Lo spreco alimentare è un problema nel mondo contemporaneo. Secondo la FAO, ogni anno in media intorno al 33% del cibo prodotto finisce nella spazzatura, si tratta di circa 1,3 miliardi di tonnellate. Calcolare il valore di questo spreco in termini economici a livello globale è problematico, infatti il prezzo di ogni alimento cambia in modo significativo nelle diverse aree, anche di uno stesso Stato. La produzione di cibo comporta l’impiego di molte risorse, come fertilizzante, elettricità, carburante per i trasporti e così via. Ad essere più sotto pressione sono le riserve di acqua dolce, sfruttate in maniera molto massiccia e sempre meno sostenibile per l’equilibrio naturale. I dati globali sullo spreco di cibo, però, hanno dei grossi limiti. Infatti, non è semplice stimare quanto cibo viene buttato nella spazzatura ogni anno. Inoltre, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, ci sono pochi numeri per quanto riguarda la produzione alimentare, a causa delle difficoltà nel raccogliere dati relativi all’agricoltura ed all’allevamento di sussistenza.
Secondo la FAO, dal 1974 al 2020 la quantità di cibo buttato è aumentata del 50%.
Il cibo sprecato ogni anno nel mondo
Per le stime della FAO nel mondo ogni giorno viene sprecato l’equivalente di 214 kilocalorie pro capite. Queste, tuttavia, sono ottimistiche secondo una ricerca della Wageningen University and Research pubblicata nel 2019 sulla rivista scientifica Plos One. Per gli studiosi dell’istituto olandese, infatti, lo spreco medio pro capite giornaliero a livello globale è in media di 527 calorie.
L’istituto olandese, inoltre, ha osservato la correlazione esistente fra ricchezza e spreco alimentare. La percentuale di cibo gettato inizia a salire molto a partire dal reddito di 6,70 dollari al giorno. Lo spreco, poi, aumenta con sempre meno velocità con l’aumentare della ricchezza, per poi stabilizzarsi quando viene superata una certa soglia, che cambia da Paese a Paese.
Gli Stati con il maggiore spreco alimentare
Al primo posto per spreco alimentare, secondo statista.com, c’è l’Australia, con 361 chili di cibo pro capite sprecati ogni anno. Seguono gli Stati Uniti, con 218 chili pro capite, e la Turchia, con 145 chili. Oltre alla ricchezza, anche il clima influenza lo spreco, sebbene in misura minore. Infatti, in Paesi più caldi gli alimenti si deteriorano con maggiore facilità, il che porta soprattutto negozi a produttori a dover buttare importanti quantità di cibo. L’Italia, invece, è all’8° posizione con 145 chili pro capite.
Lo spreco di cibo può essere di due tipi, quello da parte delle diverse aziende, che si occupano di produrre le materie prime, lavorarle e metterle in commercio, e quello da parte dei consumatori. Per la prima categoria il Paese peggiore sono gli Stati Uniti, dove quasi il 40% del cibo prodotto viene gettato prima di essere messo in vendita. Nel secondo tipo di spreco il peggiore è la Svezia, dove ogni anno i consumatori buttano circa il 25% degli alimenti acquistati.
In Italia
In Italia, secondo il rapporto Waste Watcher 2019, curato da SWG e Last Minute Market, considerando il valore degli alimenti nella Penisola ogni anno finiscono nella spazzatura 15 miliardi di euro in cibo. Di questi, 3 miliardi sono gettati dalle aziende e 12 miliardi dai consumatori. Tale cifra è uguale circa all’1% del PIL del Paese. Con i prodotti alimentari buttati dagli italiani sarebbe possibile sfamare intorno alle 12 milioni di persone.