La batteria nucleare di nano diamanti è una nuova tecnologia, teorizzata per la prima volta dai ricercatori dell’Università di Bristol nel 2016. L’idea è che ponendo del materiale radioattivo, in particolare scorie nucleari, dentro un involucro composto da una rete di nano diamanti sarebbe possibile sfruttare le radiazioni per produrre energia. I diamanti, infatti, riescono a schermare del tutto le emissioni di particelle ma, allo stesso tempo, sono degli eccellenti conduttori di calore. Le radiazioni schermate scalderebbero l’involucro, producendo energia fino al decadimento delle scorie nucleari all’interno.
Lo sviluppo
Nel 2019, allo scopo di sviluppare la nuova tecnologia, è stata fondata la Nano Diamond Battery (NDB), start-up con sede a San Francisco. L’azienda non ha ancora diffuso dati sui risultati del suo lavoro ma, a inizio 2021, ha promesso di presentare il primo prototipo funzionante entro il 2023, uno smartwatch alimentato dalla batteria nucleare. Il prodotto dovrebbe anche essere lanciato sul mercato ma, come anticipato dalla stessa società, non sarà accessibile al grande pubblico.
Le potenzialità e i limiti
La batteria di nano diamanti potrebbe alimentare dispositivi elettronici senza dover mai essere sostituita. Questo la renderebbe molto preziosa soprattutto in campo medico ed aerospaziale, con la possibilità di alimentare dispositivi come i pacemaker cardiaci e satelliti.Tuttavia, non è possibile usarla per generare grossi flussi di energia.
Anche se potrebbe, in teoria, essere usata per oggetti della vita quotidiana, come gli smartphone, secondo NDB sarebbe pericoloso se questa tecnologia acquisisse diffusione di massa. Infatti, sebbene la batteria sia molto resistente, è comunque possibile romperla causando una fuga di radiazioni. Inoltre, tanti potrebbero gettare, come già avviene con i rifiuti speciali, gli apparecchi guasti, con materiale radioattivo al loro interno, nella normale spazzatura.