Prima di parlare di ciò che è successo in questi giorni, facciamo chiarezza su alcuni concetti chiave.
Lo spread
Lo spread è il differenziale in termini di rendimento tra gli investimenti in titoli di Stato, quali BOT o BTP, di diversi Paesi. Nel mondo della finanza è ormai diventata una grandezza di riferimento per la valutazione della coesione dell’Unione, un indicatore anche politico della percezione da parte dei mercati della solidità finanziaria di un Paese e dell’intera Eurozona, ovvero l’insieme dei paesi facenti parte dell’ Unione Europea che adottano l’euro come moneta di riferimento. I titoli di Stato sui quali viene calcolato lo spread, generalmente tra Italia e Germania, sono costituiti da BOT (Buoni Ordinari del Tesoro, scadenza massima 12 mesi), BTP (Buoni del Tesoro Poliennali, scadenza massima fino a 30 anni), CTZ (Certificato del Tesoro Zero-Coupon, scadenza massima 2 anni) e molte altre tipologie. All’aumentare della scadenza dei titoli, aumenta anche il rendimento legato al titolo oggetto d’investimento in quanto il soggetto investitore è generalmente avverso al rischio. Per tale motivo, per investire i suoi surplus reddituali in attività dal rendimento meno certo e temporalmente più lontano richiede un premio per il rischio da sopportare. Tale motivazione rende così gli investimenti in titoli quali BTP molto più remunerativi di semplici BOT, sebbene più rischiosi. Il rischio associato ai titoli di uno Stato è determinato da svariati fattori, tra i quali la valutazione del rischio-Paese o della stabilità e solidità, nonché la solvibilità dello stesso.
Per convenzione, nel calcolo dello spread, si considera la scadenza dei titoli a 10 anni. Nel caso dell’Italia il debito a 10 anni prende il nome (come detto) di BTP; nel caso della Germania un prestito alla Repubblica federale tedesca prende il nome di BUND mentre per gli Stati Uniti si considerano i TREASURY NOTE. In genere piccole differenze tra questi rendimenti hanno importanti effetti sui mercati obbligazionari e in generale su tutte le transazioni globali. Quasi sempre si usa un’unità di riferimento più piccola del punto percentuale ed esattamente il punto base (o basis point o bp). Un punto base è pari a un centesimo di punto percentuale, ossia è uguale allo 0,01%. Quindi uno spread del 1,54% è uguale a uno spread di 154 punti base.
Un esempio pratico di calcolo
Immaginiamo di confrontare il rendimento lordo di un Bund decennale tedesco dello 0,15% con il rendimento lordo del 2,40% di un BTP decennale emesso lo stesso giorno. Dalla semplice differenza 2,40% – 0,15% si ottiene lo spread tra i due titoli, ovvero 2,25% .
Il sorpasso Italia-Grecia
Lo scorso 31 Maggio si è registrato sul mercato un sorpasso dei BTP italiani a 5 anni, in termini di rendimento, rispetto agli analoghi titoli greci. Ciò dimostra come i titoli italiani siano attualmente sul mercato reputati più rischiosi.
Per la prima volta, dal lontano marzo del 2008, gli investitori hanno preferito i titoli di stato greci con un tasso di interesse più basso (1,78%) rispetto a quelli italiani (1,82%).
Le differenze tra i due Paesi
Le prospettive di crescita del Pil del belpaese sono molto ridotte e i nostri Titoli di Stato non possono più essere considerati come beni rifugio. Al momento quelli greci costituiscono una alternativa degna di nota. Il Paese cresce (2,2% previsto nel 2019 dalla Commissione Ue), ha un avanzo di bilancio (0,5% del Pil), un debito in diminuzione (da 181,1% del 2018 è previsto al 174,9% nel 2019 e al 168,9% nel 2020), mentre per l’Italia la Commissione Europea apre una procedura d’infrazione per debito eccessivo. Un altro motivo rilevante che ha scatenato un calo di ben 25 punti dei rendimenti a 10 anni dei titoli greci, portandoli ai minimi storici, è stata la decisione anticipata di tornare alle urne, scatenando anche un rialzo sulla Borsa di Atene del 5%. La Grecia è stata oggetto di una inversione di rotta con l’affermarsi del partito europeista di centro-destra (Nea Demokratia) costringendo il premier greco Tsipras a richiedere elezioni anticipate.
La reazione dei mercati alla politica
La notizia ha ottenuto una reazione più che positiva da parte degli investitori: l’eventuale vittoria di Nea Demokratia porterebbe ad uno sviluppo per le sorti dell’economia e delle finanze del Paese, o quantomeno uno sviluppo più in linea con il progetto europeo e pertanto favorito dai mercati. In Italia, viceversa, le posizioni di scontro intraprese verso l’Unione Europea hanno determinato scetticismo e disapprovazione. L’esito elettorale ha confermato l’affermarsi di partiti euroscettici favorendo gli attuali rendimenti sui BTP. E’ per questo che, sebbene a livello di rating non vi sia una differenza abissale tra Italia (BBB) e Grecia (B+), i livelli di spread e rendimenti sui titoli italiani restano comunque alti.
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