Il futuro dei mercati finanziari sarà nell’ecosostenibilità, le aziende che trascurano tale aspetto saranno sempre più penalizzate negli anni. A scriverlo è stato il CEO e co-fondatore di BlackRock, Larry Fink, il 14 gennaio 2020 in due lettere, una per i clienti del fondo d’investimento e l’altra per i CEO delle società di cui esso è azionista. Non si tratta di una presa di coscienza da parte della maggiore realtà mondiale nel settore dell’asset managment, non si tratta di una scelta etica, ma di una previsione a partire dalla realtà attuale. Secondo Larry Fink ed i suoi analisti le società che non investono nella sostenibilità ambientale saranno molto sfavorite, in media, rispetto a quelle che lo fanno nel medio-lungo periodo.
I motivi della presa di posizione
Le nuove tendenze degli investitori
Secondo Larry Fink non sarà possibile evitare di far fornte al cambiamento climatico sul piano economico, nè per le aziende, né per i governi né per gli azionisti. BlackRock osserva come ci sia da tempo una crescente tendenza a prediligere l’acquisto di azioni di aziende che mettono in atto politiche per la sostenibilità ambientale rispetto a quelle che non lo fanno. Questa tendenza secondo Fink, in particolare con le nuove generazioni, sarà destinata a crescere in maniera quasi esponenziale. Questo rappresenterà un vantaggio non da poco per le realtà più green.
Le incognite legali
Per Fink nel tempo sempre più Stati saranno spinti ad adottare nuove leggi in difesa dell’ambiente, man mano che le conseguenze dell’inquinamento si faranno sentire. Quindi settori redditizi, come quello della plastica o dei combustibili fossili, potranno essere abbattuti in poco tempo da nuove leggi che ne limiteranno l’utilizzo o ne aumentano i costi attraverso la politica fiscale. In questo contesto, le aziende già avviate verso la sostenibilità godranno di un notevole vantaggio.
I reali pericoli dell’inquinamento
Larry Fink smentisce quelli che negano la reale rilevanza dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento. Secondo il CEO di BlackRock, infatti, i problemi ambientali potrebbero essere la causa della prossima grande crisi economica globale, dopo quella dei mutui subprime del 2008. Infatti, nei prossimi decenni, i terreni coltivabili continueranno a ridursi, portando ad un complessivo aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e del foraggio per il bestiame. Questo danneggerà in particolare i paesi in via di sviluppo, meno incentrati sul settore terziario. I problemi ambientali, secondo Fink, potrebbero perfino portare alla più grave crisi economica della Storia.