Il 23 luglio Boris Johnson, l’eccentrico e biondo politico inglese conservatore che ha costruito le sue fortune cavalcando e alimentando l’antieuropeismo in Inghilterra, è diventato il nuovo primo ministro del Regno Unito. La sua immediata sfida sarà traghettare il Paese al di fuori dell’impasse della Brexit che la sua predecessora Theresa May non è riuscita a domare. Johnson si è imposto sul suo rivale per le leadership dei Tories, cioè l’ex ministro degli esteri Hunt, ponendo come punto fermo l’attuazione della Brexit entro il 31 Ottobre anche in caso di dover uscire dall’unione europea con un no deal.
Secondo il più recente report del FMI sull’economia mondiale, proprio una Brexit no deal costituirebbe una delle principali minacce alla crescita economica globale di quest’anno. Oltre alla Brexit le principali minacce indicate sono: la guerra tariffaria tra Cina e Stati Uniti e le tariffe americane sul mercato delle auto, le tribolazioni economiche di Turchia e Argentina, i bassi tassi di inflazione in paesi sviluppati e in via di sviluppo, le tensioni nel golfo persico.
Questi elementi, secondo il FMI, porteranno a una diminuzione della fiducia degli investitori e conseguentemente alla diminuzione dei flussi di capitali internazionali, andando a diminuire la crescita economica globale. Inoltre, il Fondo sottolinea gli effetti depressivi delle recenti misure protezionistiche che si stanno diffondendo a livello globale e il possibile venir meno del libero mercato tra UK e EU. Per invertire la rotta è necessario consolidare trattati ed aree di libero scambio, come quelle tra EU, Canada, Messico e UK. Inoltre, la diminuzione della crescita economica e contemporaneamente la diminuzione dei tassi di inflazione hanno determinato, secondo il FMI, l’emergere di un rischio di disinflazione.
Il recente Update del World Economic Outlook indica una previsione di crescita globale per il 2019 del 3.2%, il più basso tasso di crescita dell’ultima decade, diminuendo dello 0.1% la sua precedente previsione di aprile. Per il 2020 la crescita prevista è del 3.5%. Se andiamo ad osservare le performance dei singoli paesi la crescita prevista per gli Stati Uniti è del 2.6% nel 2019 e del 1.9% nel 2020. Per l’Unione Europea, del 1.3% nel 2019 e del 1.6% nel 2020. Mentre l’economia cinese dovrebbe crescere del 6,2% nel 2019 e del 6,0% nel 2020, un calo di 0,1 punti percentuali ogni anno rispetto alla precedente previsione.
L’FMI ha in particolare ridotto le sue previsioni di crescita per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo portandole al 4,1% nel 2019 e al 4,7% nel 2020. I tagli delle previsioni riguardano soprattutto l’America Latina e i Caraibi, in cui spiccano le performance negative di Brasile, Messico e Argentina. Inoltre, nel 2019 l’economia del Venezuela dovrebbe ridursi di circa il 35%.