Il colosso nato dall’idea di Jeff Bezos continua imperterrito la sua ascesa nell’economia mondiale, conducendo le redini di un gioco di cui ormai è esperto. Ultima vittima della sua attività è la multinazionale Toys’R’Us, la maggiore catena di giocattoli americana. Lo sviluppo dell’e-commerce e la diffusione dei rivenditori discount, come Wal-Mart e Target, hanno annientato il regime concorrenziale, portando il chairman e CEO dell’azienda, Dave Brandon, a dichiarare bancarotta avvalendosi del Chapter 11. Quest’ultimo è l’equivalente della procedura di amministrazione delle imprese in crisi prevista dai nostri codici. Tale misura non è casuale, visto che già da tempo aleggiavano opinioni negative sulla situazione finaziaria di Toys’R’Us, tanto da condurre S&P e Fitch a tagliare le valutazioni sulla società. Nonostante negli altri continenti i negozi continuino ad essere profittevoli e ad operare come sempre, quello di Toys’R’Us rappresenta uno dei più grandi fallimenti di sempre nel retail Usa. Si tratta del crollo di una società proprietaria di una catena che vanta 1600 punti vendita nel mondo e circa 65mila dipendenti. Gli altri enti parte dell’azienda stanno ora puntando alla copertura del debito di 400 milioni di dollari, con scadenza nel 2018, attraverso il finanziamento di 3 miliardi di dollari, ottenuto nell’ambito del Chapter 11, da un consorzio di creditori guidato da JP Morgan.
Le difficoltà sono state registrate da quando Toys’R’Us è stata acquistata nel 2005 per 6,6 miliardi di dollari dai fondi di investimento Vornado Realty Trust, KKr e Bain Capital. Un’acquisizione che non è riuscita a rilanciare la società, al contrario appesantendola di un fardello insostenibile. I nuovi fondi entrarono nel capitale caricando la catena di debiti, con un meccanismo che in Italia ha mandato gambe all’aria la Seat Pagine Gialle. Il capitombolo della multinazionale dei giocattoli è figlio di una delle tipiche operazioni del periodo pre-crisi, quella del Leverage buy out. Toys’R’Us, che nel 2005 aveva debiti a lungo termine per circa 1,8 miliardi di dollari ed un patrimonio di 4 miliardi, si è ritrovata nel 2006 con il peso di 5 miliardi di debiti e con il patrimonio in costante calo.