A Febbraio del 2013 Grecia, Italia e Albania firmavano l’accordo intergovernativo trilaterale che dava avvio ai lavori per la costruzione del TAP. Il Trans Adriatic Pipeline, o Gasdotto Trans-Adriatico, è l’ultimo tratto del Corridoio Meridionale del Gas, una nuova via energetica che parte dalle coste del Mar Caspio in Azerbaijan ed arriva in Puglia, nel comune di Melendugno. Il Corridoio, che attraversa 6 Paesi (Azerbaijan, Georgia, Turchia, Grecia, Albania e Italia) si snoda in tre parti, South Caucasus Pipeline (693 chilometri), Trans Anatolian Pipeline (1700 chilometri) e la Trans Adriatic Pipeline, la TAP appunto (878 chilometri).
Il TAP ha superato la concorrenza del progetto Nabucco, che prevedeva invece l’attraversamento, sempre a partire dall’Azerbaijan, della Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Germania.
Il progetto
Il TAP è un gasdotto lungo 878 chilometri, si estende dalla cittadina greca di Kipoi fino a San Foca, località nel comune di Melendugno, nella costa salentina. In particolare, esso percorrerà 550 chilometri nel territorio greco, 215 in quello albanese, 105 nelle acque adriatiche e 8.2 chilometri nel suolo italiano. Considerato Progetto d’interesse comune dall’Unione Europea, tanto che l’ex Presidente della Commissione Barroso nel 2013 lo considerava
<<Una pietra miliare per la sicurezza energetica dell’Unione ed un successo condiviso per l’Europa nel rafforzamento della sicurezza energetica dell’Unione>>
Il TAP costituisce infatti una fonte di approvvigionamento energetico complementare, garantendo la fornitura di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il costo previsto per la costruzione era di 6 miliardi di euro ma ne sono stati necessari solo 4.5 miliardi, la spesa sarà coperta per intero dagli azionisti della Trans Adriatic Pipeline Ag, la società che fa capo al progetto. Per quanto riguarda il tratto italiano, la società spiega sul proprio sito che il progetto prevede lo scavo di un tunnel sotterraneo
<<A circa 600 metri nell’interno rispetto alla costa, passerà poi sotto la spiaggia di San Foca a più di 10 metri di profondità e arriverà in mare a più di 800 metri dalla costa. Da lì si raccorderà alla sezione marina del gasdotto poggiata sul fondale>>
Il diametro del gasdotto sarà di circa un metro, per la precisione 0,91 metri, non sarà visibile e non potrà intralciare le attività in superficie. Il 13 Maggio 2017 sono iniziati i lavori nella parte italiana del TAP e termineranno, salvo eventuali interruzioni, entro il 2018.
I proprietari del TAP
Il consorzio di Shah Deniz, che gestisce il giacimento da cui si estende il Corridoio Meridionale del gas e che ha voluto il progetto del TAP, è gestito da Bp, società britannica dal fatturato di 183 miliardi di dollari, e Statoil, azienda norvegese con un giro di affari di 46 miliardi, ambedue con quote del 25,5%. Fanno parte dell’assetto societario anche altre aziende energetiche come Socar, Total, Lukoil, Nioc, con ognuna in posseso del 10% delle quote azionarie. Bp e Socar possiedono anche il 20% della Trans Adriatic Pipeline Ag, ovvero la società costituita ad hoc per la realizzazione del gasdotto. Anche Snam, azienda italiana del gas, ne detiene il 20%.
Controversie e polemiche
Il TAP rappresenta, quindi, un’importante integrazione energetica sia per l’Italia che per l’Unione Europea nel suo complesso. Oltre a generare una maggiore concorrenzialità e, di conseguenza, un calo del prezzo del gas, vi sono anche altri aspetti positivi legati al TAP. Tra IMU, IRES e TASI, il Comune di Melendugno, sottolinea la TAP AG, riceverà 500mila euro l’anno per 50 anni. Nonostante questo, il TAP non può essere considerato un’opera sufficiente a garantire un approvvigionamento altamente diversificato dell’energia. Linkiesta sottolinea infatti che
<<A (pieno) regime, l’infrastruttura coprirà meno del 2% del fabbisogno europeo: nulla di comparabile col 25% russo o il 20% norvegese. E anche in caso si realizzasse in futuro l’ipotizzato raddoppio della capacità, non cambierebbe certo la geografia dell’approvvigionamento europeo>>.
Nel corso del tempo ci sono state numerose proteste e le polemiche attorno alla realizzazione del TAP. L’ultima, in ordine di tempo, è stata sollevata dal Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che intervistato a Radio Capital ha affermato che il cantiere di Melendugno «sembra Auschwitz» e prosegue
<<Se vedete le fotografie è proprio identico. Hanno alzato un muro di cinta con filo spinato, è una cosa veramente impressionante. Stanno militarizzando credo inutilmente una zona della Regione Puglia e i cittadini sono assolutamente indignati per questo>>
Il progetto TAP, sebbene abbia ricevuto nel 2014 una valutazione di impatto favorevole da parte del Ministero dell’Ambiente e nel 2015 l’Autorizzazione unica dal Ministero dello Sviluppo economico, è stato al centro di diversi procedimenti giudiziari. La Procura di Lecce ha di recente aperto una nuova indagine che
<<Punta ad accertare se, nel percorso autorizzativo del gasdotto, sia stata aggirata la normativa Seveso”, una normativa comunitaria che impone di identificare i siti di rischio, ma che non si applica al TAP. La stessa società del gasdotto, infatti, ribadisce che “sul tema si sono espressi con sentenza definitiva sia la magistratura amministrativa che quella ordinaria>>
Un’ulteriore preoccupazione per la Regione Puglia riguarda la sicurezza e la protezione degli ulivi presenti nel tracciato del TAP. La stessa società fa però presente sul proprio sito che
<<TAP abbatterà o farà morire gli ulivi lungo il percorso del gasdotto? Falso. I primi 210 ulivi sono stati trasferiti temporaneamente a pochi chilometri dal loro luogo di origine, in località Masseria del Capitano. Tutte le piante saranno gestite e curate per il tempo necessario ai lavori e poi saranno riposizionate nel loro luogo d’origine. Gli ulivi, prima dei lavori, sono stati mappati, geolocalizzati e identificati con un’etichetta di riconoscimento>>.