Salvatore Riina, detto da tutti Totò, nacque a Corleone, vicino Palermo, nel novembre del 1930. In carcere dal 1993 fino alla sua morte nel 2017, è stato uno degli elementi chiave dell’organizzazione criminale Cosa Nostra.
L’inizio
La prima detenzione Riina la scontò a 19 anni per aver ucciso un coetaneo. Dopo sei anni di carcere si mise al servizio di un boss della mafia siciliana, Luciano Liggio, con il quale scatenò quella che è stata poi conosciuta come guerra di mafia. Nel ’63 una nuova condanna lo portò a restare qualche altro anno in prigione e, quando venne scarcerato, riuscì a far perdere le sue tracce, iniziando una delle più durature latitanze della Storia italiana. Proprio in quegli anni Liggio venne arrestato e Riina poté farsi largo senza più limiti all’interno del clan dei Corleonesi.
L’ascesa
In poco tempo, dopo l’arresto di Liggio, Riina riuscì a diventare il capo indiscusso del suo gruppo criminale. Con la sua guida, crebbe il potere economico e finanziario dell’organizzazione grazie allo spaccio ed alla sistematica vittoria delle gare d’appalto nelle opere edilizie. Dopo l’omicidio di un noto rivale riuscì anche a concentrare nelle sue mani, progressivamente, il controllo di Cosa Nostra.
L’attacco allo Stato e la cattura
Omicidi, torture e sparizioni caratterizzarono tutta la sua latitanza, durante la quale Riina fece uccidere anche illustri rappresentanti dello Stato. Il 15 gennaio del 1993, nel centro di Palermo, il boss venne arrestato proprio all’angolo della villa nella quale aveva trascorso 25 anni di latitanza. Riina, al momento della cattura, era già condannato a due ergastoli.
La reclusione
Totò Riina venne rinchiuso nel carcere dell’Asinara, in Sardegna. Il boss mafioso sarà poi spostato a Marino del Tronto (Ascoli) e sottoposto al regime del carcere duro, previsto per chi commette gravi reati di mafia. Il 12 marzo del 2001 gli venne revocato l’isolamento, consentendogli così la possibilità di vedere altre persone nell’ora di libertà.
Il patrimonio di Riina
Sulle ricchezze di Totò Riina circolano più leggende che informazioni reali, tuttavia è fuori da ogni dubbio che il boss abbia raccolto miliardi delle vecchie lire (pari a centinaia di milioni di euro) nel corso della sua attività criminale.
Il patrimonio di Riina è andato probabilmente, in parte perduto dopo la sua cattura, avvenuta grazie al pentito Balduccio Di Maggio. Di Maggio ha anche aiutato gli inquirenti ad individuare una parte del tesoro del capo della mafia. Furono trovate in possesso del boss, spesso per mezzo di prestanome, e confiscate ricchezze per un ammontare di oltre cento miliardi di lire, fra contratti di proprietà di terreni agricoli, edifici di lusso, attività commerciali, quote in società immobiliari e libretti di risparmio.
La mappa del tesoro è stata ricostruita dopo lunghe indagini congiunte di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, che hanno radiografato tutti i patrimoni intestati a familiari e persone fidate di Totò Riina, possibili prestanome del boss. Furono sequestrati terreni alle sorelle del boss, alla cognata ed ai nipoti, i quali risultavano proprietari di grandi appezzamenti nella campagna di Corleone e San Giuseppe Iato. Gran parte del patrimonio confiscato a Riina fu proprio sotto forma di terreni. Tuttavia furono sequestrati anche anche negozi, magazzini, garage, uffici e decine di automobili .
Il patrimonio che si stima Totò Riina abbia accumulato è di 160 miliardi di lire, al tempo equivalenti a circa 160 milioni di euro, considerando quello che è stato confiscato.