Starbucks è una catena di caffetterie americana fondata a Seattle nel 1971 da Jerry Baldwin, Zev Siegl e Gordon Bowker, tutti ex atudenti dell’Università di San Francisco. Tuttavia, la figura più importante è stata quella del presidente e storico CEO della società, Howard Shultz. Nei primi tempi l’azienda si occupava sol odi lavorare e vendere chicchi interi e non il classico caffè. Dopo un primo periodo, in cui si acquistava caffè dalla Peet’s Coffe & Tea, l’azienda decise di comprare direttamente dai coltivatori, assicurandosi un vantaggio in termini di costi. Da qui in poi la società iniziò uno sviluppo impressionante, riuscendo a definire un’offerta che va oltre il semplice prodotto. Tutto ciò è reso possibile grazie al peculiare ambiente creato negli store e nelle modalità di fruizione del servizio, che definiscono un posizionamento di mercato estremamente preciso ed unico per questo business.
Nel 2012 Starbucks sbarcò in Europa dove si diffuse soprattutto nelle grandi città quali Parigi, Madrid, Londra e Berlino a dimostrazione del fatto che l’offerta dell’azienda ha come target di mercato i turisti. Infatti, attraverso un elevato livello di fidelizzazione della clientela, legato a politiche marketing molto aggressive, l’azienda riesce a garantire un’esperienza sempre di alto livello diventando un vero e proprio rifugio in cui il turista, poco pratico dei bar locali, si immerge per garantirsi un servizio di livello e “collaudato”. Starbucks è presente in ben 74 Paesi e 6 continenti ma non vuole fermarsi qui e le prossime nazioni a cui si punta sono l’Uruguay ed il discusso caso Italiano. L’azienda, quotata al NASDAQ, presenta una capitalizzazione di mercato pari ad 82,31 miliardi di dollari. Il fatturato, in crescita negli ultimi esercizi, ha toccato quota 22,38 miliardi nel 2017 con un utile netto di 2,8 miliardi. Il ROE del 50,85% è di gran lunga più alto della media del settore di appartenenza, questo dato è legato alla specificità del business del colosso Americano, che ne rende difficile la comparazione con offerte simili da parte dei competitors.
Starbucks in Italia
Uno strumento di crescita su cui la società ha sempre fatto molto leva consiste nell’aumento del numero di Starbucks nel mondo, ad oggi tuttavia l’Italia non conta alcuno store. Tuttavia, a giugno 2018 è stato annunciato lo sbarco del primo negozio, in piazza Cordusio a Milano. Ad aver curato quest’operazione vi è il gruppo Percassi, dell’imprenditore bergamasco patron dell’Atalanta Antonio Percassi, che si occuperà della gestione di tale negozio, e con molta probabilità anche delle prossime sedi Italiane. Ancora non ufficiale, ma in via di definizione, l’approdo nella capitale, dove sono due i luoghi strategici identificati dall’azienda statunitense ossia Piazza di Spagna e la stazione centrale di Roma Termini, entrambi sono luoghi che godono di un notevole passaggio di turisti e non, quindi di visibilità.
L’arrivo di Starbucks in Italia non è passato inosservato e le opinioni in proposito sono discordanti. Se da un lato si può vedere questa situazione come una profonda novità in grado di innovare il mercato Italiano, nonché creare occupazione; dall’altro molti definiscono questo come un vero e proprio affronto ed umiliazione verso un prodotto nostrano, come il caffé, che non può essere replicato. Quest’ultimo pensiero rimanda al discorso sempre attuale dell’ “Italian sounding”, ossia quei prodotti che suonano italiani ma che non lo sono affatto, nella fattispecie il caffè. Il tema di fondo che va analizzato è legato alla cultura del Paese, quella italiana abbraccia la tradizione e cerca di preservarla ad ogni costo. Questo tipo di approccio ha fatto sì che l’economia del paese andasse molto forte nei mercati di nicchia, perdendo di competitività quando si rapportava su vasta scala.
Il caso Starbucks rappresenta un interessante banco di prova. I manager del colosso americano hanno deciso di investire nel nostro Paese, vedendone le potenzialità e le possibilità di innovare un mercato, quello del caffè in Italia, molto difficile e “conservativo”. Tuttavia, aprirsi a nuove idee ed innovazioni non significa necessariamente denigrare ciò che si ha in casa, l’arrivo della sirena verde (il logo dell’azienda Americana) creerebbe un’offerta maggiore, proponendo alternative che stimolino la concorrenza e contribuiscano a creare una domanda del tutto nuova che in Italia ancora non abbiamo conosciuto, ma in cui gli Italiani si riconoscono all’estero.