Lo scorso martedì 18 febbraio Michael Bloomberg, presidente e cofondatore di Bloomberg LP, compagnia di informazione finanziaria e mediatica, ha dichiarato nel corso della sua campagna elettorale di essere pronto a vendere la società in caso di vittoria delle elezioni presidenziali americane previste per il 2020.
Con questa dichiarazione Bloomberg intende evidenziare la propria etica, in contrasto con il comportamento tenuto dal rivale Donald Trump che, a suo tempo, non aveva ceduto totalmente la gestione della Trump Organization, la sua compagnia immobiliare e di branding, ma si era invece limitato a conferire formalmente il business ad un fondo fiduciario in capo ai figli, rimanendone così indirettamente a capo.
Ciò aveva alimentato dubbi e suscitato critiche sul fatto che egli potesse aver approfittato della sua presidenza e della sua fama per i propri interessi commerciali, ad esempio prenotando a fini istituzionali alloggi nei propri hotel a Washington o in altre sue proprietà. In particolare, i Democratici al Congresso avevano accusato Trump di aver accettato pagamenti disposti da governi stranieri a favore di alcuni suoi hotel e golf resort, ipotizzando così una violazione della clausola sugli emolumenti della Costituzione statunitense, che vieta tali tipi di transazione.
Nonostante ciò, la Casa Bianca ha sostenuto in tribunale che i soggiorni negli hotel del Presidente non costituivano una violazione della normativa ed una corte di appello ha recentemente confermato tale posizione, respingendo un’azione legale promossa dalla Camera dei Democratici in quanto ritenuta priva di fondamento.
La dichiarazione di Michael Bloomberg deriva dalla raffica di accuse dei candidati rivali, che sostengono abbia utilizzato i profitti della sua azienda per finanziare la sua campagna pubblicitaria e lo staff elettorale. Il consulente della campagna, Tim O’Brien, ha risposto a tali affermazioni dichiarando espressamente che il percorso di Bloomberg sarà caratterizzato dalla massima trasparenza e che lo stesso candidato – a differenza di Trump – in caso di vittoria elettorale renderà pubblica la propria dichiarazione dei redditi.
Bloomberg si è qualificato per il dibattito delle primarie presidenziali democratiche tenutesi mercoledì 19 febbraio a Las Vegas, dove per la prima volta è apparso sul palco con il resto dei candidati. Le regole per la partecipazione al dibattito del Comitato Nazionale Democratico richiedevano il gradimento del candidato in quattro sondaggi nazionali, da ottenere entro martedì 18. In quella data è stato pubblicato il sondaggio che vedeva Bloomberg al 19% a livello nazionale, dato che lo posizionava al secondo posto dietro al senatore del Vermont Bernie Sanders (al 31%).
Secondo i dati CMAG/Kantar si stima che il miliardario abbia già speso 385 milioni di dollari solo per la TV, la radio e gli annunci: queste ingenti spese sono state al centro delle accuse scagliate verso di lui dai candidati più importanti, insieme ad una precedente controversia dovuta all’aver difeso la pratica del cosiddetto stop and frisk attuata dal Dipartimento di Polizia di New York, città di cui Bloomberg è stato sindaco.
Il candidato apparirà al ballottaggio in 14 stati che terranno i concorsi di nomina il prossimo 3 marzo.
Tim O’Brien ha rispolverato l’ipotesi che l’azienda venga messa in un fondo fiduciario blind-trust o direttamente venduta in caso di vittoria delle elezioni, così come aveva affermato lo stesso Bloomberg in una conferenza del 2018, quando aveva annunciato la sua corsa alla presidenza USA.
Sulla base della valutazione di 27 miliardi di dollari per Refinitiv Holdings Ltd., braccio dati di Thomson-Reuters, venduta ad agosto 2019 alla London Stock Exchange Group PLC, l’agenzia Burton-Taylor International Consulting ha stimato la valutazione di Bloomberg LP fino a 60 miliardi di dollari. La lista dei possibili acquirenti potrebbe includere le Borse, i consorzi finanziari e le grandi piattaforme tecnologiche.
Gli analisti stimano che nel 2019 l’azienda abbia raggiunto circa 10,5 miliardi di dollari di fatturato, con un incremento del 5,7% rispetto all’anno precedente, fornendo servizi di comunicazione e informazioni a circa 325 mila clienti, ognuno dei quali paga un prezzo fisso medio di 24.000 dollari l’anno.
Forbes stima che il patrimonio personale netto di Michael Bloomberg si aggiri intorno ai 54 miliardi di dollari: il magnate possiede circa il 90% della società che ha cofondato nel 1981.