Spesso agli studenti di Finanza viene chiesto perché studino una materia così odiata, una scienza fredda, che quantifica la vita delle persone con numeri e valute. Alla domanda “Perché lo fai?” la risposta usuale è: “Soldi”.
Allora ci si chiede: i soldi fanno la felicità?
A partire dal 2010 molti studi comportamentali hanno approfondito il tema. Pionieri nel campo, il padre dell’economia comportamentale Daniel Kahneman (Premio Nobel all’Economia 2002) e l’esperto del benessere e della povertà Angus Deaton (Premio Nobel all’Economia 2015), hanno costruito le basi della letteratura in materia grazie ai dati raccolti dalla società di ricerca Gallup sulla felicità e sulla soddisfazione percepita dai cittadini americani. In seguito, il sondaggio condotto è stato ampliato a tutto il mondo, compresa l’Italia, e analizzato da altri ricercatori. Prima di approfondire i numeri dei diversi studi è utile fare chiarezza sul termine “felicità”.
Secondo Kahneman, alcune trappole cognitive influenzano il modo in cui lo “star bene” viene riconosciuto e definito. Tra queste, bisogna fare un distinguo tra la “felicità dell’esperienza”, che si vive momento per momento, e la “felicità della memoria” che si vive ripensando ad un avvenimento passato. Il Sé dell’esperienza e il Sé della memoria vivono consecutivamente, ma solo quest’ultimo viene interpellato nel prendere decisioni. È la parte della coscienza che aiuta a valutare il proprio passato, purtroppo non senza distorsioni. Si pensi alla chiusura in negativo di un trade che per settimane è stato in positivo. Il verde è solo un ricordo sbiadito rispetto al profondo rosso che ancora brucia.
Per valutare quanto una persona abbia provato gioia e quanto si ricordi di essere stata felice, sono stati somministrati sondaggi quotidiani a più di 1000 persone per un totale di mezzo miliardo di rilevazioni. In primis, il soggetto ha dovuto indicare quante volte avesse riso, sorriso o provato allegria nelle ultime 24 ore. Come valutazione generale della propria vita, invece, è stato chiesto all’intervistato di immaginare una scala con dieci pioli e di posizionarsi su uno di essi. Ad ogni scalino corrispondeva un livello di soddisfazione personale crescente fino all’ideale coronamento di ogni aspettativa e obiettivo nella propria vita sul decimo gradino. Come è facile intuire, le prime domande riguardavano la felicità esperienziale, mentre la scala immaginaria (Scala Cantril) riguarda la felicità della memoria e, di conseguenza, come si valuta la propria vita.
La grande fortuna di Kahneman e Deaton è stata la scoperta di un limite massimo alla diretta correlazione tra la felicità del sé che vive le esperienze e il reddito annuale degli intervistati. Nel 2010, negli Stati Uniti, al crescere dei salari la felicità cresceva di pari passo ai, ma solo fino all’incredibile soglia di $75,000. Oltre questa soglia di sazietà “money can’t buy happiness”.
In un articolo pubblicato su Nature a fine Febbraio 2018 da psicologi della Purdue University e della University of Virginia, i risultati sono stati ampliati ad oltre 160 paesi. Gli studiosi hanno avvalorato la tesi dell’esistenza della soglia di sazietà e hanno addirittura rilevato che al superare di tale limite in alcuni Paesi può portare ad un livello più basso di soddisfazione percepita (anche se suggeriscono possa essere legato al maggior carico di responsabilità, al minor tempo libero a disposizione e ad altri fattori).
Lontani dalla Crisi, la soglia della sazietà americana, già rilevata dai premi Nobel, si è abbassata a $65,000. Per quanto riguarda la percezione della propria vita, influenzata dal ricordo della felicità, invece i risultati sono contrastanti. Secondo Kahneman e Deaton la correlazione tra tale percezione ed il reddito percepito restava positiva senza limiti, più soldi corrispondevano ad una più alta considerazione di sé. I nuovi studi, al contrario, trovano una soglia di sazietà a $95,000(media globale), oltre la quale la felicità della memoria non sarebbe più influenzata dal denaro. In Europa Occidentale e la Scandinavia, dove i salari sono in media più alti di altre aree del mondo, si raggiunge la soglia di sazietà a $100,000. Di fatti, i paesi che si vedono in media sui gradini più alti della Scala Cantril sono la Norvegia (7.537 su 10), la Danimarca (7.522 su 10) e l’Islanda (7.504 su 10). L’Italia, alla fine del 2016, si posizionava poco sotto il sesto gradino a 5.964, 47° posto del Ranking mondiale della felicità, 17° tra i paesi dell’Unione Europea (Fonte: Gallup’s World Happiness Ranking).
Per approfondire il tema, passa per il nostro articolo sull‘economia della felicità.