Il risparmiatore medio si avvicina ai mercati finanziari principalmente per una ragione: trarne un profitto. Non importa quali siano i motivi che lo spingono a rivolgersi ai mercati borsistici (acquistare un’auto nuova, pagare gli studi dei propri figli o, più semplicemente, arrotondare lo stipendio), la finalità è sempre quella di incrementare i propri risparmi. Esistono due modi affinché ciò accada: investire o fare trading.
Due definizioni molto simili
Qualcuno potrebbe pensare che investire e fare trading siano la stessa cosa. In effetti non stiamo parlando di due mondi lontani tra loro, anzi. In un investimento si acquista un’attività che può essere un’azione, un’obbligazione, una materia prima o altro, con la speranza che il suo valore cresca in futuro al fine di ottenere un guadagno in conto capitale. L’attività di trading, invece, consiste nella compravendita a breve termine di strumenti finanziari con lo scopo di realizzare un guadagno derivante dalla differenza tra il prezzo incassato per la vendita e quello pagato per l’acquisto. Apparentemente non si percepiscono differenze sostanziali ma la logica che guida l’attività di trading è profondamente diversa da quella che accompagna l’attività di investimento.
L’orizzonte temporale
Uno degli aspetti cruciali che le distinguono è l’orizzonte temporale. Chi fa trading, infatti, è interessato alle variazioni a breve termine del prezzo di un titolo. Basti pensare che un trader compra e vende lo stesso titolo nell’arco della stessa giornata o addirittura a distanza di pochi minuti. Un trader, in poche parole, è uno speculatore. Un investitore, invece, agisce in un’ottica di medio-lungo periodo (cinque anni o più): questo significa che non guarda le oscillazioni che l’attività sottostante subisce durante l’arco dell’investimento perché è interessato al suo valore a scadenza. In altri termini, se si compra un’azione Apple, con l’aspettativa che aumenti di valore da qui a 5 anni, non ci si preoccuperà se il giorno seguente il suo prezzo sia diminuito. Diverso sarebbe il comportamento del trader che, di fronte alla stessa situazione, potrebbe decidere di vendere per non incorrere in ulteriori perdite, accettando di aver sbagliato le sue previsioni.
Il valore intrinseco
Un altro elemento che differenzia il trader dall’investitore è che il primo non è assolutamente interessato al valore di ciò che negozia. Non è importante che l’attività acquistata (venduta) abbia un prezzo inferiore (superiore) al suo valore intrinseco e, quindi, che abbia buoni margini di crescita (riduzione): l’unica cosa che conta è che il prezzo, in un periodo ragionevolmente breve, subisca una variazione positiva (negativa). Le variazioni di prezzo di un’azione, ad esempio, sono legate a circostanze anche slegate dal valore dell’azienda che l’ha emessa. Un’azione può diminuire di prezzo a causa di una crisi di settore che mina la fiducia degli operatori nella società emittente, anche nel caso in cui essa non fosse direttamente coinvolta dalla crisi stessa. Più in generale, nel breve periodo, sono le dinamiche della domanda e dell’offerta a governare le variazioni di prezzo di un titolo.
Due tipi di analisi diverse
Per chiarire il concetto, torniamo alla nostra azione Apple. Per decidere se acquistarla o meno un trader si affiderà principalmente all’analisi tecnica. Perciò analizzerà i grafici che mostrano l’andamento dei prezzi del titolo per capire quale sarà la sua tendenza (al rialzo o al ribasso). L’approccio dell’investitore è radicalmente diverso. Il suo obiettivo è quello di stimare il valore futuro dell’azienda sia attraverso l’analisi della situazione patrimoniale, economica e finanziaria, che guardando le prospettive di crescita della stessa. Oltre ad osservare i principali indici di bilancio, si focalizzerà sui piani di investimento che Apple intende realizzare nel futuro. L’investitore, quindi, andrà spesso alla ricerca di quelle società ritenute sottovalutate, che hanno flussi di ricavi o utili poco significativi ma con alto potenziale di crescita. Ora dovrebbe essere evidente come anche gli strumenti adottati da questi operatori non siano gli stessi: i trader fanno ricorso all’analisi tecnica mentre gli investitori all’analisi fondamentale (clicca qui per approfondire).
Monitorare gli investimenti
Sotto il profilo operativo c’è un ulteriore aspetto da considerare: l’attività di trading richiede un monitoraggio continuo, proprio perché il trader guadagna dalle minime oscillazioni del prezzo. Dopo aver comprato l’azione Apple, quindi, il trader deve seguire l’investimento in modo da approfittare subito di situazioni favorevoli (anche se le piattaforme di trading consentono di inoltrare ordini che impongono la vendita del titolo nel caso in cui scenda al di sotto di un determinato prezzo). Anche l’investitore deve monitorare i suoi investimenti, ma può farlo con una frequenza molto meno assidua: ciò non significa però che debba avere un atteggiamento passivo. Pertanto, qualora uno o più asset non soddisfino le sue aspettative, può modificare la composizione del proprio portafoglio al fine di migliorarne la redditività. Ad esempio, se l’azione Apple mostrasse una tendenza al ribasso in un certo periodo l’investitore potrebbe sostituirla con un’altra; in poche parole, si tratta di adeguare la composizione del portafoglio alle aspettative di breve termine in modo da sfruttare l’andamento del mercato. Questo processo è definito Asset Allocation Tattica.
Chiarite le differenze che sussistono tra investimento e trading, è bene specificare che si tratta in entrambi i casi di attività professionali. A molti sarà capitato di vedere su internet annunci pubblicitari di persone dall’aspetto rassicurante che garantiscono di ottenere facili guadagni giocando in Borsa: è bene diffidare. Non esistono “stregoni” o maghi della finanza in grado di guadagnare senza assumersi alcun rischio. La finanza si basa sul binomio rendimento-rischio: rendimenti elevati sono associati a livelli di rischio elevati. Il mercato non regala nulla. Perciò è possibile ottenere guadagni elevati, ma soltanto perché si è assunto un rischio altrettanto elevato e si può intuire che, se le cose andassero male, si maturerebbero perdite della stessa misura.
Per questo è fondamentale conoscere gli strumenti finanziari che si acquistano: soltanto così si è consapevoli del rischio a cui si va incontro. Sia fare trading che investire richiedono attività preliminari; la consulenza di un professionista aiuta nella scelta dei prodotti e nel definire un’opportuna strategia di diversificazione, essenziale per ridurre il rischio. Ciò non vuol dire che il fai-da-te sia da demonizzare, ma non si deve neanche pensare che il successo di un investimento sia attribuibile alla fortuna. Chi è interessato può approfondire le tematiche riguardanti la costruzione e la gestione di un portafoglio di investimento.