Ogni Stato possiede una sua valuta (moneta), ogni moneta presenta differenze di valore e di potere di acquisto. Ad esempio, con 5 Euro posso comprare un pacchetto di sigarette, ma lo stesso non si può dire per la Cina, dove sono richiesti 37.54 Yuan (moneta cinese), non solo 5 Yuan. Il rapporto tra tali prezzi implica che il tasso di cambio Euro/ Yuan è di 7.50; ciò può essere interpretato così: “servono 7.50 Yuan per comprare 1 euro”. Vuol dire anche che l’Euro è più “forte” dello Yuan perché ha un potere d’acquisto più alto.
Il tasso di cambio è quindi da intendersi come il “prezzo” di una valuta relativo ad un’altra valuta, che si può considerare come un bene da acquistare o da vendere. Ovviamente, come qualsiasi bene, la valuta subisce variazioni nel tempo dovuti all’incontro tra domanda e offerta. Inoltre le valute possono essere influenzate da decisioni macroeconomiche. In tal caso le decisioni macroeconomiche più influenti sono quelle delle banche centrali che possono acquistare o vendere determinate valute per raggiungere obiettivi di politica economica specifici.
Oltre al mercato azionario esiste anche il mercato dei cambi, detto anche Forex (“Foreign Exchange Market”). Il Forex è un mercato valutario OTC (Over-The-Counter), quindi non regolamentato e decentralizzato. Gli investitori preferiscono investire/utilizzare valute diverse da quelle locali quando ci sono ragioni regolamentari particolari, come controlli troppo stringenti sulla valuta locale fuori dal Paese d’origine.
Il mercato dei cambi nasce negli anni 70’, perché prima del 1971 le valute erano regolate dall’accordo di “Bretton Woods”. Tali accordi fissarono un tasso di cambio tra tutte le valute ed il dollaro e fissarono il tasso di cambio tra il dollaro e l’oro (35 dollari per oncia). Il Forex prende però piede negli anni ’80 con l’arrivo dei personal computer quando i movimenti internazionali di capitali ebbero un’accelerazione.