La diciassettesima legislatura, durata cinque anni e attraversata da tre differenti governi, presieduti rispettivamente da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, è giunta al termine lo scorso 28 dicembre 2017. Tramite l’articolo 70 della nostra Costituzione, il presidente Mattarella ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere e fissato le nuove elezioni in data 4 marzo 2018. Scaduti lo scorso 23 gennaio i termini massimi, ricusazioni comprese, per il deposito dei simboli e delle coalizioni costituite, si denota un quadro politico in cui numerosi sono i partiti in corsa per una poltrona a Palazzo Chigi; tra i cosiddetti “maggiori” e “minori” la scelta è veramente ampia e le agende politiche di ciascuno di essi sono ricche di progetti che puntano ad offrire nuova linfa al futuro politico italiano. Concentrandosi sulle politiche economiche che ciascuno dei gruppi attualmente in corsa propone si possono intravedere differenze sostanziali date dalle diversità strutturali dei vari partiti e movimenti.
Partito Democratico
Uno tra i principali concorrenti di queste elezioni sarà il Partito Democratico, sostenuto da una coalizione di altri quattro gruppi e guidato ancora una volta dal segretario Matteo Renzi. Il PD vuole continuare la strada intrapresa in questo quinquennio riproponendo il bonus Irpef di 80 euro, precedentemente destinato solo per lavoratori con guadagni fino a 26.000 euro, anche a famiglie con figli o in procinto di averne, al fine di favorire lo sviluppo demografico. Inoltre, fiero dei risultati ottenuti col precedente Jobs Act, l’ex premier ne propone un secondo all’insegna della decontribuzione, con un piano speciale per il ricollocamento di chi perde il lavoro dopo i 50 anni. Accompagnando tutto ciò con l’ipotesi di una riforma fiscale costruita sulla progressività del reddito, Renzi ritiene plausibile raggiungere l’occupazione stabile di un’alta percentuale di lavoratori attualmente inoccupati.
I democratici si muovono inoltre nel settore dell’ecosostenibilità, proponendo un potenziamento dell’Eco-bonus e la decarbonizzazione totale della nostra economia entro il 2050; obiettivo correlato è quello di rimanere di ben 0.5 °C al di sotto del tetto massimo di 2° imposto dall’Accordo di Parigi sottoscritto nel 2015. Infine una proposta avanzata di recente e già attaccata da numerose critiche è quella di abolire definitivamente il canone Rai e sopperire al vuoto di gettito sfruttando risorse provenienti dall’incremento dei costi pubblicitari.
Forza Italia
Un’idea invece assai controbattuta da più fazioni politiche, ma strenuamente caldeggiata dalla coalizione di centrodestra e da Silvio Berlusconi in particolare, è quella della flat tax; essa consisterebbe in un’imposta con aliquota unica, in cui la percentuale pagata da ciascun contribuente sarebbe fissa e non più crescente all’aumentare dell’imponibile: ciò significa che la tassa sul reddito imposta a ciascun cittadino sarebbe la stessa per tutti. Stando alle dichiarazioni degli esponenti del centrodestra, una misura di questo tipo porterebbe ad infliggere un duro colpo all’evasione fiscale: la motivazione data è che gli attuali evasori si sentirebbero disincentivati ad infrangere la legge, sapendo che la stessa si farebbe garante dei loro privilegi. Il Cavaliere inoltre, mirando al voto degli anziani, propone per essi una pensione minima di 1000 euro, istituendola tramite un nuovo ministero ad hoc definito “della terza età”. In maniera assai simile a quanto ideato per gli over 70, il Cavaliere intende anche proporre una sorta di “reddito di dignità” nei confronti delle famiglie più indigenti, garantendo anche a queste un assegno sempre di 1000 euro, incrementato ulteriormente nel caso in cui vi siano minori a carico. Un ultimo obiettivo in cui anche l’ex premier si è impegnato riguarda le politiche circa il lavoro giovanile: egli propone sgravi fiscali per le aziende che assumono i giovani con contratti di apprendistato o di impiego per tre anni almeno.
Lega
Appare invece discordante la voce di Matteo Salvini all’interno della coalizione di centrodestra; egli rifiuta, infatti, le proposte riguardanti redditi provenienti da aiuti di Stato, chiedendo invece manovre economiche volte a potenziare le opportunità di lavoro e a garantire una maggiore mobilità. Proprio a tal fine il leader della Lega propone l’abolizione della legge Fornero, ideata nel 2010 come freno alla devastante crisi del periodo. Secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, essa varrà circa 1 punto percentuale di PIL nel decennio 2020-2030; la suddetta riforma è stata spesso oggetto di critiche poiché l’età pensionabile è stata aumentata a 65 anni e cresce con l’aumentare delle aspettative di vita. L’obiettivo principale di Salvini è quello di giungere alla “quota 41”, età ritenuta limite di dignità per l’età pensionabile.
Un curioso punto proposto dal leader della Lega, inoltre, è quello legato alla politica monetaria: Salvini ha esplicitamente rinunciato all’idea di abbandonare l’euro, proponendo invece una maggiore sovranità economica e la possibilità di affrontare l’Unione europea al fine di ottenere una più alta libertà in ambito decisionale.
Movimento 5 Stelle
L’ultimo partito maggiore di cui tratteremo è il Movimento 5 Stelle; sostenuto sin dalla sua fondazione dal leader Beppe Grillo e guidato dal candidato premier Luigi Di Maio, esso propone una sorta di abolizione generale di circa 400 leggi al fine di permettere uno snellimento burocratico. Al pari della Lega, il M5S ha tra gli obiettivi l’abolizione della riforma Fornero e il raggiungimento della quota 41; sempre in ambito lavorativo punta a farsi carico del problema della disoccupazione attraverso un ampio incentivo per riformare i centri di impiego, propoponendo un investimento di circa 2 miliardi di euro per favorire l’incontro tra lavoratori e imprese. Ulteriore proposta, simile a quella del centrodestra, è la garanzia di una pensione di cittadinanza minima di circa 780 euro (1170 nel caso di una coppia).
Il partito pentastellato vede inoltre come punto centrale del proprio programma quello di ridurre drasticamente le tasse sia per privati, tramite un progressivo taglio dell’Irpef, che per le imprese, riducendo il cuneo fiscale dovuto in buona parte all’Irap. Al fine di favorire lo sviluppo di settori strategici per il futuro, quali innovazione, energie rinnovabili e banda ultra larga, vi è l’idea di un maxi-investimento da 50 miliardi di euro scanditi nei prossimi anni. Altri 17 miliardi verrebbero assegnati alle famiglie con figli e anziani a carico tramite rimborsi spese e possibilità di detrazione per le assunzioni di colf e badanti.
Liberi e Uguali
Un ultimo partito che, sebbene nato recentemente, sta vivendo una progressiva ma costante crescita è Liberi e Uguali, guidato dal Presidente del Senato Piero Grasso. Ciecamente convinto della necessità di riformulare la progressività della tassazione, Liberi e Uguali si propone di trattare la spinosa questione della distribuzione della ricchezza attraverso una maggiorazione dell’imposta per i redditi più elevati; inoltre un cardine del programma è legato alla volontà di attuare una vasta battaglia contro l’evasione fiscale, al fine di ridurre il debito pubblico senza manovre che colpiscano i privati cittadini. Conseguentemente a quanto detto, Grasso intende migliorare la struttura del welfare incentivando la sanità pubblica e liberalizzando l’accesso universitario per renderlo gratuito, favorendo così un maggior interesse da parte dei giovani nel proseguire la carriera scolastica successivamente alla conclusione del secondo ciclo di studi.
L’indagine di Credit Suisse
L’insieme di idee avanzate dai vari partiti è davvero vasto. Per facilitare l’elettore nella comprensione di queste grandi dinamiche, Credit Suisse ha realizzato un’indagine (riportata da Il Foglio a questo link, dati a pag. 10) analizzando trasversalmente i dati di tutte queste proposte e le conseguenze che avrebbero sull’economia italiana se attuate senza ridimensionamenti. Il risultato ottenuto è il seguente: Forza Italia e la sua coalizione sono il partito ad aver preventivato la più alta spesa, tra i 104 e 130 miliardi di euro (dal 6,5 all’8,1% del PIL); a seguire vi è il Movimento 5 Stelle, con una cifra tra 53 e 59 miliardi di euro (corrispondente al 3-4% del PIL); infine troviamo il Partito Democratico il quale, con una spesa compresa tra i 18 e 21 miliardi di euro (pari all’1% del PIL), è ritenuto quello con le promesse più ragionevoli dallo stesso istituto di credito, che ne ha lodato le proposte in una nota del documento.