risulta difficile rendere credibile proposte come “Quota 100” data la mancanza di proposte reali di investimento nel lungo termine che possano consentire alle future generazioni di pagare a loro volta contributi a chi li sta pagando adesso. Attualmente l’importo delle prestazioni erogate in favore dei pensionati, dato il loro alto numero, supera i contributi ricevuti dall’Inps (data la forte disoccupazione ed il lavoro in nero) e ciò determina uno squilibrio strutturale del sistema.