Il Coronavirus continua a creare problemi nell’economia cinese, e gli effetti si riflettono sui mercati di tutto il mondo nei modi più disparati. Le compagnie aeree ed energetiche e le multinazionali attive in Cina sono alcune delle realtà che stanno subendo le perdite più ingenti: un esempio è Starbucks, che ha dovuto chiudere metà dei negozi del Paese, che è tra quelli in cui è più in crescita. Ma c’è anche chi sta guadagnando da questa crisi.
Borse in caduta libera
Le borse in Cina, quelle di Shanghai e Shenzhen, hanno finalmente riaperto dopo le festività del capodanno cinese. Entrambe segnano grandi perdite: in totale sono stati bruciati 420 miliardi di dollari di capitalizzazione, con Shanghai che si è ridotta del 7.72% e Shenzhen del 8.41%. Ad accusare il colpo è anche la borsa giapponese, con il Nikkei in negativo dell’1.41% nel primo giorno di scambi della settimana.
La manovra della Banca Centrale cinese
Per far fronte a questa situazione e proteggere l’economia, la Pboc, la banca centrale cinese, ha messo in atto misure volte a sostenere la liquidità dei mercati. Sono stati immessi nel sistema 150 miliardi di yuan (cioè €19.3 mld) sotto forma di repo (pronti contro termine).
In sintesi questi contratti, detti anche repurchase agreements, stabiliscono la vendita di un asset tra due parti, con l’obbligo di riacquisto (anche ad un prezzo differente). Le banche centrali appunto utilizzano i repo come strumento di politica monetaria. Se una banca centrale vuole fare una politica espansiva, quindi aumentare la liquidità, compra i titoli dalle banche e li rivende a scadenza ad un prezzo più basso.
Per approfondire questo argomento, abbiamo creato un percorso interamente dedicato alle Banche Centrali e alla politica monetaria.
Cala la domanda di petrolio
Visto il rallentamento dell’intera economia cinese, anche il mercato del petrolio sta subendo delle conseguenze. La frenata ha causato uno shock record della domanda di greggio, il più grande dalla crisi del 2008. La richiesta dal Paese asiatico (il più grande al mondo per popolazione) è crollata del 20%, riducendosi di circa 3 milioni di barili al giorno.
Coronavirus e birra Corona
Un’analisi degli andamenti delle ricerche su Google lascia intendere che molte persone stanno associando il Coronaviru alla birra Corona. Sebbene non siano stati riportati cali nelle vendite, i produttori della Corona non saranno contenti di sapere che le ricerche attraverso Google di “Corona beer virus” e simili sono alle stelle. Gli altri termini che stanno subendo un incremento nelle ricerche, dal 18/01, sono “beer virus” e “beer coronavirus”:
Intanto il titolo in borsa di Constellation Brands, produttore della Corona, è in leggero calo, segnando un -3%.
Il nome ufficiale del virus è 2019-nCoV, mentre quello utilizzato più comunemente dipende dal fatto che la sua forma ricorda appunto una corona: blabla
Boom in borsa per i produttori di mascherine
Tra le aziende che stanno traendo profitto dalla crisi, la giapponese Kawamoto, produttrice di mascherine protettive, è quella che ha registrato il maggiore incremento in borsa, con il titolo che ha praticamente raddoppiato il proprio valore dalla fine di gennaio ad oggi.
In generale la richiesta e produzione di mascherine è aumentata in tutto il mondo e la Cina ha spiegato che ne ha un urgente bisogno.
Delle aziende che stanno guadagnando dalla ricerca in vaccini ne abbiamo parlato nel precedente articolo del 28/01 sulle conseguenze economiche del coronavirus