Il sistema sanitario statunitense è tra i più costosi al mondo e al contempo tra i meno efficienti, se paragonato a quello degli altri Paesi in termini di accesso alle cure, efficienza ed equità. Gli Stati Uniti sono infatti l’unico fra i Paesi sviluppati a non offrire una copertura sanitaria universale, ovvero la garanzia a tutti gli individui di ricevere i servizi sanitari di cui hanno bisogno senza dover fare i conti con difficoltà economiche. Ma qual è allora la logica e il funzionamento del controverso sistema sanitario statunitense?
Come funziona il sistema sanitario americano
Il sistema sanitario americano è di tipo privatistico, ovvero l’accesso alle cure è subordinato alla stipula di una polizza assicurativa che, come tutte le assicurazioni, garantirà l’eventuale pagamento delle cure mediche a fronte del versamento periodico di premi. Qualora non si possedesse una copertura assicurativa o questa non fosse abbastanza completa, il paziente dovrà far fronte a tutte le spese (che sono piuttosto ingenti) con i propri mezzi: questo proprio perché, diversamente da quanto accade in Europa, non esiste il concetto di prestazione sanitaria gratuita. Le maggiori compagnie assicurative sono Aetna, Cigna, Humana e Blue Cross Blue Shield.
Circa l’85-90% degli statunitensi possiede una copertura assicurativa: di questi, il 60% è assicurato dal proprio datore di lavoro o da quello del coniuge, il 9% circa acquista individualmente la propria polizza e il restante 30% riceva la copertura assicurativa dai programmi governativi Medicare e Medicaid. Questi ultimi sono le uniche forme di intervento dello stato in campo di assistenza sanitaria e garantiscono la copertura assicurativa, rispettivamente, agli anziani over 65 e agli indigenti.
Rimane dunque una parte della popolazione, circa 30-45 milioni di persone, che non possiede alcun tipo di copertura e dunque, in caso di malattia o bisogno di trattamenti, si troverebbe a fronteggiare un notevole esborso di denaro. Occorre fare chiarezza sul fatto che le strutture mediche e ospedaliere, anche se private, hanno comunque l’obbligo di fornire i trattamenti medici di emergenza indipendentemente dalla capacità di pagamento dell’assistito.
Qualche dato
I due grafici mostrano come la tendenza, grazie alle riforme implementate dal presidente Obama, sia quella di un ampliamento della platea di persone assicurate. Altri dati rilevanti sono:
• Nel 2014, gli Americani spendevano in media 9403$ l’anno (circa 8000€ al cambio corrente), nonché il 17.1% del PIL, in cure mediche: entrambi questi dati sono i più alti del mondo
• Alcuni studi hanno evidenziato che i lavoratori statunitensi non assicurati hanno approssimativamente una mortalità maggiore del 40% rispetto a quelli assicurati
• Uno studio del 2009, condotto in 5 Stati, ha mostrato come il 46.2% delle bancarotte personali dei singoli e delle famiglie, sia causato dal debito contratto per fronteggiare le spese mediche.
Riforme e percorso storico
Il sistema descritto finora è frutto di un processo storico che vi ha apportato modifiche, in relazione alle diverse fasi storiche e politiche degli Stati Uniti. Infatti, a più riprese, il governo è intervenuto per colmare le lacune del sistema privatistico e la sua iniquità: quest’ultimo è ed è sempre stato un tema caro all’ala più sinistrorsa del Partito Democratico americano. Fino agli anni ’30, l’intervento dello Stato nella sanità non era benvisto, specialmente dall’American Medical Association (AMA), cosicché il sistema era completamente privato. Il presidente Franklin D. Roosevelt, con il Social Security Act del 1935, introdusse un importante sistema di sussidi di disoccupazione e aiuti governativi ai cittadini in difficoltà ma non riuscì ad estendere questi aiuti anche ai casi di malattia, proprio per l’attività di lobbying dell’AMA. Fino al 1965 dunque la situazione rimase invariata, finché il presidente Lyndon B. Jhonson, succeduto a Kennedy dopo l’assassinio di questi, emanò i Social Security Amendments del 1965, che istituirono i programmi pubblici di Medicare e Medicaid che, come detto, garantiscono l’accesso alle cure alle persone anziane e a quelle in condizioni di povertà. Questo importante intervento rimase però un’iniziativa isolata e non fu ampliato fino alla riforma varata dal presidente Obama con il Patient Protection and Affordable Care Act del 2010, meglio noto come Obamacare. La riforma sostanzialmente ampliò notevolmente la platea degli aventi diritto ai programmi Medicare e Medicaid e introdusse il principio di assicurazione obbligatoria, finanziandola attraverso sussidi ai datori di lavoro e ai singoli. In questo modo, agendo sul mercato delle imprese assicuratrici e sui datori di lavori, il governo è riuscito ad aumentare in modo sostanziale la percentuale di persone coperte dall’assicurazione sanitaria, e ha finanziato questi interventi con prelievi fiscali sulle fasce più abbienti della popolazione. Il presidente Trump, com’è noto, ha promesso di abrogare l’Obamacare ma ha fallito per ben due volte il passaggio della sua personale riforma al Senato, che ha bocciato la legge pur essendo composto da una maggioranza repubblicana.
Nonostante dunque vi siano stati progressi nella direzione di una maggiore garanzia di cure verso i cittadini, il sistema americano continua a presentare forti caratteristiche di iniquità e inefficienza, e rimane infatti un unicum nel panorama dei Paesi sviluppati che invece offrono ai loro cittadini una copertura universale finanziata con la fiscalità generale.