Fondata nel 2002 con l’obiettivo di rivoluzionare la tecnologia spaziale, SpaceX potrebbe giocare un ruolo di fondamentale importanza nel rinnovato programma spaziale statunitense. Dai progetti che potrebbero essere utili dal punto di vista militare al supporto per le missioni della NASA, l’azienda guidata da Elon Musk potrebbe supportare gli Stati Uniti nella nuova corsa allo spazio.
Una nuova strada per la Stazione Spaziale Internazionale
Il primo apporto dato da SpaceX alla causa spaziale statunitense si lega soprattutto al mondo della ricerca. Dopo diversi voli cargo verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il 31 maggio 2020 la navetta Dragon è stata utilizzata per la prima volta per trasportare un equipaggio umano. Dopo circa dieci anni dall’ultimo volo dello Space Shuttle, gli Stati Uniti sono diventati di nuovo in grado di lanciare in orbita i propri astronauti senza doversi rivolgere all’estero.
Una novità non da poco considerando che, dal 2011, solo le navicelle russe Soyuz, lanciate dalla stazione kazaka di Baikonur, sono state in grado di assicurare i collegamenti con la ISS. Per gli Stati che usufruiscono delle navicelle russe il costo per il lancio di un singolo astronauta si aggira intorno agli 80 milioni di dollari.
Il programma Artemis
La Starship, ideata da SpaceX con l’idea di arrivare un giorno a raggiungere Marte, potrebbe essere il mezzo che porterà la prima donna sulla Luna con il progetto Artemis. L’azienda guidata da Elon Musk, infatti, fa parte di una rosa di realtà prese in esame dalla NASA per lo sviluppo di un lander da utilizzare in un nuovo allunaggio, previsto nel 2024.
La navicella è alta 50 metri, dotata di una capacità di carico superiore alle 100 tonnellate e di un sistema di propulsione autonomo dal razzo detto Super Heavy, con cui Starship sarà lanciata fuori dall’atmosfera terrestre. La navicella potrebbe portare sul suolo lunare sia astronauti sia vaste quantità di equipaggiamento. Inoltre, essa dovrebbe essere riutilizzabile anche per successive missioni, abbattendo i costi.
Al netto delle potenzialità riscontrate dalla stessa NASA, l’agenzia spaziale statunitense considera il progetto di SpaceX interessante ma molto rischioso e soggetto a potenziali ritardi. Ci sono altri importanti concorrenti per ottenere la missione di riportare l’uomo sulla Luna, oltre all’azienda di Elon Musk, fra i quali spicca la Blue Origin di Jeff Bezos.
Le collaborazioni con il governo statunitense
L’importanza delle innovazioni introdotte da SpaceX non è passata inosservata alla Casa Bianca e nemmeno al Pentagono. In diverse occasioni la Difesa statunitense si è servita dei vettori Falcon, sviluppati dall’azienda di Musk, per mettere in orbita satelliti. Nel gennaio 2017, ad esempio, SpaceX ha lanciato su commissione del governo USA un dispositivo, detto Zuma, con tecnologia LEO, ovvero progettato per orbitare ad una quota più bassa della norma. La funzione di tale satellite non è stata resa pubblica.
Nel 2018, durante la conferenza annuale dell’Air Force Association, Gwynne Shotwell (presidente e Chief Operating Officer di SpaceX) ha affermato che l’azienda sarebbe disposta a lanciare in orbita anche eventuali nuove armi.
Starlink
Di recente la Difesa statunitense ha focalizzato la propria attenzione sul progetto Starlink, una complessa rete di satelliti con cui SpaceX si propone di rivoluzionare il mondo delle comunicazioni. Progettati sfruttando tecnologia LEO, i satelliti dovrebbero essere in grado di fornire una copertura internet ad alte prestazioni in tutto il globo.
Tale infrastruttura potrebbe essere utilizzata dall’esercito USA per assicurare la connessione alle diverse forze armate in ogni luogo, garantendo la condivisione dei dati indispensabili per la buona riuscita delle operazioni belliche.