La Yakuza, famigerata organizzazione criminale giapponese, è nata apartire dal 1700. Un gruppo all’epoca chiamato Tekiya iniziò a praticare i primi atti di violenza sistematica per conto di piccoli artigiani. Nel frattempo i Bakuto (che avevano affari nel gioco d’azzardo, dichiarato fuorilegge) si organizzarono in gruppi armati di mutuo soccorso. Nel tempo i due gruppi illegali si unirono, andando a costituire delle vere associazioni a delinquere. Questi ottennero molto sostegno da parte del popolo, in quanto si ponevano spesso a difesa dei più poveri.
La Yakuza moderna
Dopo la Seconda Guerra Mondiale i membri della Yakuza erano stimati in un numero superiore a 102.000, divisi in 2.500 famiglie. Pur essendo molto cambiato il loro tipo di coinvolgimento nell’ambiente criminale rispetto al 1700, permangono alcuni rituali del tempo: i katana, tradizioni samurai d’iniziazione ed uno dei tratti distintivi più lampanti, i tatuaggi. Eseguiti con procedure antichissime, con canne di bambù e piccole punte di metallo, i membri sono obbligati a lasciarsi segni indelebili sul corpo con metodi molto dolorosi e costosi, rendendoli riconoscibili ovunque. Per attirare meno l’attenzione i tatuaggi del gruppo sono diventati più soft e meno evidenti nel XXI secolo.
Lo Yamaguchi-gumi
Il più grande clan all’interno della Yakuza è chiamato Yamaguchi-gumi, che conta più del 30% dei membri totali della mafia giapponese. Per il clan, come da tradizione, le attività benefiche sono all’ordine del giorno. Nel 2013, la famiglia della Yakuza ha pubblicato persino una sua rivista, la Yamaguchi-gumi Shinpo. Questa fu distribuita come messaggio per i membri per controbattere alla cattiva pubblicità che circondava l’organizzazione, a seguito di alcuni arresti.
Il codice della Yakuza
I membri della Yakuza presentano un definito codice d’onore. In esso i punti più importanti sono l’assoluto divieto di infatuarsi della moglie di un seguace, l’obbligo di riservatezza e la fedeltà incondizionata al proprio capo. Quest’ultima clausola è a tal punto severa da costringere gran parte dei membri ad amputarsi una falange o un intero dito (solitamente il mignolo) all’inizio del loro servizio, per provare la loro obbedienza. La tradizione deriva, come molte di quelle della Yakuza, dai samurai.
La Yakuza ha una struttura piramidale, con una gerarchia rigida quanto quella della mafia italiana. Le pochissime donne coinvolte nell’organizzazione sono chiamate ane-san, che significa sorelle maggiori,ed in teoria non possono ricoprire gli stessi ruoli di potere dei maschi.
Gli affari della mafia giapponese
Estorsione, riciclaggio di denaro, traffico di esseri umani, prostituzione, gioco d’azzardo, traffico di droga, armi e reati finanziari: il campionario dei crimini è quello di tutte le mafie. Poi ci sono le cosiddette attività semi-legali: agenzie di spettacolo, cambi valori, finanziarie ed holding. La Yakuza è conosciuta per l’ampio ricorso alla pratica illecita dell’insider trading, ovvero investire con a disposizione informazioni riservate sulle imprese, ottenute per mezzo di ricatti e corruzione.
Fra le attività illegali vi è una singolare forma di estorsione, conosciuta come sokaiya, che prevede l’intervento dei membri della Yakuza ai meeting delle grandi società, aggredendo il management ed il consiglio direttivo. L’organizzazione è anche ben introdotta nella politica giapponese, con diversi politici di alto profilo sospettati di aver avuto legami con essa. Un sistema tanto grande non può essere unitario.
La più grande delle famiglie, la Yamaguchi-gumi, fu fondata a Kobe nel 1915 come associazione di lavoratori portuali. Nel 1943 contava solo 25 membri, che nel XXI secolo sono diventati circa 30.000 in tutto il mondo.