Il business di State Grid Corporation of China
La State Grid Corporation of China venne fondata a Pechino il 29 Dicembre del 2002 dal Partito Comunista Cinese. In quel periodo, dopo la salita al potere di Deng Xiaoping e l’apertura dell’economia alle forze di mercato, il governo di Pechino pose in atto una serie di riforme (1985, 1997 e 2002) volte a ridurre il peso e l’ingerenza dello Stato nelle imprese.
Nel 2002 si divise la State Power Corporation of China, la società energetica statale, in 11 imprese, di cui due attive nel settore dell’elettricità: la State Grid Corporation of China e la più piccola China Southern Power Grid Company. La State Grid si occupa di costruire e gestire le reti elettriche, contribuendo quindi allo sviluppo infrastrutturale ed energetico cinese. Oggi è di proprietà dello Stato e monopolista del settore, copre 26 province, alcune regioni autonome ed altre municipalità che costituiscono l’88% dell’intero territorio cinese, inoltre controlla 5 compagnie di reti elettriche regionali e 24 società di energia elettrica. Secondo Fortune, State Grid Corporation of China è la prima compagnia di utility al mondo e la seconda per volume di ricavi nel 2017, in considerazione dei 315 miliardi di dollari raggiunti (solo Wal-Mart fa meglio).
SGCC nel Mondo
Shu Yinbiao, Presidente della società, ha affermato che “gli asset all’estero di State Grid hanno raggiunto quota 57.7 miliardi fino ad oggi e tutti sono remunerativi”. SGCC opera o possiede partecipazioni azionarie di società in Brasile, Portogallo, Grecia, Italia e nelle Filippine. State Grid detiene il 25% di REN-Redes Energéticas Nacionais, azienda di reti elettriche portoghese, il 24% di ADMIE, società elettrica greca, il 35% di Cdp Reti e il 40% della National Grid Corporation of the Philippines (NGCP). Cdp Reti, in particolare, oltre ad essere di proprietà per il 59,1% di Cassa Depositi e Prestiti, è azionista di maggioranza di Snam, Italgas e Terna, quest’ultima società di distribuzione dell’energia elettrica in Italia.
State Grid ha quindi acquisito nel tempo azioni e potere in alcuni Stati europei ed extraeuropei, in una prospettiva di crescita aziendale ma anche come veicolo per la diffusione della “One Belt One Road Initiative”, la nuova via della Seta. Non è quindi un caso che il Ministero per lo sviluppo economico greco Pitsiorlas, a latere dell’acquisizione di ADMIE, abbia commentato: “Crediamo che la base di questa cooperazione sia che la strategia di crescita della Grecia incontra la Belt and Road Initiative e i benefici sono reciproci”. State Grid ha inoltre un’importante commessa in Brasile, dove costruirà una linea elettrica da Belo Monte, a nord del Paese, fino a Sud-est, ovvero nelle zone di maggior consumo energetico: Brasilia, Rio de Janeiro e San Paolo. Altri importanti contratti commerciali sono stati firmati con il Pakistan, nel tentativo di promuovere la cooperazione energica nel corridoio economico, con l’Egitto e con l’Etiopia. L’approdo in Africa va incontro ad un’altra strategia, quella che comprende sì gli investimenti, ma anche l’accesso alle materie prime. Anche questa è soft power.
Il progetto “Global Energy Interconnection”
Qualche mese dopo la visita di Xi Jinping in America, la Cina si è fatta promotrice di un innovativo piano di sviluppo energetico, chiamato “Global Energy Interconnection” e ribattezzato “Internet dell’elettricità”. Il progetto, concepito dalla State Grid Corporation of China e portato avanti dalla Global Energy Interconnection Development and Cooperation Organization (GEIDCO), prevede di costituire un network globale dell’elettricità, in cui – come riportato da Il Foglio – “l’elettricità prodotta per esempio a Pechino come a Mosca possa essere subito disponibile a Parigi o New York oppure a Nairobi grazie a una rete di stazioni di generazione di energia, alimentate attraverso varie fonti, soprattutto rinnovabili, e collegata da un’infrastruttura di linee ad alta capacità e voltaggio (high-voltage direct current)”. Il piano si fonda infatti su tre elementi chiave: le linee supercritiche a corrente continua (Ultra High Voltage Direct Current o Uhv-Dc), lo stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e la distribuzione locale dell’elettricità tramite smart grid, ossia reti intelligenti.
Il “Global Energy Interconnection” va incontro, oltre che alla domanda di elettricità pulita e verde, anche alle iniziative dell’ONU sulla “Sustainable Energy for All” e sui cambiamenti climatici e intende portare nel 2050 il 90% della produzione di energia da fonti rinnovabili. State Grid ha in questo senso sottoscritto due contratti di ricerca con il Politecnico di Torino, che serviranno – come sottolinea il Sole 24 ore – “ad approfondire e declinare, in chiave europea, il modello di fornitura elettrica globale”.