La South Sea Company, in italiano Compagnia dei Mari del Sud, era una società mercantile fondata nel 1711 su volontà della Corona inglese. Lo scopo principale della sua costituzione fu quello di creare una realtà i cui profitti potessero ripagare il debito pubblico inglese. In cambio, la società, nata con un capitale azionario di 12 milioni di sterline, avrebbe ricevuto degli interessi fissi annuali del 6% sul debito, uguali a 600 mila sterline del tempo. Questi, in realtà, erano garantiti alla società anche in caso di scarsi guadagni, nell’ottica di incrementarne gli affari negli anni.
Il valore azionario della Compagnia aumentò costantemente, grazie alla fiducia degli investitori ad ai continui capitali forniti dallo Stato. Nel 1720, però, il valore delle azioni della South Sea Company precipitò, mandando in fumo immensi capitali.
La fondazione
Nei primi anni del ‘700 l’Inghilterra si trovava in seria difficoltà nel ripagare il debito pubblico. La Corona decise di costituire una società che avesse come fine principale quello di ripagare i creditori. Nacque così, nel 1711, la South Sea Company, una Compagnia commerciale pensata sul modello della florida East India company (Compagnia delle Indie Orientali).
La South Sea Company avrebbe dovuto usare i suoi profitti per ripagare il debito pubblico dell’Inghilterra. Così facendo la società diventava a sua volta creditrice dello Stato, con diritto alla restituzione dei capitali. La Corona si impegnava a pagare alla Compagnia il 6% degli interessi annuali sul debito da subito, garantendo quindi alla società 600.000 sterline l’anno per finanziarsi. La totale restituzione del debito, invece, era prevista per il 1727.
Lo sviluppo di una bolla
La forte sponsorizzazione ad opera delle istituzioni e gli interessi vantaggiosi rispetto alla media che la South Sea Company offriva attireranno fin da subito molti investitori. Grazie alle 600.000 sterline annue la società poteva iniziare a distribuire dividendi fin da subito, sostanziosi e regolari. Così dal 1711 al 1720 si sviluppò una fase di entusiasmo che portò il valore azionario della South Sea Company a schizzare verso l’alto.
Si credeva che, con tanto supporto economico iniziale da parte dello Stato, la South Sea Company sarebbe sicuramente decollata.
I problemi della South Sea Company e lo scoppio della bolla
La South Sea Company sviluppò commerci di proporzioni minime dal 1711 al 1720. La responsabilità fu degli amministratori della società, che si erano dedicati molto più al mercato azionario che allo sviluppo di un business. Le mancate entrate della società nonostante gli ingenti capitali a disposizione diventeranno sempre più pesanti negli anni, fino a portare al crollo del valore dei titoli South Sea Company nel 1720.
Si era trattato, dopo la Bolla dei Tulipani olandesi un secolo prima, della seconda bolla speculativa nella storia della finanza. Furono mandati in fumo immensi capitali di investitori privati e istituzioni.
Il Bubble Act
Dopo lo scoppio della bolla South West Company la reazione del governo inglese fu molto forte. Nel 1720 sarà varato il Bubble Act, che fino al 1826 vieterà la costituzione di società per azioni se non per concessione della Corona e del Parlamento inglesi.