Le tecnologie riutilizzabili
I vettori comunemente in uso in campo aerospaziale sono di tipo ELV – expendable launch vehicle ovvero “veicolo di lancio sacrificabile” – intendendo con tale espressione che i componenti utilizzati per il lancio, cioè gli stadi, i motori e il contenitore del carico, sono prodotti per un solo viaggio, in quanto vengono persi dopo il lancio. Esiste però anche la categoria RLV – reusable launch vehicle, “veicolo di lancio riutilizzabile” -, in cui una parte del sistema di lancio viene recuperata per un nuovo uso. Un esempio di tale classe è lo Space Shuttle della NASA.
Nel 2011, con l’intento di sviluppare tecnologie riutilizzabili, viene avviato lo SpaceX reusable launch system development program. L’azienda lavora con l’obiettivo a lungo termine di recuperare il primo stadio di un vettore nel giro di minuti dal lancio ed il secondo entro 24 ore dallo stesso.
Diversi fallimenti si susseguono, finché, il 21 dicembre 2015, SpaceX ottiene con successo la discesa controllata e l’atterraggio verticale del primo stadio del Falcon 9 nei pressi della zona di lancio. L’8 aprile 2016 avviene il primo atterraggio di successo su una nave-drone posizionata a 300 km dalle coste della Florida.
Ad oggi SpaceX ha recuperato sei stadi in altrettante missioni e ritiene che, se lo sviluppo della tecnologia riutilizzabile andrà a buon fine, il costo dei lanci potrebbe scendere verosimilmente a 5-7 milioni, raggiungendo ampiamente l’ambita soglia del 10% del costo attuale.
Volume di affari
Elon Musk ha investito 100 milioni provenienti dal suo capitale personale per costituire SpaceX.
A dicembre 2008 la compagnia ha stipulato un contratto da 1.6 miliardi con la NASA per sostituire lo Space Shuttle nelle missioni di rifornimento della ISS; nel 2014 viene firmato un nuovo accordo da 2.6 miliardi con l’ente spaziale americano per il trasporto di astronauti, progetto sul quale l’azienda lavora da tempo.Numerosi sono anche i contratti di trasporto stipulati con compagnie private nel campo delle telecomunicazioni.
Nel gennaio 2015 l’8.33% dell’azienda viene ceduta a Google, il gigante di internet, e Fidelity, fondo di investimenti privato con sede a Boston e interessato a compagnie tecnologiche emergenti, per un miliardo di dollari. Il valore di SpaceX può essere quindi stimato a 12 miliardi.
Musk non ha intenzione di effettuare un’offerta pubblica iniziale di SpaceX per i prossimi anni in quanto teme il rischio che la compagnia sia assoggettata alle speculazioni a breve termine degli investitori.
Attualmente l’azienda, per cui lavorano più di cinquemila impiegati, ha in calendario almeno 70 lanci per un valore complessivo che supera i 10 miliardi di dollari.
Il viaggio verso Marte
Uno dei progetti attivi di SpaceX è il cosiddetto Interplanetary Transport System, programma per lo sviluppo di mezzi ed infrastrutture volte a portare l’uomo su Marte. Il primo passo potrebbe essere il lancio del Red Dragon – versione modificata del veicolo ora in uso – tramite il Falcon Heavy, previsto per il 2018.
Il 27 settembre 2016, nel suo intervento Making Humans a Multiplanetary Species presso l’International Astronautical Congress, tenutosi a Guadalajara, in Messico, Elon Musk ha illustrato le sfide tecniche che dovranno essere risolte negli anni per poter stabilire una colonia permanente su Marte, invitando alla collaborazione le industrie, i governi e la comunità scientifica.
L’impresa è, naturalmente, molto complessa: sono necessari lanciatori e veicoli riutilizzabili, infrastrutture per il lancio e l’atterraggio a terra, tecniche per il trasferimento di carburante in orbita, tecnologie per sostenere la vita sul Pianeta rosso. Secondo il parere di Musk sarebbe necessario un investimento da parte delle aziende e dei governi di almeno 10 miliardi per dare vita al progetto.
Come annunciato durante il congresso, SpaceX sta lavorando ad un mezzo in grado di trasportare un equipaggio di 100 persone. Dopo il lancio, il vettore lascerà in un’orbita temporanea la capsula diretta su Marte contenente le persone ed i materiali, quindi atterrerà e, dopo un rifornimento di carburante, partirà di nuovo per raggiungere la capsula, permettendole di proseguire il viaggio.
Fondamentali sono le ricerche che l’azienda sta effettuando nel campo dei sistemi riutilizzabili: infatti l’uso ripetuto del lanciatore, del serbatoio di carburante e della capsula abbatterebbe il costo di un singolo viaggio portandolo a 140 mila dollari per tonnellata. Il costo di una tratta per i passeggeri volenterosi di mettere piede sul pianeta potrebbe aggirarsi invece sui 200 mila dollari.
Musk ritiene possibile popolare Marte con un milione di abitanti nel giro di 40-100 anni ed aspira ad effettuare il primo lancio tra meno di un decennio, nel 2024.
Concludiamo con le parole di Musk: «I want to die on Mars. Just not on impact» (“Voglio morire su Marte. Semplicemente non nell’impatto”). Vedremo se riuscirà a realizzare il suo sogno.