Apple ha fatto sapere che, a causa delle problematiche sorte in seguito alla scoperta e alla diffusione del coronavirus di Wuhan, sarà molto arduo, per non dire impossibile, raggiungere gli obiettivi trimestrali che erano stati precedentemente posti.
Durante i mesi di gennaio, febbraio e marzo, la multinazionale della Mela aveva previsto entrate pari a 63-67 miliardi di dollari americani; tuttavia ora sembra che queste previsioni non verranno soddisfatte, suscitando così la delusione degli investitori ed un conseguente calo istantaneo del titolo sui mercati azionari.
La ripercussione borsistica di tale affermazione non è stata eccessivamente incisiva: le azioni della Apple hanno subito una riduzione del valore pari al 3% o 10 USD, certamente non il peggiore degli scenari possibili. Ciò nonostante, il fatto che una delle aziende più grandi del mondo abbia dovuto ricalibrare i propri piani per il futuro a causa degli effetti condotti dal coronavirus cinese, dimostra chiaramente che la questione non riguarda solamente il “Regno di Mezzo”, ma concerne la società mondiale nella sua interezza, che rischia di subire un pesante impatto economico dovuto all’isolamento dei mercati asiatici, i quali ricoprono un ruolo di prim’ordine nelle politiche di import/export di numerosi paesi occidentali e non.
Anche il Fondo Monetario Internazionale, tramite la propria direttrice operativa Kristalina Georgieva, ha espresso preoccupazione, sostenendo però che attualmente è ancora molto difficile valutare gli effetti della suddetta epidemia sull’economia globale e stimando una diminuzione della crescita del PIL mondiale di 0.1-0.2 punti percentuale.
I settori maggiormente turbati sono quelli del lusso e dell’automobile, per i quali la Cina è al contempo un importante fornitore di materiali e manodopera ed il più grande bacino di utenza. Gruppi come Burberry e Kering, proprietari di illustri maison quali Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga, hanno già annunciato che gli eventi correnti hanno portato ad una significativa riduzione delle vendite, in particolare nella zona continentale dello stato cinese. Anche Disney ha messo in guardia gli investitori: la chiusura dei parchi divertimenti di Shangai e Hong Kong può portare alla perdita di 280 milioni di dollari a bimestre. Non sono da meno i mercati: la maggior parte tende a chiudere in rosso anche se sollecitati dalle banche.
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