Quando il corpo cerca di sconfiggere una malattia a combattere in prima linea nell’organismo ci sono gli anticorpi. Essi sono strutture in grado di specializzarsi in base al tipo di infezione e di restare spesso, ma non sempre, in circolo, assumendo una memoria particolare. In questo modo, chi ha avuto a che fare con una determinata infezione, o con il relativo vaccino, sviluppa un’immunità. Ciò che ci si chiede dopo mesi di pandemia Covid-19 è proprio se i milioni di contagiati abbiano sviluppato una memoria contro questo nemico. È nella speranza che sia così che aziende farmaceutiche di tutto il mondo si stanno armando con test sierologici, che vadano proprio alla ricerca di anticorpi specifici sviluppati dall’organismo per il coronavirus.
I governi sperano che i test sierologici possano essere una base per capire quando porre fine ai blocchi che stanno erodendo le economie globali. Infatti, essi possono servire per rilevare chi è già stato infettato, senza accorgersene, ed è guarito tramite la naturale reazione del sistema immunitario. Questo dovrebbe poter sciogliere il nodo, chiave in questa epidemia, dei contagiati detti asintomatici, ovvero con sintomi molto lievi, e dell’immunità di gregge.
Abbott in Italia
In Italia la vincitrice della gara indetta dal governo per la distribuzione dei test sierologici è stata la multinazionale statunitense Abbott, selezionata il 25 aprile fra le 72 aziende candidate. Essa ha annunciato che arriveranno nella Penisola oltre 4 milioni di test per gli anticorpi entro la fine di maggio. La sperimentazione partirà per gradi in base ai dati ISTAT ed Inail, che aiuteranno a definire dei campioni specifici di popolazione da analizzare. I parametri che verranno presi in considerazione per iniziare i test sul territorio saranno l’età, la provenienza geografica ed il profilo lavorativo.
Luigi Ambrosini, direttore generale della Abbott in Italia ha dichiarato che il test ha dimostrato in laboratorio specificità e sensibilità superiori al 99% a partire da 14 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, un’ottima percentuale per eliminare i falsi positivi e negativi. Inoltre, con l’analisi degli anticorpi, dovrebbe essere possibile anche rilevare chi ha già avuto il Covid-19, anche molto tempo prima, ed è guarito senza particolari complicazioni.
Anche Roche entra in campo
Nella produzione dei migliori test sierologici, oltre ad Abbott, c’è la casa farmaceutica svizzera Roche, con sede a Basilea. Essa si è impegnata a rendere disponibile il suo test anticorpale entro i primi giorni di maggio nei Paesi che accettano gli standard normativi europei CE. Entro giugno la società prevede di avviare la produzione per rendere disponibili milioni di test al mese, che potranno essere eseguiti grazie ad oltre 40.000 macchinari Roche installati in tutto il mondo.
L’italiana DiaSorin
Anche l’italiana DiaSorin, nonostante abbia perso la gara per i test in Italia, ha auto il via libera dalla Food and Drug Admistration (FDA), ente governativo statunitense che si occupa di regolamentare i prodotti farmaceutici negli USA. Il gruppo vercellese possiede 5.000 piattaforme utili per i test installate in tutto il mondo, di cui 500 nella Penisola, che possono processare 170 campioni all’ora.
Nonostante non abbia vinto la gara in Italia, la DiaSorin sta lavorando in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia e, dal 25 aprile, ha toccato i massimi storici in Borsa, con 165 euro per azione, grazie al via libera della FDA. Inoltre, nulla toglie che nel futuro possa ottenere altre commissioni dal governo italiano. Il gruppo DiaSorin è uno dei più grandi fornitori al mondo di test diagnostici, che la identificano come Specialista della Diagnostica in Vitro.