Lo Spread non è altro che una differenza tra due fattori. Lo spread di cui si sente spesso parlare nei telegiornali e sui quotidiani è la differenza tra il tasso sui Titoli di Stato italiani, i BTP, e il tasso sui titoli emessi dal Tesoro tedesco, i Bund. Tale misura ci permette di avere un’idea di quanto i mercati considerino rischiosi i titoli di Stato italiani rispetto alla loro controparte tedesca. Poiché l’eurozona è fondata sul libero mercato, il giudizio che i mercati hanno delle finanze di uno Stato è estremamente importante. Definisce il costo al quale lo stesso può finanziarsi.
Andando più nel dettaglio, specifichiamo che i titoli emessi dalla Germania sono un benchmark. Sono un punto di riferimento per confrontare i rendimenti di altri titoli. Ciò accade poiché lo Stato tedesco gode di un’ottima salute finanziaria. I mercati ne considerano i titoli emessi come molto vicini all’ideale teorico di “titolo privo di rischio”. Ciò li rende perfetti per misurare il rischio di titoli emessi da altri Stati. Infatti, un singolo rendimento non ha molto valore informativo. Attraverso il confronto si può eliminare il rischio comune ai diversi Stati, il cosiddetto rischio sistematico, conservando solo il frutto dell’aumento del rischio percepito nei confronti del singolo Stato. Ad esempio, un aumento generalizzato dei tassi di interesse produrrà effetti sia sul benchmark che sul titolo considerato. Lo spread coglierà solo il rischio idiosincratico del titolo. Inoltre, per questa stessa ragione, è importante che il benchmark sia un titolo considerato privo di rischio.
Lo spread, dunque, non rappresenta nient’altro che il livello di rischio che gli investitori percepiscono rispetto ad un determinato titolo. La valutazione del maggior rischio viene esternata durante le aste. In altre parole l’ente che sta emettendo i titoli, ossia lo Stato nel nostro caso, non riesce a collocare i titoli presso gli investitori. E’ quindi costretto a diminuirne il prezzo, ovvero aumentarne il rendimento, finché non riuscirà a venderne la quantità necessaria. Dunque lo spread serve a compensare gli investitori per il maggior rischio che stanno correndo nell’acquistare proprio quel titolo rischioso, piuttosto che il titolo privo di rischio (il benchmark). Il loro premio è proprio quantificato dallo spread. Il rischio può essere rappresentato da tutto ciò che può compromettere la stabilità finanziaria di uno Stato: un governo imprevedibile e incauto nelle scelte; una crisi sistematica delle aziende del paese; uno shock finanziario come il fallimento di una grande banca nazionale.
Il meccanismo dello spread ha da una parte il merito di funzionare come campanello d’allarme o termometro poiché i mercati sono considerati efficienti nel perseguire (i propri?) interessi e di valutare con obiettività la rischiosità di un titolo. Dal’altro canto, in tal modo, i mercati potrebbero esercitare una (indebita?) influenza sulle elezioni nazionali.