Lo scoppio dell’epidemia del coronavirus in Cina, oltre alla perdita di vite umane, causerà danni economici non da poco all’economia di Pechino. Inoltre, la paralisi del Dragone Rosso avrà un impatto significativo su alcuni settori a livello globale, in particolare lusso e turismo. Il governo cinese ha vietato a tutti di entrare o uscire dal territorio nazionale, quasi del tutto bloccate importazioni ed esportazioni. Con Wuhan paralizzata ed il numero di infetti che continua a salire la Cina potrebbe impiegare anni a riprendersi da questo colpo. A complicare il quadro, inoltre, l’accordo di tregua commerciale firmato con gli Stati Uniti, che Pechino farà fatica a rispettare.
L’entità della crisi
Più di 4,000 casi di infetti accertati in Cina e più di 100 morti al 28 gennaio 2020. L’epicentro dell’epidemia è Whuan, una delle più importanti città del Paese e cuore tecnologico della Repubblica Popolare. Solo questa città conta circa 11 milioni di abitanti.
Il coronavirus cinese è un virus molto contagioso, oltre che pericoloso. Questo attacca i polmoni e può essere trasmesso per via aerea. Il governo di Pechino ha messo in atto misure molto dure per contrastare l’epidemia. Innanzitutto, sono state bloccate importazioni ed esportazioni, non sarà nemmeno possibile lasciare la Cina o entrare senza speciali autorizzazioni. Diversi governi tuttavia, fra cui quello italiano, si stanno accordando con Pechino per creare un corridoio aereo al fine di far rimpatriare i loro cittadini. Nel Paese sono stati soppressi tutti i voli ed è stato bloccato quasi per intero il trasporto pubblico.
L’impatto economico
L’epidemia del coronavirus nel breve termine rappresenterà un dramma per l’economia cinese ed un problema per quella globale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale è presto per fare stime precise ma appare chiaro che gli effetti saranno gravi. Nell’immediato il danno peggiore è stato subito dalle compagnie aeree che operano nel territorio cinese. Quella di bandiera, Air China, ha perso il 16% del suo valore alla Borsa di Shangai.
Il lusso
In diverse città della Cina tutti i negozi sono chiusi, in alcuni casi per ordine del governo ed in altri per timore del contagio. Questo rappresenta un notevole danno per il settore del lusso, infatti i cittadini cinesi rappresentano circa il 33% della domanda globale. La chiusura dei negozi, assieme al divieto di uscire dal Paese, causerà un calo non indifferente degli acquisti per il 2020.
Secondo UBS, multinazionale svizzera che offre servizi finanziari, le aziende di lusso più esposte al rischio con l’epidemia cinese sono Swatch, Richemont e Prada. Di contro quelle più al sicuro, secondo gli analisti della società con sede a Zurigo, sarebbero LVMH, Kering ed Hermés.
Il turismo
L’epidemia è scoppiata in un pessimo periodo per il turismo della Repubblica Popolare. Infatti, il 25 gennaio si è svolto il Capodanno Cinese, l’occasione che di solito attrae più visitatori nel Paese, con una media di 400 milioni ogni anno. Il settore, comunque, soffrirà in tutto il mondo. I turisti cinesi, infatti, rappresentano circa il 43% di tutti quelli che ogni anno partono in viaggio all’estero per vacanza.
Chi ci sta guadagnando
L’unico settore a trarre profitto dall’epidemia cinese è quello sanitario. In particolare, sono volati in Borsa i titoli delle società in grado di creare un vaccino per il coronavirus, che già stavano, per altri motivi, studiando specie simili a quella cinese. La più vicina a creare un vaccino efficace è Vir Biotechnologies, con sede a San Francisco negli Stati Uniti, che ha registrato un +97% da inizio 2020. Sempre per la possibilità che riescano a creare un vaccino, spiccano anche i risultati di Inovio (+61%), Novarax (+113% ma partendo da un valore molto basso rispetto alle altre) e Moderna (+16%).