Nell’ambito della teoria del portafoglio, è fondamentale la distinzione tra la natura strategica e tattica delle scelte d’investimento. Un generico processo di asset allocation (distribuzione dei fondi disponibili fra le varie attività di investimento) prevede la presenza, innanzitutto, delle scelte di natura strategica, seguite da quelle di natura tattica.
“Gli obiettivi dell’asset allocation tattica (o del market timing) sono perseguiti mediante l’attivazione di opportune tecniche riconducibili a due tipologie: tecniche di gestione dinamica e tecniche di gestione tattica di tipo puro. Le prime si caratterizzano per la presenza di un insieme ristretto di trading rules rigide e predefinite, tese a definire gli aggiustamenti nella composizione del portafoglio al variare delle quotazioni delle attività detenute: in questo caso, il gestore si limita alla fissazione ex ante delle regole di trading, al successivo monitoraggio del portafoglio ed all’eventuale decisione di modificare l’intensità del ribilanciamento (cioè le stesse trading rules) in conseguenza del verificarsi di particolari condizioni di tensione sul mercato. All’opposto, le tecniche tattiche pure si contraddistinguono per la centralità del ruolo del gestore nelle scelte di ribilanciamento: in questo caso, infatti, gli aggiustamenti del portafoglio sono realizzati in base all’analisi previsionale e soggettiva formulata con l’intento esplicito di cogliere le migliori opportunità di investimento offerte dalle contingenze di mercato in un’ottica di breve periodo.” (da G. Sampagnaro – Asset management: tecniche e stile di gestione del portafoglio –Editore Franco Angeli – dicembre 2005 – pp. 81-82)
Buy and hold strategy
La buy and hold strategy corrisponde alla detenzione per un periodo di tempo prestabilito di un portafoglio ottimale non ribilanciato. Di fatto, tale strategia consiste nell’inattività del gestore. La buy and hold strategy così abbassa i costi sia per l’investitore sia per la gestione, dato che il manager non dovrà svolgere attività di tactical asset allocation (Elaborare una strategia di investimento finalizzata a regolare l’asset allocation di un portafoglio).
Questa strategia di gestione del portafoglio può diventare, in molti casi, rischiosa. Ciò rende tale tecnica poco utilizzata, se non quando si riferisce alla gestione di un portafoglio parametrato ad un solo indice.
Constant-mix strategy
La constant-mix strategy, conosciuta anche come strategia del ribilanciamento a proporzione costante, rappresenta la tecnica dinamica che fronteggia meglio gli effetti negativi del non agire della strategia buy and hold.
Con riferimento al caso di un portafoglio ripartito in un’asset class rischiosa ed una non rischiosa, l’obiettivo posto dal gestore/investitore è di mantenere inalterato il mix strategico. Infatti le oscillazioni del mercato porterebbero determinarne la modifica.
“Si tratta, in altre parole, di mantenere inalterato il peso della componente rischiosa in portafoglio che, invece, varia in misura direttamente proporzionale alle variazioni di prezzo, ipotizzando costante il valore in portafoglio dell’asset rischiosa (ipotizzare come fisso il valore dell’asset class non rischiosa, coincide con il definire quest’ultima come una sorta di riserva di liquidità)”. (da G. Sampagnaro – Asset management: tecniche e stile di gestione del portafoglio –Editore Franco Angeli – dicembre 2005 – p. 86)
Si ponga pari a 100 il valore iniziale del portafoglio con holding period di un anno ripartito equamente tra asset class rischiosa e attività risk free. Si presuma che dopo il primo mese la prima subisca un incremento del 10%. Il valore del portafoglio, quindi, passa da 100 a 105, di conseguenza il peso dell’asset rischiosa si porta al 52,38%. Al fine di mantenere inalterato il mix strategico iniziale (50%/50%) si vende una quota di attività rischiosa pari al 2,38% del valore del portafoglio. Fatto ciò, si sposta il capitale nell’asset non rischiosa.
Criterio del bilanciamento nella Constant-mix strategy
In merito alla tecnica di ribilanciamento a proporzione costante, resta da chiarire l’aspetto relativo alla tempistica dell’operazione di rebalancing. Tale aspetto è fondamentale, dato che ad ogni ribilanciamento corrisponde un conseguente costo di transazione. Per questo, in presenza di una relativa elevata frequenza dell’operazione, la strategia a proporzione costante potrebbe risultate poco praticabile e meno profittevole. In funzione della tempistica di ribilanciamento, si distinguono quattro tipologie di constant-mix strategy:
- periodic rebalancing
- threshold rebalancing
- range rebalancing
- volatility- based rebalancing
Periodic rebalancing
La periodic rebalancing consiste nel riproporzionamento del portafoglio ad intervalli di tempo predefiniti. La lunghezza dei medesimi deriva da diversi fattori, quali le scelte di contenimento dei costi di transazione, la rigidità della risk tolerance dell’investitore, il grado di volatilità degli asset in portafoglio.
Threshold rebalancing
Nei threshold rebalancing i ribilanciamenti del portafoglio avvengono al verificarsi di una variazione, superiore ad una certa soglia predefinita (threshold), dei pesi delle asset class di riferimento. Dal punto di vista della convenienza, rappresenta una modalità più flessibile rispetto alla strategia periodic rebalancing. Tuttavia, in presenza di un’elevata volatilità del mercato, questa strategia conduce a fare numerosi ribilanciamenti e, di conseguenza, a costi molto alti.
Range rebalancing
La strategia di range rebalancing, come la threshold rebalancing, prevede ribilanciamenti in caso di modifica dei pesi degli asset superiore ad un intervallo predefinito. La differenza rispetto al threshold rebalancing sta nel fatto che l’operazione comporta un ritorno al valore massimo di scostamento e non al peso strategico iniziale. Per esempio, si prenda in esame un portafoglio con un peso ottimale della classe “obbligazionario medio termine” del 30% del totale ed un’oscillazione massima consentita del piu o meno 5%. Se una variazione improvvisa dei tassi d’interesse ne aumenta (o riduce) il peso fino al 38% (o 22%), il ribilanciamento riporterà il peso dell’asset class non al 30% ma al 35% (o 25%).
Volatility-based strategy
Nella volatility-based strategy, l’elemento determinante è rappresentato dalla volatilità delle asset class in portafoglio. Si fissano dei valori soglia della volatilità di ogni singola asset class. Nel caso in cui tali limiti vengano superati si procede alla ricomposizione del portafoglio con una diminuzione del peso dell’asset class con il “salto” di volatilità a favore delle altre. L’obiettivo, in questo caso, consiste nel controllo della volatilità del portafoglio strategico.
L’obiettivo della proporzione costante è pienamente rispettato solo nei casi della periodic e threshold rebalancing.
Come scegliere la propria strategia
La decisione su quale opzione adottare dipende innanzitutto dalla frequenza dei ribilanciamenti. In secondo luogo, influiscono una serie di fattori secondari quali il periodo di detenzione del portafoglio, le previsioni sui mercati e la tolleranza al rischio.
La frequenza di ribilanciamento
Più la frequenza di ribilanciamento è grande più lo è l’incidenza dei costi di transazione. Inoltre, aumenta il rischio che la strategia a proporzione costante risulti perdente rispetto ad una neutrale buy and hold.
Nel periodic rebalancing la frequenza di ribilanciamento risulta predefinita, mentre nel threshold rebalancing dipende dalle variazioni delle asset class. Poiché entrambe sono orientate al raggiungimento dello stesso risultato, si è portati a ritenere la strategia del threshold rebalancing più efficace. Questo soprattutto per i portafogli costituiti da asset class poco liquide e dunque molto volatili.
I costi di transazione
L’intensità dei costi di transazione costituisce un elemento non trascurabile in favore dell’adozione della gestione a proporzione costante. Diversi studi hanno ricercato la strategia di ribilanciamento ottimale in grado di minimizzare l’impatto dei costi di transazione. Nello specifico, si raffrontano i risultati di strategie di periodic e threshold rebalancing adottate per un insieme ampio di portafogli ripartiti in Treasury bills, long-government bonds e indice S&P 500. I risultati di questo studio dimostrano che nella gran parte dei casi, in realtà, il threshold rebalancing, con una soglia di variazione compresa tra il 7,5% ed il 10%, rappresenta la strategia che richiede minori spese.