In un periodo di forte crisi come quello che sta interessando tutto il mondo a causa della pandemia da Covid-19, i comportamenti delle banche centrali per reggere e sostenere l’economia assumono ancor più fondamentale importanza. In attesa di metabolizzare il periodo ed il veloce susseguirsi di avvenimenti disastrosi che sono accaduti in poco meno di due mesi, la risposta delle istituzioni appare, secondo una prima analisi, fortemente limitata.
Lo shock che ha interessato quasi la totalità del globo è di difficile interpretazione: se è vero che questa crisi appare essere una crisi da domanda, è anche vero che le caratteristiche che lasciano presagire che sia una crisi scaturita dal lato dell’offerta non mancano. Ad essere stata colpita fino ad ora è l’offerta di beni e servizi proposta sul mercato, dovuto ad un clima di produzione internazionale frammentata, ma anche la domanda appare debole, con una diminuzione di consumi; la domanda su come le banche centrali possano intervenire sorge spontanea. Questo risulta essere un interrogativo al quale, al momento, non si trova risposta, aumentando le perplessità riguardo una effettiva efficacia delle politiche di espansione della domanda.
La politica monetaria adottata dalla Federal Reserve
La Federal Reserve, già da diversi giorni e dopo numerose pressioni esercitate dal presidente USA Donald Trump, ha deciso di tagliare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portandoli ad un valore tra l’1% e 1.25% al fine di sostenere l’economia. Il presidente della banca Jerome Powell ha inoltre sottolineato che, qualora ce ne fosse bisogno, sarebbe pronto nelle prossime settimane a tagliare ulteriormente i tassi di interesse di un quarto di punto portandoli ad un valore ancor più vicino all’1%. Inoltre, Powell ha annunciato un investimento di 1.500 miliardi di dollari che andrà ad ampliare il già importante bilancio di 4.200 miliardi di dollari allocati nel portafoglio degli asset della Fed. Il motivo del nuovo quantitative easing americano è imputabile ai rovinosi risultati di Borsa delle ultime settimane.
La politica monetaria intrapresa dalla Bank Of England
Anche la Bank Of England ha deciso di effettuare un tasso ai tassi di interesse di 50 punti per la prima volta dopo l’agosto del 2016 post-referendum, portandoli al minimo storico dello 0.25% dal precedente 0.75%. Le azioni intraprese dalla BoE hanno lo scopo di aiutare le imprese e le famiglie del Regno Unito, ed il governatore Mark Carney ha rassicurato tutti dichiarando che non c’è motivo per cui si verifichi nuovamente una situazione come quella verificatasi nel 2008 a causa della grande crisi, rassicurazioni che sono arrivate anche dal suo successore Andrew Bailey. Il piano attuato dalla BoE vale oltre l’1% del PIL, e prevede fino a 190 miliardi di sterline per consentire alle imprese di ottenere prestiti agevolati a tasso zero, e 100 miliardi di sterline per le piccole e medie imprese.
Le mosse della Bank Of Japan
Anche la Bank Of Japan si è detta pronta ad introdurre nuove misure per stimolare l’economia e contrastare il Coronavirus, qualora ciò venga ritenuto necessario. La BoJ potrebbe decidere di predisporre un programma di prestiti per le imprese. La banca centrale giapponese ha già avviato un programma di acquisti straordinario dei titoli di stato, che si aggiunge alla possibilità di fare acquisti sui mercati per stabilizzarli.
Le scelte della BCE
La BCE, infine, ha deciso di adottare misure in grado di contenere gli effetti del virus. Oltre ai dettagli di politica monetaria di cui abbiamo parlato ieri, c’è da sottolineare la dichiarazione da parte della Governatrice Christine Lagarde fatta durante l’usuale conferenza stampa successiva alla riunione mensile. La Lagarde ha suscitato forti reazioni da parte di osservatori economici e da tutta la politica italiana quando ha detto che le azioni della Banca Centrale Europea non sono volte a chiudere gli Spread, spingendo molti a credere che l’Italia verrà lasciata a sé stessa dal punto di vista monetario. In un momento di forte crisi economica, tale dichiarazione ha spinto i mercati al ribasso, portando alla chiusura della peggiore giornata di negoziazione della storia del FTSE MiB, con un calo del -16.92%.