Chick-fil-A è una delle catene di pollo fritto più famose d’America. Nata nel 1946 con il nome di Dwarf Grill, la proprietà decise di cambiarne il nome 15 anni dopo, grazie all’enorme successo riscosso dalle vendite di pollo fritto.
Le controversie con le associazioni LGBT
Nel 2019 la catena conta oltre 2.000 stores. Chick-fil-A, tuttavia ha anche dovuto affrontare numerose importanti controversie con le associazioni LGBT. Sono state proprio le accuse rivolte dalla comunità LGBT ad aver portato la società a prendere una decisione drastica circa le donazioni benefiche fatte dalla propria fondazione.
La risposta di Chick-fil-A
Chick-fil-A ha bloccato le donazioni a 2 dei suoi principali beneficiari, accusati dalla comunità LGBT di avere posizioni politiche reazionarie e bigotte. Queste, la Salvation Army e la Fellowship of Christian Athletes (FCA), sono in effetti entrambe dichiaratamente schierate contro l’accettazione sociale dell’omosessualità ed il riconoscimento di diritti politici come il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Lo stesso application form dei dipendenti della FCA riporta la frase <<rapporti sessuali al di fuori del matrimonio e omosessualità non rappresentano stili di vita alternativi secondo le parole del Signore>>.
Tutto questo avviene esattamente a distanza di un anno dalle rilevanti donazioni fatte alle due associazioni da parte di Chick-fil-A, $1,65 milioni per la FCA e $115.000 per la Salvation Army.
La nuova linea della società
La decisione sembra piuttosto chiara: lavorare solo con organizzazioni focalizzate su formazione, fame e senzatetto. Eppure, stando alle parole del CEO di Chick-fil-A, Tim Tassopoulus, la porta sarebbe ancora aperta ad eventuali donazioni verso associazioni con visioni anti-LGBT.
Le dichiarazioni degli executives della company non hanno mancato di fare scalpore negli anni. Un fu nel 2012, quando il CEO Dan Cathy affermò che la società supporta “la definizione biblica di nucleo familiare“.
Il futuro
Nel 2019 la società con sede in Georgia si avvia all’espansione in zone senza dubbio più liberali, quali New York City. Una gestione privata che ha generato oltre $9 miliardi di vendite nel 2017 e oltre $10,5 miliardi nel 2018, numeri importanti che non giustificano l’assenza di una policy che garantisca sicurezza sul posto di lavoro alle migliaia di lavoratori LGBT. Un brand associato alla negazione della Diversity che sarà difficile ripulire con una semplice dichiarazione di stop alle donazioni a due associazioni anti-LGBT particolarmente estremiste.