Dopo il decreto firmato l’8 marzo 2020 dal presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, il 9 marzo le aziende chiuse per l’emergenza coronavirus possono riattivare la produzione. Questo vale in modo indiscriminato per tutti i settori. La misura del governo permette alle imprese delle zone a rischio di tornare a lavoro a condizione che rispettino delle rigide norme sanitarie. Diventa obbligatorio per le aziende fornirsi di apparecchi per misurare la febbre, imporre ai dipendenti una distanza di sicurezza di almeno un metro, porre limitazioni all’accesso nelle aree relax e nelle mense, l’utilizzo di mascherine, guanti ed occhiali protettivi.
La risposta delle imprese
Più della metà delle aziende obbligate alla chiusura sono riuscite in un solo giorno ad organizzarsi per far ripartire il lavoro rispettando le nuove norme. Secondo quanto dichiarano diversi rappresentanti di imprese che hanno riaperto, intervistati dal Sole 24 Ore, la produzione già nel primo giorno sarebbe quasi a pieno ritmo, pur con le ingombranti regole da rispettare. Roberto Crippa, vicepresidente della Technoprobe, ha parlato di <<disciplina quasi militare>>. La responsabilità nel far rispettare le norme sanitarie è a carico delle imprese, con l’arresto fino a tre mesi dei responsabili in caso di violazioni.
La creazione della zona arancione
Dopo la zona rossa con il nuovo decreto è stata istituita anche una zona arancione. Questa comprende tutta la Lombardia più 14 province sparse fra Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Marche. Dalla zona arancione, a differenza di come è avvenuto nei comuni della zona rossa, è possibile uscire ma solo in caso di esigenze lavorative o di salute.
Gli approvvigionamenti alimentari
Nei giorni successivi all’inizio dell’emergenza sanitaria in Italia si è verificato un picco di acquisti di prodotti alimentari nei supermercati. Le persone hanno pensato a fare scorta nel caso in cui nel futuro ci fossero problemi anche nella produzione di cibo. Su questo, però, Coldiretti e Confcommercio rassicurano sul fatto che non c’è nessun problema riguardo tale aspetto. La produzione di beni alimentari nella Penisola va avanti senza problemi, con le zone rurali poco colpite dal coronavirus. Inoltre, sono state poste delle norme sanitarie anche per il trasporto, che renderanno possibile spostare le merci in tutta Italia a ritmi regolari.
Bayer
Riapre anche la sede della multinazionale farmaceutica Bayer in provincia di Milano. L’azienda non vuole perdere tempo, vista l’emergenza che riguarda proprio il suo settore. L’industria farmaceutica tedesca ha comunicato che la sua sede italiana riaprirà e la produzione sarà attiva sette giorni su sette e 24 ore al giorno. I membri dell’amministrazione sono tutti in smart working, nella struttura sarà presente solo il personale strettamente necessario.