Il welfare state indica l’insieme di tutte le misure messe in pratica da un governo al fine di garantire un livello minimo di benessere alla popolazione. Questi interventi possono essere sotto forma di aiuti economici, come sussidi e buoni pasto, o di servizi offerti in modo diretto dallo Stato, come ospedali pubblici e pulizia delle strade. Ogni Paese ha una sua struttura di welfare peculiare ma, considerando i principi e l’impostazione di base, è possibile dividerli in tre grandi gruppi: socialdemocratici, corporativisti ed anglosassoni. I primi hanno come maggiori esponenti gli Stati scandinavi, i secondi Giappone, Europa del sud ed Europa continentale, mentre i terzi Regno Unito, USA e Svizzera. Tuttavia, pur privilegiando l’una o l’altra impostazione di base, nella realtà si osservano sempre sistemi più o meno misti.
L’origine del welfare
Nel XXI secolo i sistemi di welfare sono presenti in quasi tutti i Paesi del mondo. Tuttavia, essi sono abbastanza recenti dal punto di vista storico. Le prime istituzioni governative finalizzate a garantire un minimo livello di benessere risalgono alla Germania di fine XIX secolo, durante il governo di Otto von Bismark. Si trattava, in particolare, di programmi a tutela dei salariati in caso di incidenti sul lavoro o problemi di salute. Questi erano stati creati soprattutto nell’ottica di proteggere l’ordine politico, a fronte dei sempre più forti e numerosi movimenti socialisti. Sarà necessario aspettare fino agli anni ’60 del ‘900 per vedere politiche analoghe, pur nella loro eterogeneità, attuate in tutto il mondo occidentale.
I sistemi corporativisti
I sistemi di welfare classificabili come corporativisti sono stati i primi a comparire in ordine di tempo. Il nome deriva dal fatto che gli aiuti governativi sono molto legati alla professione, ed al reddito, degli eventuali beneficiari, rendendo così possibile porlo in analogia con le corporazioni medievali. I sindacati, infatti, si rivolgono nelle loro rivendicazioni più alla politica che alle aziende, fungendo da rappresentanti dei lavoratori nelle istituzioni pubbliche.
Le azioni del welfare corporativista sono finalizzate soprattutto ad aiutare ogni cittadino a mantenere il proprio status economico, più che a migliorarlo. Infatti, i sistemi corporativisti sono anche detti conservatori o di assicurazione sociale. Il governo aiuta soprattutto nel caso di avversità impreviste, come incidenti, malattie o perdita del lavoro, e garantisce agli anziani pensioni proporzionate al loro reddito da lavoratori, attraverso un sistema di contributi pagati ad enti pubblici. Questi modelli di welfare, inoltre, tendono ad offrire un forte supporto alle famiglie con figli. I maggiori esponenti del gruppo corporativista sono Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Spagna, Giappone, Austria e Turchia.
I sistemi socialdemocratici
I Paesi con un welfare classificabile come socialdemocratico fondano le loro politiche sociali sulla realizzazione della massima equità possibile fra i cittadini. Questo implica importanti azioni mirate alla distribuzione della ricchezza, con una tassazione molto progressiva e grosse sovvenzioni per studenti ed imprese nascenti.
I Paesi socialdemocratici tendono ad avere un PIL pro-capite più alto di quelli corporativisti. Così, nonostante il maggior livello di spesa, essi non mostrano una maggiore incidenza del costo per il welfare sul PIL generale. I maggiori Stati di questo insieme sono Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia e Islanda.
I sistemi anglosassoni
Il welfare di stampo anglosassone, o liberale, tende ad essere molto limitato e richiede un livello di spesa pubblica minimo. Esso punta ad aiutare solo le persone con redditi molto bassi, che hanno concrete difficoltà di sopravvivenza. Nei sistemi di questo tipo lo Stato offre soprattutto sussidi economici ed i servizi pubblici diretti sono pochi. La maggior parte dei cittadini, per proteggersi da problemi imprevisti, deve avere delle assicurazioni che, comunque, sono spesso incluse, come benefit, nei contratti di lavoro delle aziende. Anche il sistema pensionistico è affidato soprattutto a fondi privati, spesso gestiti dagli enti datori di lavoro o dai sindacati.
Nei Paesi anglosassoni il PIL il pro-capite è alto, con gran parte dei cittadini in grado di provvedere in autonomia ai propri bisogni. I maggiori esponenti di questo gruppo sono Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera e Irlanda.