A tutti nella vita sarà capitato di avere un’idea, almeno ai propri occhi, brillante e rivoluzionaria. Qualcosa che non è ancora stato inventato, che farebbe comodo nella vita di tutti i giorni. In tanti però non credono abbastanza in questa idea e fanno morire quel sogno. Nel peggiore dei casi vedono addirittura quell’intuizione prendere forma e spopolare sul mercato per opera di terzi. Con il boom delle app e delle start-up questo accade sempre più spesso e sono molte le persone ad aver abbandonato il proprio posto di lavoro per inseguire il proprio sogno, diffondendolo e attirando persone pronte a lavorare per renderlo realtà, così come investitori che lo sostengano economicamente. Ma spesso quello che vale più di tutto in un business rimane sempre l’idea iniziale, un bene immateriale che rimane vivo nella maggioranza delle volte in un brevetto, ovvero un titolo giuridico che ne attesti l’esistenza, la proprietà, lo sfruttamento e la tutela.
La verifica dell’esistenza, una fase di vitale importanza
Una volta che l’idea prende forma, anche solo tramite un disegno o una descrizione delle funzionalità, una domanda che dovrebbero farsi tutti gli aspiranti inventori è se esiste già un prodotto o un brevetto simile. La sola assenza del prodotto dal mercato non da la certezza che non sia stato depositato un brevetto, molto spesso capita che in assenza o in attesa di finanziamenti si provvede in primis a difendere l’idea e poi solo successivamente a creare una start-up o impresa che sfrutta il brevetto, creando un vero e proprio monopolio temporaneo. Quindi la prima cosa da fare è la verifica dell’originalità tramite un’indagine preliminare effettuata da persone qualificate, come avvocati specializzati in IP (intellectual property) attraverso la ricerca su banche dati come ad esempio:
- Banca dati dei depositi nazionali di proprietà intellettuale;
- Database dei brevetti nazionali;
- Banche dati internazionali.
Ci sono motori di ricerca che permettono, tramite l’inserimento di parole chiave, di ridurre le enormità di dati e ad esaminare meno possibili target e di evitare di compiere violazioni di brevetti che comportano non poche conseguenze economiche. Tra i casi più recenti (Dicembre 2018) Qualcomm vs Apple (violazione del brevetto per risparmiare energia sui dispositivi smartphone), che vede le vendite e l’import di Iphone 7 e 8 bloccate in Germania, nonchè altre problematiche in Cina. Le sanzioni per violazione di brevetto sono di importi rilevanti, basta veramente poco a far aumentare gli zeri della cifra da versare, vediamo il caso Smartflash vs Apple (Febbario 2018) dove si rivendicavano 3 funzionalità di iTunes già precedentemente depositate da Smartflash, inosservanza che è costata circa 530 milioni di dollari.
L’accordo di non divulgazione
La regola d’oro in questo ambito è avere riservatezza. Sarà per molti motivi indispensabile comunicare l’idea a professionisti, come per esempio tecnici per le redazione di documenti necessari per il deposito del brevetto, per questo è necessario proteggersi tramite un accordo di non divulgazione firmato tra le parti, in modo tale da proteggere la proprietà dell’idea, che viene tutelata da un accordo di riservatezza ancor prima di un eventuale deposito di brevetto. È indispensabile la predisposizione di accordo, poiché fa fede fino a querela del falso. Ricordiamo Facebook a cui fu rivendicata la proprietà da parte dei fratelli Winklevoss, accolta parzialmente per un indennizzo di 65 milioni di dollari a fronte dei 600 richiesti, questo perché il furto di proprietà intellettuale era solo parziale e per la presenza di poche prove documentabili, tra queste messaggi e mail in cui non vi era nulla di dettagliato sul funzionamento di quello che doveva essere HarvardConnection.com.
Brevetti, procedura e costi
Il brevetto è un titolo giuridico che conferisce al titolare un diritto di sfruttamento esclusivo dell’invenzione, su un determinato territorio e per un periodo stabilito, vietando l’utilizzo ad altre parti in caso di mancata autorizzazione o di mancata cessione a terzi. La procedura di concessione del brevetto cambia da stato a stato, generalmente l’ufficio brevetti e marchi verifica i requisiti richiesti per la brevettabilità (es: liceità), in altri stati invece è l’inventore a dare prova di questi requisiti, tuttavia teniamo presente che in caso di controversie avviene un riesame da parte del giudice, quasi sempre avvalendosi di periti tecnici indipendenti.
È indispensabile che il brevetto sia scritto da professionisti, anche se la legge non lo impone, per via della difficile stesura è praticamente obbligatorio recarsi da esperti.
Le parti principali sono:
1) titolo;
2) descrizione tecnica (redatta in genere da professionisti tecnici come ingegneri);
3) rivendicazioni (area più complessa, in genere redatta da legali);
4) riassunto;
5) disegni tecnici.
I costi cambiano da stato a stato e dipendono dal tipo di brevetto e dalla lunghezze del documento che viene depositato, prendiamo in considerazione il caso italiano di un deposito di brevetto per invenzione:
- Onorari professionali degli esperti incaricati;
- Se il deposito è telematico tassa di 50 euro se cartaceo dai 120 ai 600 in relazione alla lunghezza;
- 45 euro per ogni rivendicazione oltre alla decima;
- Tassa di ricerca di 200 euro per l’ufficio brevetti europeo, essa può essere evitata con il deposito di un documento contenente tutte le rivendicazioni in lingua inglese.
- Eventuali indagini di ricerca preventiva di brevetti simili (dipendono da chi le esegue e se viene richiesta)
Alcune boutique legali offrono pacchetti completi che variano dai 1500 ai 2500 euro o più in base alla complessità, a cui aggiungere altri oneri (CNA 4%) tasse e diritti camerali di deposito (70 euro) ed IVA.
Per mantenere un brevetto in vita sono necessarie altre spese di mantenimento, i primi 5 anni sono contenuti nell’imposta di deposito, in seguito i depositi dovranno essere annuali e crescenti in misura degli anni.
Fonti: Studiomarchiebrevetti; Ufficio italiano brevetti e marchi; wikipedia; webnews.it