Con una popolazione di circa 90 milioni e una crescita media annua del GDP superiore al 6.5% dal 1990 ad oggi, il Vietnam si colloca tra i paesi più interessanti della Penisola Indocinese. Nel solo ultimo anno, il suo GDP, ora pari a circa 240 miliardi di $, è cresciuto del 6.8% e il PIL pro capite è passato dai 1,500$ del 2010 ai 2,500$ di oggi. PricewaterhouseCoopers (PwC) prevede inoltre che il Vietnam continuerà a crescere ad una media annua del 5.1% tra il 2017 e il 2050, e diventerà quindi una delle prime 20 economie al mondo. Cosa ha reso possibile questa crescita?
Il perchè della crescita
Le politiche interne attuate da metà anni ’80, anni in cui il Vietnam era soggetto ad embargo da USA e stati Europei, hanno permesso di passare progressivamente dal modello statale sovietico ad un modello industriale basato sull’iniziativa privata, anche se ancora oggi i settori principali rimangono nelle mani dello stato, soprattutto le banche. Le politiche estere hanno dato il loro contributo: il Vietnam gode di accordi di libero scambio con i paesi dell’ASEAN, l’organizzazione internazionale simile alla nostra UE che ha creato un’area di libero scambio tra gli 11 paesi del Sud Est Asiatico. I paesi che fanno parte dell’ASEAN godono anche degli accordi di libero scambio che l’organizzazione ha con Cina, Sud Corea, India, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Il Vietnam sta attualmente negoziando anche l’ingresso nel TPP e un FTA (free-trade agreement) con l’UE, quest’ultimo non di semplice risoluzione per via degli obblighi in tema di diritti del lavoro a cui le compagnie vietnamite dovrebbero aderire.
L’economia del Vietnam
Il Vietnam è uno dei maggiori produttori nell’industria ittica, grazie al pangasio e ai crostacei, e nell’industria agricola, in cui si piazza come secondo produttore mondiale di caffè e tra i primi 5 per la produzione di riso. Il Vietnam gode anche di ricchi giacimenti petroliferi, gestiti dalla compagnia di bandiera PVN, e di carbone, gestiti da Vinacomin. Il basso costo del lavoro, inoltre, ha attirato diverse compagnie straniere per l’outsourcing del manifatturiero sia nel campo tecnologico, dove ovviamente compare Samsung che ha deciso di investire oltre 17 miliardi di $ negli ultimi 10 anni, sia nel campo tessile e delle calzature, di cui il Vietnam è il più grande esportatore tra i paesi dell’ASEAN con 44 miliardi di $ nel 2017. Anche il turismo è una risorsa sempre più importante, contando per il 7.5% del GDP con 23 miliardi di $ nel 2017. Da non perdere Hanoi, Sapa, Hoi An e Phu Quoc.
Finanza e investimenti
Investing: il Vietnam è considerato un paese speculativo dalle agenzie di rating S&P e Moody’s, con rating di BB- e B1 rispettivamente (contro un minimo rating di investment grade di BBB- e Baa3), a causa delle recenti bolle finanziarie e nel campo del real estate che hanno portato al non compimento di diverse opere anche nelle città principali. A questo si aggiungono le sempre più note tensioni con la Cina, il paese da cui il Vietnam importa di più, per il controllo del Mare Meridionale Cinese, e la corruzione del governo, il cui gradimento nel solo 2017 è calato da oltre il 53% a poco più del 42%, a causa delle sentenze di pena di morte a diversi ufficiali del governo precedente e dalla gestione massonica di un impianto burocratico obsoleto. Nonostante ciò, con un GDP per capita in costante aumento e un income disponibile ai consumi sempre maggiore, confermate dalle crescite annue dei ricavi nel retail (+11%) e nell’e-commerce (+25%), oltre all’aumento drastico nell’acquisto di automobili, cresciuto del 241% tra 2011 e 2017, e una progressiva indipendenza dall’impianto statale, grazie alla privatizzazione di alcune tra le maggiori compagnie vietnamite come Sabeco e Vinamilk, il Vietnam continua ad accumulare FDI (investimenti dall’estero) che oggi ammontano ad oltre 320 miliardi di $, il cui 58% è destinato al settore manifatturiero.
Pensi che il Vietnam possa essere un buon mercato per fare business? Oppure reputi che sia un mercato ancora troppo rischioso?